"E poi... e poi... ma che ce ne fott' e chell' ch'è succies aropp! Siamo il Napoli, la nostra soddisfazione è questa!"

Bar della provincia napoletana, giovedì d'autunno.

I bar sono, con quelle che furono le biblioteche e le scuole, i luoghi dal più alto contenuto socio-culturale tracciabili sul territorio. Anzi, sono sicuro che un barista sappia del proprio territorio più di quanto ne sappia un'intera biblioteca, ammesso che siate così fortunati da averne una funzionante nel raggio di 20km.

Già, ma perché stiamo parlando di bar e baristi?

Me lo chiedo anch'io. Sarà forse l'incredibile similitudine tra la stesura di un articolo e prendere un caffè al bancone con la testa chinata non abbastanza da dar l'idea di riservatezza che impedirebbe al barista di rivolgerti la parola, ma abbastanza da non vedere ciò che accade intorno a noi. Abbastanza scoperta per dire che quel centrale del Napoli è un ciuccio e quel noto politico un ladro, ma non abbastanza per soffermarsi su quei tre che alle nove del mattino tracannano brandy con la freddezza dei cristalli di ghiaccio che gl'illuminano le iridi e la certezza intrinseca che tra un paio d'ore saranno di nuovo lì. Basterebbe così poco a non lasciare a metà l'impresa più grande di tutte, ad abbattere la superficialità... ma suvvia, tra un paio d'ore non sarai lì e chissene di quei tre, 'sto caffè rimbalza in bocca come il tintinnio d'un orologio e ti ricorda che rischi d'arrivare in ritardo.

Bene, quest'articolo è il mio personalissimo atto d'egoismo. Il mio caffè preso col mignolo alzato in stile British solo per dar nota d'eleganza all'insindacabile.

Amaro, come la vita di chi lascia le cose a metà sino a convincersi che siano positive.

Siamo il Napoli e dal 1977 si torna a casa con l'amaro in bocca

"Lo scippo di Bruxelles"

20 aprile 1977

La storia del Napoli in campo europeo è costellata di grandi serate e di grandi momenti impossibili da ridurre alla sola Coppa UEFA conquistata nel 1989. Momenti e serate però non bastano ad alzare le coppe e un po' per una variabile e un po' per un'altra, tutte le avventure europee degli azzurri son rimaste contrassegnate da bei ricordi, belle sensazioni, grandi emozioni... e nulla di concreto.

Tutto ebbe inizio nella primavera del '77, floreale e fiorita come le speranze di un Napoli finalmente grande in Europa. Superati con gran facilità gli ostacoli Bodo/Glimt, Apoel Nicosia e Slask Wroclaw, si parò dinanzi agli Azzurri di Pesaola un ostacolo apparentemente insormontabile: l'Anderlecht campione in carica nonché rimpinguato di campioni olandesi come Haan e Rensenbrink. Nella semifinale d'andata è 1-0 per il Napoli grazie ad un'insolita fucilata di Bruscolotti e due settimane dopo sembra intenzionato ad offendere più che a speculare sul vantaggio, tanto da ritrovarsi in vantaggio dopo pochi minuti con una rete di Speggiorin... anzi no. L'arbitro Matthewson, noto ubriacone inglese (n.d.r.), decise di annullare quel gol. E poi un altro ancora, con il povero Speggiorin pronto a depositare ancora una volta la sfera in rete fermato da una psicosi del direttore di gara. Quella partita finì 2-0 e fu solo l'inizio d'una serie di imprese parziali e mai compiute intervallate dalla meravigliosa cavalcata di Maradona e compagni nel 1989.

