In questi giorni viene facile porsi la domanda su chi potrà essere il prossimo allenatore del Napoli, la situazione in casa azzurra è complicata e la sensazione è che al netto della rosa, per risollevare questa squadra serva una figura di livello seduta in panchina.

Il calcio è in continuo movimento, e adattarsi ed evolversi è l’unico modo per sopravvivere in un contesto spietato, in cui puoi essere stato grande, ma in un attimo tornare con i piedi per terra, e se De Laurentiis intende tornare protagonista sui grandi palcoscenici nazionali e non, serve che dia una scossa allo scoccare della prossima stagione, andando a ricercare tecnici con idee innovative, comunicatori dentro e fuori lo spogliatoio, ma soprattutto incoscienti, quella incoscienza che fa andare dritto per il proprio percorso, convinti del proprio sapere, anche passando per qualche intoppo, d’altronde Spalletti, è dovuto passare dal 3-2 di Empoli per arrivare alla notte del 4 maggio.

Tanti i profili, chi più e chi meno realistico, sicuramente però il tipo di impostazione dovrà rispettare dei determinati standard per tornare ad essere competitivi ad altissimi livelli, tra i nomi che rispondono a queste caratteristiche, troviamo sicuramente l’attuale allenatore del Bayer Leverkusen:

Due europei, un Mondiale, due Champions League, due Supercoppe europee, quattro campionati nazionali, un palmares ricchissimo, che quasi però non rende del tutto omaggio a una delle menti più geniali passate per il calcio europeo e mondiale, che come calciatore prima, ed allenatore poi, ha lasciato e sta lasciando un’eredità molto più significativa di qualsiasi altro trofeo si possa ottenere. Nasce a Tolosa (Spagna) il 25 novembre 1981, il suo nome è Xabier Alonso Olano, noto più semplicemente al grande pubblico, come Xabi Alonso.

La sua storia

La sua storia, a giudicare dal contesto familiare e dalle influenze avute in giovane età, non poteva che andare verso questa direzione; cresce a Barcellona, per poi trasferirsi a San Sebastián, dove inizierà a muovere i suoi primi passi nel mondo del calcio, e conoscerà un attuale collega nonché grande ex centrocampista dell’Arsenal, Mikel Arteta. In precedenza si è parlato di contesto familiare, proprio perché la famiglia Alonso ha una tradizione di vecchia data nel mondo del calcio, il padre è un ex calciatore del Barcellona e Real Sociedad (dove vinse due campionati), squadra in cui ha militato anche il fratello maggiore di Xabi, Mikel, mentre l’altro fratello, Jon, è arbitro. 

La storia di Xabi Alonso prima di appendere gli scarpini al chiodo, la conosciamo, leggenda in nazionale, e simbolo dei club in cui ha militato, padre fondatore del mezzo tocco, migliorato ancor di più sotto la guida di un connazionale, Pep Guardiola, al Bayern Monaco.

Ma è infatti sulla seconda parte della carriera, quella in panchina, su cui ci soffermeremo per analizzare gli aspetti che stanno portando questo allenatore e il suo Bayer Leverkusen, a raggiungere vette che sembravano improbabili nel breve periodo.

La carriera da allenatore

Il primo giugno 2018, gli viene conferita la carica di allenatore UEFA, in una classe con Raul, Xavi e Valdes tra gli altri. Il 29 agosto entra a far parte dello staff del Real Madrid come allenatore della selezione Infantil A, un anno dopo passa ad allenare la squadra B della Real Sociedad, squadra che lui conosce bene e al quale è particolarmente legato grazie al suo passato. È il 5 ottobre 2022, il Bayer Leverkusen è penultimo in Bundesliga con 5 punti in 8 giornate, e due sconfitte su tre uscite in Champions League, e così dopo l’esonero di Seoane, ecco la firma fino al 30 giugno 2024 di Xabi Alonso. La stagione verrà chiusa con il Bayer Leverkusen sesto in campionato, terzo nel girone di Champions con 5 punti, e semifinalista in Europa League (persa poi contro la Roma).

Il suo Leverkusen in vetta alla Bundesliga

Ma a impressionare è come non solo abbia avuto continuità nell’attuale stagione, ma sia addirittura andato a migliorare il rendimento della squadra, che quest’oggi è prima in Bundesliga (+4 sul Bayern Monaco), con un attacco che conta 59 gol in 18 partite, con 14 gol subiti (2.8 fatti di media, 0.8 subiti) ed un dominio territoriale testimoniato dal 60% di possesso palla. In Europa League la squadra è imbattuta con 6 su 6, 19 gol fatti e appena 3 subiti.

Xabi Alonso è un allenatore ossessionato. Ad ogni allenamento, vuole sempre di più, se vede che sei spento cerca rapidamente di accenderti, in modo che tu possa concentrarti su quello che succede in allenamento. Penso sia un allenatore con grande potenziale, ha appena iniziato ma credo abbia grande futuro, e qui lo sta facendo capire a tutti

Exequiel Palacios

La comunicazione per un allenatore fa tanto, e a detta di diversi giocatori del Bayer Leverkusen, Xabi Alonso è un maestro nel trasmettere le proprie idee e comunicare ai giocatori quello che vuole si veda in campo, lo aiuta certamente un passato da allenatore in campo, un centrocampista importante palla al piede tanto quanto senza palla, le sue squadre infatti si muovevano e alzavano o abbassavano il ritmo a seconda delle sue indicazioni, inoltre ad agevolarlo è l’uso costante della lingua, infatti sin da subito ha tenuto conferenze ed interviste in tedesco.

