Nell‘ultimo anno di Gattuso seduto sulla panchina azzurra il Napoli chiuse il proprio campionato con 77 punti, quinto a -1 dalla zona Champions persa proprio all’ultima giornata contro il Verona (1-1), +45 la differenza reti, con 86 gol fatti (2.2 di media) e 41 subiti (1.1 di media). 40 i punti ottenuti al Maradona in 19 gare (quinta), 12V, 4P e 3S, 50 i gol segnati e 20 subiti. Fuori casa furono 37 punti in 19 gare (quarta), 12V, 1P e 6S, 36 le reti segnate e 21 quelle subite.

Nella stagione successiva, nel primo anno della gestione Spalletti, il Napoli raggiunse l’obiettivo che aveva fallito l’anno precedente, infatti chiuse la stagione in zona Champions al terzo posto, seppur con una media punti molto simile. 79 i punti alla fine, +2 rispetto alla stagione passata, questa volta però la Juventus fa peggio (70 punti) e il Napoli - nonostante una stagione di alti e bassi, soprattutto casalinghi a poche giornate dalla fine - rimase in corsa per la vittoria del campionato (poi vinto a quota 86 punti dal Milan). +43 la differenza reti, 74 gol fatti (1.9 di media) e 31 subiti (0.8 di media). Stagione che vide migliorata la fase difensiva (-0.3 gol subiti) e peggiorata invece quella offensiva (-0.3 gol fatti). In casa però il rendimento non fu dei migliori: 36 punti in 19 partite (quarta), 1.8 i punti di media al Maradona, 11 le vittorie con 3 pareggi e 5 sconfitte, 2 sconfitte in più rispetto all’anno precedente, inoltre furono 37 i gol fatti (1.9 di media) e 16 subiti (0.8 di media). Fuori casa il rendimento migliorò nettamente, sia rispetto a quello casalingo e sia rispetto al rendimento esterno della stagione 2020/21, 43 punti in 19 gare, solo il Milan fece meglio con 46 punti, 13V, 4P e 2S, 37 i gol fatti (2 di media) e 15 subiti (0.7 di media). Rispetto all’ultima stagione di Gattuso quindi il trend si invertì, tanta fatica al Maradona e grandi prestazioni fuori casa.

Il reparto offensivo con Gattuso

Nell’ultima stagione di Gattuso (2020/21) furono 86 i gol realizzati in campionato, 2.3 di media, 7 i gol realizzati dal dischetto (su 8 tentativi), tutti arrivati dai piedi di Insigne, 3 reti arrivarono su punizione, che vanno ad aggiungersi agli altri 19 gol segnati fuori area. Le restanti si distribuirono: 61 realizzazioni all’interno dell’area di rigore e solamente 5 le reti segnate di testa. Dal punto di vista delle occasioni create, 2.7 le occasioni da gol per partita, 1.5 le grandi opportunità mancate, 17 le conclusioni, 6 di queste in porta, 10.2 i dribbling riusciti a partita, 5.8 i calci d’angolo.

Il reparto d’attacco del primo anno di Spalletti

Nella stagione successiva (2021/22) il Napoli chiuse il campionato con 74 gol fatti (1.9 di media), 12 in meno rispetto alla passata stagione, 61 arrivarono nell’area di rigore, 13 le conclusioni vincenti da fuori area, ben 12 i gol di testa, netta crescita rispetto ai 5 dell’anno passato, 10 reti arrivarono dal dischetto (su 14 tentativi). Il dato sui gol di testa è riconducibile all’utilizzo di Osimhen, se con Gattuso il nigeriano aveva giocato 66 min di media e solo 16 da titolare con Spalletti le opportunità aumentano, 74 min di media e 23 partite da titolare, alla fine saranno 14 le reti segnate.

Altra differenza offensiva tra le due stagioni è il rapporto tra le opportunità create/sprecate, il primo anno di Spalletti infatti si concluse con 1.9 occasioni create (-0.8) e 0.9 le grandi opportunità mancate (-0.6), una squadra quindi che crea meno ma più cinica, infatti alla fine raggiungerà comunque una buona media gol (2).