Ricordiamo le seguenti:

  • Parlate con chiunque abbia assistito a Napoli-Real Madrid 1-1 1987-1988. Vi diranno: "Il boato più forte mai sentito allo stadio", "Il miglior primo tempo mai giocato dal Napoli". Sull'1-0, Buyo neutralizza un tiro di Careca che avrebbe pareggiato il 2-0 subito al Bernabeu e dall'altra parte c'è un centravanti che ha l'abitudine di scomparire per poi pugnalarti a freddo, Emilio Butragueno. Per molti, una finale anticipata. All'epoca non esistevano le teste di serie.
  • Ah, il ritorno in Champions, i gol di Cavani, le notti magiche e il passaggio del turno da sfavorita. Tutti motivi legittimi per cui mandare all'aria un 3-1 (che poteva essere 4-1, vero Superbike?) in casa di una squadra in piena crisi.
  • Che dire dell'edizione 2013-14 della Champions League: le vittorie contro i vicecampioni del Borussia Dortmund e l'Arsenal, 12 punti raccolti in un girone molto duro. A 6 minuti dalla qualificazione agli ottavi, il terzino destro di riserva dei tedeschi (in quel momento fermi sull'1-1 a Marsiglia) si inventa una sgroppata in stile Zambrotta contro l'Ucraina a Germania 2006 e l'estremo difensore francese spapera. "Ha segnato Crosscroizz", annunciano. Gelo su Napoli, inutile il raddoppio di Callejòn all'ultimo minuto. Napoli fuori con 12 punti, per un gol di differenza reti. Se rilassate i nervi e concentrate anima e corpo, alle 22:45 nei pressi dello Stadio Maradona, nell'atmosfera sentirete riecheggiare gelide le seguenti parole: "Ma chi cazzo è Crosscroizz?"
  • Sull'abominio che fu l'arbitraggio di Napoli-Dnipro, non spenderò una sola parola. Avevo sette anni e fu in quel momento che cambiai irrimediabilmente il mio modo di vedere il calcio, perdendo la spontaneità di chi pensa che "malafede" sia l'attitudine di un cristiano a non onorare i Comandamenti.
  • Ho visto persone sentirsi male, cascare dalle gradinate e non salir più, a causa del gol di Insigne al Bernabeu. Pochi rimpianti al cospetto di una delle squadre più forti dell'intera storia del calcio: aver messo i brividi ad una corazzata del genere è davvero una mezza impresa.
  • C'è stato un momento, in 98 anni di storia, in cui il Napoli era indicato come principale pretendente alla finale del maggior torneo continentale per club. Il sorteggio dei quarti, dopo l'annichilimento dell'Eintracht con un 5-0 complessivo successivo ad un girone da 22 (VENTIDUE) reti in 6 partite, pone gli azzurri dinanzi ad un quantomai abbordabile Milan. Il tabellone tennistico propone la vincente di Benfica-Inter, quindi niente gite a Madrid o a Manchester. Napoli finalista SI a 2.00, come il City di Guardiola. Kvaratskhelia, al primo minuto del primo round, rivela presagi di sventura divorandosi un gol sulla linea di porta. Il resto lo fanno la linea difensiva azzurra, il signor Istvàn Kovacs e un campo sterrato nel bel mezzo dell'Africa subsahariana, dal quale Victor Osimhen e con lui un po' tutto quel Napoli fiabesco non sarebbero mai più tornati al massimo.

Calzona, siamo il Napoli, portaci una vera impresa!

"Si resetta tutto, ora inizia un nuovo cammino. Non abbiamo paura del Barcellona, noi siamo il Napoli!"

Francesco Calzona, conferenza stampa pre Napoli-Barcellona.

Non prendiamoci in giro, chi prima dello Scudetto dello scorso anno non ripensava al controverso 2017-2018? Naturalmente, l'arrivo di una così grande soddisfazione ha permesso all'immaginario collettivo di dare un senso ai propri sogni, un'immagine, un'effigie segnata dai riccioli di Capitan Di Lorenzo. Basta soddisfazioni a metà, basta selezionare frammenti di quadri che ci vedono sofferenti: noi siamo il Napoli e Napoli può vincere, son tremila anni che vince ogni giorno, avete ancora dubbi che possa farlo dopo la cavalcata dell'anno scorso?

Siamo il Napoli, la squadra delle grandi imprese, sì, ma a metà. E quale miglior momento per trovare il pezzo mancante del puzzle che separa un bel ricordo da un ricordo leggendario, se non la stagione delle grandi delusioni? Quale miglior traghettatore di chi ha perfezionato sia lo psicodramma del 2018 sia la marcia trionfale del 2023?