Da qualche ora, la notizia del possibile addio a fine stagione di Luciano Spalletti è diventato l'argomento principe: non possiamo esimerci dall'affrontarlo anche qui, ora, dopo che per primi abbiamo sollevato il tema del futuro del tecnico toscano, che alla vigilia di Udinese - Napoli aveva lanciato qualche indizio circa la possibilità di congedarsi al termine del campionato.

Oggi si fa un gran parlare di clausole, di pec, di insoddisfazione per il progetto: probabilmente, alla base della scelta di Spalletti, che resti o meno, non c'è altro se non valutazioni di natura personale. Che vanno eventualmente rispettate, non andando ad intaccare l'immagine di un uomo che ha dedicato a questo Napoli anima e corpo per due anni.

Dicevamo, la notizia impazza: e non ci si può esimere dall'ipotizzare una lista di nomi per la successione.

Una premessa: situazione economico finanziaria, patrimonio calcistico e appeal internazionale fanno del Napoli una piazza potenzialmente ambita da qualsiasi tecnico. Anzi, con l'eventuale addio di Spalletti, l'impressione è che possa aprirsi una vera e propria corsa alla panchina azzurra, per raccogliere l'eredità tecnica di questi due anni e innestarsi su un meccanismo ben oleato.

Per questo, non possono ritenersi peregrine le ipotesi ventilate a mezza voce di Jurgen Klopp, Julian Nagelsmann e Antonio Conte; tecnici di prima fascia, da ingaggi sì importanti, ma che, per vicende alterne, potrebbero cercare in una piazza con trend in crescita l'occasione di rilancio di carriere giunte a momenti di stagnazione.

I due tedeschi

Sgombrando il campo dagli equivoci, Klopp e Nagelsmann sarebbero autentici colpi a sorpresa: perché due tra gli allenatori più impattanti sul calcio dell'ultima decade. Klopp sembra essere giunto al termine della sua esperienza scouser; dopo aver portato il club sul tetto del mondo, il progetto Liverpool quest'anno ha avuto una flessione, sancita, forse, dalla clamorosa (per quanto rotonda) eliminazione in Champions League con il Real Madrid negli ottavi di finale. Inutile dire che sarebbe un colpo sensazionale: un allenatore tra i più vincenti della storia, capace di rivoluzionare il calcio europeo e di costruire un'identità alternativa all'allora dominante idea del possesso palla, diventando fautore di quel gegen-pressing che si è rivelato essere il tratto fondamentale del calcio del futuro.

Julian Nagelsmann è invece un vero e proprio enigma: di Klopp è per certi versi l'erede teologico, per personalità e capacità di costruire una identità precisa in pochi anni. Un'enigma perché ha fatto benissimo all'Hoffenheim e al Lipsia, dove, sotto l'egida del modello RedBull, ha costruito una macchina da guerra, con un monte ingaggi bassissimo, capace di lottare in Europa e in Bundes con ampio sfoggio di qualità mista a forza fisica ed intuizioni tattiche.

Un allenatore che rappresenta a pieno la nuova era: statistico, orgogliosamente moderno nell'approccio anche alla preparazione, Nagelsmann ha vinto un titolo col Bayern, lasciando intravedere tra le righe, potenzialità da schiacciasassi. A sorpresa, però, con Champions e Bundes ancora in ballo, è stato cacciato dalla società bavarese; la quale, a dirla tutta, sembra sempre refrattaria nei confronti di chi, senza storia rosso-bianca, è chiamato a guidare la squadra. Successe con Ancelotti, esonerato dopo aver vinto il titolo; successe con Guardiola, che non riuscì a raggiungere mai la finale di Champions League. E quest'anno è accaduto con Nagelsmann, allenatore il cui hype in ascesa mal si conciliava con l'austerità bavarese. Nagelsmann sembrerebbe il principale obiettivo del Chelsea, ma si mormora che abbia rifiutato la proposta, in assenza di garanzie di stabilità del progetto (evidentemente non di solo grana è fatto il mondo dei sogni).

