Hanno logicamente fatto discutere le parole di Ciro Santoriello, uno dei pm dell'inchiesta Prisma, rilasciate durante un convegno risalente alla primavera del 2019, a proposito di plusvalenze, bilanci e Juventus.

Odio la Juventus. Come pubblico ministero sono antijuventino, contro il ladrocinio in campo"

Al di là di ogni interpretazione che si può attribuire a questa dichiarazione. Senza contesto. Senza nessun collegamento causa-effetto. Così, estrapolate giusto per far passare un determinato messaggio. Quello destinato a far più clamore social e, udite udite, a far sbottonare persino il finora abbottonatissimo Ministro dello Sport Andrea Abodi.

https://twitter.com/andreaabodi/status/1622733729171922948

Una battuta evitabile che però non cancella gli atti

Per quanto goliardica o strumentalizzata questa uscita fosse, è giusto dire che Ciro Santoriello avrebbe potuto semplicemente e sinceramente evitarla. Soprattutto all'alba di un'inchiesta destinata a sconquassare il calcio italiano. Avrebbe quindi dovuto pensare fino a dieci prima di lasciarsi andare a questo tipo di commento. Tuttavia, l'uscita del pm non cancella le quattordicimila pagine di atti depositati tra intercettazioni e prove raccolte. Quelle restano e sono un fatto serio, oltre che oggettivo e al di sopra di qualsiasi sospetto di parzialità. Santoriello è il pilone dentro al quale il mondo Juventus cerca di insabbiare le quattordicimila pagine dell’inchiesta Prisma.

Santoriello - è bene ricordarlo - non è l'unico pm dell'inchiesta Prisma: a guidare le indagini con lui, ci sono Mario Bendoni e il procuratore aggiunto Marco Gianoglio, nonché coordinatore del gruppo specializzato di Diritto Penale dell'economia, proprio presso la Procura di Torino. Mettere in cattiva luce Santoriello, accusandolo di essersi comportato da antijuventino e da tifoso del Napoli nella raccolta e nella presentazione delle prove, significa attribuire le stesse cose anche ai suoi colleghi e tutta la Procura di Torino.

A questo, va inoltre ricordato che la Procura di Torino - e quindi i tre pubblici ministeri citati in precedenza - non si è svegliata una mattina con la voglia di intercettare i dirigenti juventini, ma lo ha fatto sotto denuncia della Consob a proposito di movimenti finanziari sospetti. E che i punti di penalizzazione sono effetto della richiesta del Procuratore Federale Giuseppe Chiné che, una volta analizzati gli atti raccolti dalla stessa Procura di Torino, ha ritenuto opportuno richiedere la riapertura del caso plusvalenze secondo l'art. 63 del Codice di Giustizia Sportiva.

Infine, visto che il favoloso mondo juventino ha prontamente colto l'occasione per gridare allo scandalo e ai napoletani infiltrati in qualsiasi istituzione italiana, è giusto ribadire un'ultima e ovvia considerazione: non spetta a Santoriello decretare sentenza. Per quello, ci penseranno i giudici. Quelli che, al momento, alla Corte di Appello FIGC hanno dichiarato colpevole la Juventus, penalizzandola di 15 punti.