A centrocampo le differenze sono minime nei numeri, entrambe le squadre avevano come obiettivo quello di tenere palla il più possibile (55% di possesso palla nel 2020/21, 58% nel 2021/22), 86% la precisione con oltre il 90% nella propria metà campo e circa 80% nella metà campo avversaria, oltre il 60% la precisione sui lanci lunghi. La vera differenza è negli interpreti e nel tipo di possesso, con Gattuso toccava a Fabian Ruiz gestire e smistare palla a centrocampo (90% di precisione), inoltre le grandi occasioni arrivarono soprattutto dagli esterni offensivi, in particolare Insigne (12) e Lozano (10), simbolo di una ricerca costante degli esterni con i terzini meno coinvolti e con un centrocampo che faceva meno movimento senza palla, più statico. Nella stagione 2021/22 il giocatore chiave del centrocampo a 2 del Napoli diventa Lobotka (94% di precisione) al fianco di Fabian Ruiz che però rispetto all’annata precedente viene liberato dal ruolo di regista e avanzato giocando prevalentemente come mezzala di centrocampo, permettendogli di arrivare più volte al tiro, e infatti chiuderà la stagione con stats offensive in ascesa, 7 le reti segnate, 4 in più rispetto alla stagione precedente. Dal punto di vista delle occasioni create oltre Insigne troviamo Mario Rui e Zielinski, l’idea del calcio di Spalletti si basa molto sulla verticalità e per trovarla fondamentale il trequartista che gioca e si alza tra le linee (Zielinski) e i terzini che entrano in mezzo al campo per scambiare con le mezze ali. Lo scorso anno fu solo imbastita l’idea tattica che oggi si è evoluta e sempre più assomigliante a un calcio europeo con Di Lorenzo e Mario Rui (o Olivera) sempre più protagonisti in zona palla e giocatori in continuo movimento, con e senza palla, rendendo praticamente impossibile per gran parte degli avversari trovare il recupero alto, simbolica in tal senso la frase di Spalletti “Non c’è più un ruolo da rispettare ma uno spazio da attaccare”.

Il reparto difensivo di entrambe le annate

La fase difensiva: Nella stagione 2020/21 sono 41 i gol subiti, 1.1 di media, 14 le porte inviolate, 12 i salvataggi per partita, 10 i recuperi, 2.2 le parate, 10 gli errori che hanno portato al gol avversario, 5 i rigori concessi, altrettanti i gol subiti dagli 11 metri. Il 53% è il dato sui contrasti vinti, 55% a terra e 50% i duelli aerei, 114 i possessi persi di media. Nella stagione successiva (2021/22) i numeri difensivi sono in crescita, grazie anche all’inserimento in pianta stabile di Rrahmani (l’ultima parte della stagione condotta da Gattuso era titolare) per Manolas, 16 le porte inviolate, 0.8 i gol subiti, 2.8 le parate e 5 gli errori che hanno portato al tiro, 3 che hanno portato al gol, 1 gol concesso su rigore. 51% i contrasti vinti, 51% a terra e il 50% nei duelli aerei, 117 i possessi persi. Migliorie dal punto di vista difensivo che partono soprattutto da una gestione diversa della palla, più precisione da parte dei due centrali, soprattutto nel passaggio da Manolas a Rrahmani, con il secondo che l’anno scorso ha chiuso la stagione con il 91% di passaggi riusciti, e infatti sono dimezzati tra le due stagioni gli errori che portano alle occasioni avversarie.

