Il Napoli esce dallo Stadium con 0 punti. Meritatamente, sia chiaro. Buon solito primo tempo degli uomini di Mazzarri ma che non riescono a segnare nonostante due clamorose palle gol capitate sui piedi di Kvaratskhelia e del capitano Di Lorenzo.

Se non segni, paghi. Soprattutto nei big match. E quindi il solito copione del secondo tempo. Gli azzurri perdono terreno e partita per colpa del gol di Gatti, facendo per tutti i 45 minuti restanti il solletico alla difesa juventina.

Gatti, e chi se non lui? Il più "cattivo" dei 22 in campo che segna per la seconda volta di fila regalando punti e primato agli uomini di Allegri. A dimostrazione che in alcuni frangenti non si gioca solo con tecnica e tattica, ma anche con istinto e fame. Peculiarità che oggi mancano ai campioni in carica. Lo si vede nel modo di correre, dai reparti slegati, dalla voglia di azzannare l'avversario in difficoltà. Nulla di tutto questo. E poi il solito declino al primo evento negativo.

Queste sono le evidenti conseguenze di scelte estive sbagliate, che inevitabilmente accompagnano per tutto l'anno. Calciatori svuotati (o meglio, colmi di scudetto) che non sono stati ceduti nemmeno di fronte a offerte folli. E la scelta infelice di un allenatore arrivato dopo alcuni rifiuti.

Chiaro che era molto difficile, soprattutto per chi, come il Napoli, vive questa condizione per la prima volta nella storia della gestione De Laurentiis.

Il Napoli è condannato alla rivoluzione perpetua

Rimarcare sempre questi concetti è ormai diventato deleterio. Il Napoli deve ragionare sempre con la politica che l'ha reso per quel che è. Sia in entrata (e lo ha fatto, che piaccia o no), sia in uscita (non l'ha fatto, ma doveva). E con coraggio scegliendo l'allenatore che dovrà guidare il nuovo corso: giovane e innovativo.

Ad esempio giudicare oggi Natan, entrato in questo contesto complicatissimo, è semplicemente un'arma stucchevole per chi vuole avere ragione a tutti i costi. Così come per Cajuste. Ma che non si tocchi Lindstrom, accolto da tutti con gli applausi del caso, ma ad oggi il peggiore di tutti nonostante sia stato quello più pagato (28 milioni di euro).

Il Napoli, come tutti i club non abituati, ha davanti a sé una sola strada. Quella della continua ricerca della rivoluzione. Sempre, continua, perpetua. Se molti credono che Napoli sia di passaggio nelle loro vite da calciatori, rendiamo loro la strada da intraprendere più facile. Ne beneficeranno tutti.

Il Napoli oggi non è inferiore a quello di Gattuso o a quello di Ancelotti. Nemmeno al primo Spalletti. Eppure crea molto di meno, segno che le difficoltà sono ben altre rispetto a quelle più inflazionate dalla sera di Napoli - Lazio in poi.

L'importante però è non guardare al passato. Non vorremmo aspettare 50 anni prima del prossimo scudetto.

https://youtu.be/AerX6_bduG0?si=OXdUETS5WEfdd9rI
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