Tatticamente la sua squadra si può riassumere in pochi concetti: continuo movimento con e senza palla di ogni giocatore di movimento; occupazione degli spazi e grande libertà lasciata ai trequartisti nella costruzione, oltre ad un costante pressing una volta persa palla con un grande lavoro sulle preventive.

Il modulo maggiormente utilizzato da Xabi Alonso è il 3421, dal punto di vista difensivo questo sistema ha portato equilibrio in copertura, questo perché i compiti vengono divisi equamente, i tre centrali difensivi e i due centrocampisti centrali si abbassano in preventiva, formando densità con cinque giocatori in ripiego, mentre cinque saranno anche i giocatori che si occupano della fase offensiva, i due esterni (Grimaldo e Friempong) e il tridente offensivo, equilibrio che ha portato dai 2 gol subiti di media agli 0.8 attuali.

Uno degli aspetti sicuramente più importanti e innovativi portati dallo spagnolo riguarda l’uso degli esterni di centrocampo, in fase di costruzione infatti Grimaldo non va a occupare la metà campo ma si abbassa trasformando la squadra in un 424, con una perfetta asimmetria con l’esterno destro, Friempong infatti si alza con gli stessi tempi con cui a sinistra si abbassa l’ex Benfica.

Questo per due motivi in particolare: in primis la formazione di triangoli in fase di costruzione dal basso, con Grimaldo basso si vanno a formare infatti tre triangoli, il primo a sinistra tra lo spagnolo, Hincapié e Palacios, il secondo a destra tra Kossounou, Xhaka e Tah, ed il terzo centrale tra i due centrocampisti e Tah, questo ovviamente fa si che il pressing avversario non dia particolari problemi con la tecnica della combinazione col terzo uomo, soluzione ampiamente studiata da Guardiola con il City, e riproposta proprio da Xabi, riprendendo uno dei fondamentali del calcio di uno dei suoi allenatori. 

La differenza di compiti tra Grimaldo e Friempong è evidenziata dagli oltre 20 tocchi di differenza tra i due, 77 per lo spagnolo, 55 per l’esterno destro che alto a destra permette la superiorità da quel lato, costringendo gli avversari ad un 1 vs 2 con Hofmann che si accentra in transizione al fianco di Boniface.

Grimaldo:

Friempong:

Altra soluzione offensiva è allargare il campo grazie ai rombi formati sugli esterni, lavoro che richiede minuzia nei tempi e nei movimenti vista la velocità di palla e l’altezza della squadra in fase di possesso, il sistema prevede l’arretrare di Tah in posizione centrale, e al contempo l’avanzata dei due braccetti (Kossounou e Hincapié), a questo punto le due mezzali si allargano con Wirtz e Hofmann ad arretrare per favorire le linee di passaggio. Questo sistema permette di passare dalla fase di pressione passiva a quella attiva, il tutto palla al piede, ingabbiando in un torello su ambo le fasce gli avversari che uscendo a vuoto (trovandosi in inferiorità numerica) liberano spazio per l’azione offensiva.

Ulteriore soluzione in fase difensiva è il 3+2 in fase di non possesso, pressando la costruzione dal basso avversaria, ma non squilibrando la squadra, questo perché gli esterni questa volta si abbassano entrambi formando una linea a cinque, allo stesso tempo Xhaka e Palacios si alzano con Hofmann e Wirtz che stringono alle spalle di Boniface, si va così a formare per l’appunto un sistema da 2 (centrocampisti)+3 (attaccanti) che escono sugli avversari. 

A quel punto è naturale per la squadra avversaria girare sull’esterno, ed è lì la funzione dei quinti di difesa, infatti a quel punto Grimaldo o Friempong (a seconda dell’uscita avversaria) salgono e insieme ai giocatori sulla metà campo sinistra o quella destra, formano un ulteriore triangolo, da cui solitamente l’avversario è costretto all’uno vs tre.

Un calcio basato sulle triangolazioni, sul movimento continuo con e senza palla, con la convinzione costante che tutti possono essere tutto, e niente è precluso, il difensore centrale può andare ad impostare e Wirtz può fare la fase difensiva, in un sistema in cui però non deve mai mancare l’intensità e la rapidità di pensiero, fondamentale quando si parla di movimenti così rapidi in così poco spazio.

Il mantra comunque è e rimane la superiorità numerica, creata in ogni zona del campo, in fase offensiva e difensiva, e la costante asimmetria da un esterno all’altro, con sali/scendi che stanno contribuendo a rendere grande questo Leverkusen, con un concetto chiaro, nel calcio di oggi si può e si deve rischiare, ma il rischio necessita di competenza e grande applicazione e minuziosità nella cura dei dettagli, provando e riprovando in allenamento le diverse soluzioni, perché il calcio non è semplice, e non è un caso che chi afferma il contrario di rischio ne conosca e ne metta in mostra ben poco.