Il confronto con l’attuale stagione

Sono passati pochi mesi dall’ultima giornata della stagione 2021/22 ad oggi, ma sembra passata una vita, la squadra infatti ha avuto una crescita esponenziale, 87% le vittorie (+24%), 2.7 la media punti (+0.6), 0.6 la media dei gol subiti (-0.2) e 65 punti (+18 sulla seconda) a 14 giornate dalla fine. Sembra un miracolo, ma così non è, dietro questi risultati oltre il lavoro di Spalletti iniziato già lo scorso anno c’è la competenza di una dirigenza che ha sostituito delle colonne portanti con apparenti scommesse, che oggi sono diventate certezze della squadra e del campionato, tre i confronti che andremo ad analizzare. Il primo riguarda il difensore centrale, dopo la partenza di Koulibaly e l’arrivo di Kim c’erano tanti dubbi fra i tifosi del Napoli, risolti immediatamente dalle prestazioni del coreano. I numeri dell’attuale centrale del Chelsea con Spalletti dicono 27 partite giocate da titolare, 3 i gol segnati e 3 assist, 73 tocchi di media, 87% la precisione, 90% nella propria metà campo e 81% in quella avversaria, 54% le palle lunghe precise. In difesa 11 le porte inviolate, 1.1 i recuperi, 3.1 i salvataggi e 1 rigore concesso, 60% i contrasti vinti, 63% a terra e 55% di testa, 9 i possessi persi. Le statistiche di Kim (a stagione in corso) contano 23 partite giocate da titolare (su 24), 2 gol e 1 assist, 90 i tocchi a partita, 90% la precisione, 94% nella propria metà e 84% superato il centrocampo, 58% le palle lunghe riuscite. 10 finora le porte inviolate, 0.09 i dribbling subiti, 4 salvataggi, 0 rigori concessi è una percentuale superiore al 60% nei contrasti vinti, sia a terra che di testa. Numeri quindi molto simili, con Kim che addirittura va a migliorare le stats in fase di possesso, toccando quasi 20 palloni in più di media e aumentando la precisione, ancora più clamoroso se pensiamo ai 19 mln pagati per strapparlo al Fenerbahce. Il secondo paragone riguarda il centrocampo, in particolare Fabian e Anguissa, il camerunese non è un nuovo acquisto, ma dopo la partenza per Parigi dello spagnolo è diventato perno inamovibile del centrocampo al fianco di Lobotka. Con lui il Napoli perde in zona realizzativa, soprattutto per le conclusioni da fuori, l’anno scorso furono infatti 13 i gol dalla lunga distanza, questa stagione finora solamente 1, si passa infatti dai 7 gol di Fabian alle 2 reti di Anguissa, il problema però per il Napoli non si crea, già 15 i giocatori arrivati al gol quest’anno (seconda squadra in serie A dopo l’Atalanta). I numeri a centrocampo sono molto simili, gli azzurri però con Anguissa guadagnano in fisicità, 1.3 i possessi vinti in zona offensiva, oltre il 60% di testa. Terzo e ultimo confronto quello tra l’ex capitano del Napoli, Lorenzo Insigne, e il giocatore che insieme ad Osimhen sta stregando tutta Europa, Kvicha Kvaratskhelia. Non era facile sostituire un giocatore come Insigne, 11 gol e 9 assist la scorsa stagione con 2 passaggi chiave di media, numeri importanti, già raggiunti però in questa stagione (ancora in corso) dal georgiano. Sono infatti in campionato 10 gol e 9 assist in 19 partite da titolare, già 6 volte nominato nella squadra della settimana, 5.03 gli xG, 3 i tiri di media, 11 le opportunità create con 1.6 passaggi chiave per partita. Numeri straordinari soprattutto se pensiamo alla cifra pagata per acquistarlo, 10 mln. Giocatore diverso da Insigne, Kvara è più forte fisicamente, spesso infatti è importante nei raddoppi per aiutare la catena di sinistra (Mario Rui e Lobotka), e inoltre è più efficiente nell’uno contro uno, molto spesso facendo giocate che possono risolvere il match, sono infatti 2 i dribbling riusciti di media, il doppio di Insigne, come il doppio è il numero di tentativi di saltare il diretto avversario. Ciò ovviamente comporta una maggiore imprevedibilità sulla fascia sinistra e maggiori soluzioni, infatti Kvara oltre a essere molto bravo tecnicamente è anche un grande passatore, sono circa 21 i passaggi riusciti di media (87%), 15 di essi nella metà campo avversaria (75%). Altra differenza è il ruolo in campo, Insigne molto spesso si accentrava fungendo da regista avanzato, rallentando spesso l'azione (pochi gli uno contro uno) o cercando i tagli dal lato opposto. Il georgiano è utilizzato maggiormente sull'esterno per sfruttare il suo passo e lo strapotere fisico, caratteristiche fondamentali per trovare la verticalità che Spalletti cerca.