Le suggestioni Conte e Gasperini

Se Klopp e Nagelsmann troverebbero terreno fertile anche rebus sic stantibus , adottando sistemi di gioco già utilizzati dal Napoli di questi anni, per Conte il discorso sarebbe diverso: l'allenatore pugliese, proprio da quel famoso Napoli-Juventus 3-3 che segnò l'inizio della stagione di dominio bianconero sulla Serie A, non ha mai abbandonato il 3-5-2 come sistema di gioco. Ed è evidente che, un tale approccio, rappresenterebbe una rivoluzione copernicana per una squadra che non rinuncia alla difesa a 4 da oltre 10 anni, dai tempi di Mazzarri e dei tre tenori.

Conte, poi, subentrerebbe a Spalletti; così come accadde all'Inter. E la voglia di Italia di Conte, unita con la passione che ha per lui De Laurentiis potrebbero orientare la scelta verso un autentico colpo di teatro.

C'è da dire che, per quanto suggestiva, e meno campata in aria di quanto possa sembrare, l'idea di Conte rappresenterebbe un rischio: l'ex ct della Nazionale, specialmente nelle ultime annate, si è guadagnato il titolo di guastafeste nei rapporti con le proprietà, spesso polemizzando con i propri dirigenti per mercati al di sotto delle sue aspettative. Insomma, un pregresso che non lascia ben sperare in relazione all'approccio che il Napoli di ADL sta adottando in queste ultime annate, sublimato dalla vittoria dello scudetto quest'anno. Inoltre, il suo progetto tecnico sembra essere agli antipodi rispetto a quanto costruito nelle ultime annate: questa, più che un'opportunità, rappresenterebbe un rischio, con la possibilità della stessa crisi di rigetto che si è verificata al Tottenham.

Problematiche che, in minima parte, riguarderebbero un altro tecnico da sempre apprezzato da ADL: quel Giampiero Gasperini, che, alla guida dell'Atalanta, sembra aver lavorato per costruirsi l'immagine di antagonista perfetto del Napoli, alimentando per anni una reciproca antipatia con la piazza, condita anche dell'eloquenza di gesti non encomiabili, che ne condizionerebbero senza alcun dubbio l'eventuale arrivo.

De Zerbi, Benitez e sullo sfondo Luis Enrique

Oggi è spuntato anche il nome evergreen di Rafa Benitez: oramai, buono per ogni stagione, e pure per ogni ruolo, dato che si è ipotizzato anche un ruolo dirigenziale, i continui rimandi al tecnico iberico, oramai da tempo fuori dal grande giro, apprezzato come opinionista internazionale, sembrano più un riflesso condizionato dalla stima reciproca consolidata nel tempo con De Laurentiis e la piazza che un reale interessamento. Peraltro, il rapporto tra i due è stato da sempre molto costante; non è escluso che qualche telefonata ci sia stata, ma non è detto che l'obiettivo del patron possa essere stato quello di riassumere il suo ex allenatore, quanto piuttosto quello di ricercare un parere sulle possibili strategie future del club.

Infine, sullo sfondo restano due allenatori, tra i più apprezzati nel mondo degli appassionati di tattica: Roberto De Zerbi, miglior manager rookie della Premier League, che ha raccolto l'eredità di Potter al Brighton, portandolo ad esprimere il miglior calcio d'Inghilterra. Ex, sarebbe una chiamata sicura, un occasione irrinunciabile ove il Brighton fosse disposto a lasciarlo andare, erede naturale di un calcio di proposta che ha dimostrato di professare con risultati eccezionali.

E, infine, Luis Enrique: l'ex selezionatore della Roja, con in bacheca, tra gli altri, due Liga e una Champions League, è alla ricerca di un progetto intrigante, nel quale potersi calare appieno, dopo la difficile esperienza con la nazionale. S'è fatto il suo nome come eventuale sostituto di Pioli al Milan: certamente, il progetto di ADL potrebbe intrigarlo altrettanto. E' evidente che un suo eventuale arrivo lo investirebbe di responsabilità importanti anche in merito alla costruzione dell'area tecnica; magari con l'arrivo di collaboratori in grado di costruire un settore giovanile all'altezza della prima squadra.

Tante, dunque, le piste da seguire. E altri nomi, seguiranno a cascata. A sensazione, si saprà qualcosa di più nel giro di qualche settimana: è probabile che la scelta sul tecnico faccia slittare anche la decisione sul direttore sportivo, nel solco di quella che pare essere una rivoluzione inaspettata.