Stasera lo ritroveremo da avversario al Maradona, nell'amichevole contro il Villareal. Pepe Reina è stato indubbiamente uno degli uomini simbolo dell'epoca Sarrista. Una personalità fuori dal comune e due piedi da centrocampista di qualità eccelsa gli hanno permesso di ritagliarsi il suo spazio in un sistema di gioco che ha lasciato il segno nella storia del calcio napoletano, al netto del fatto che come portiere, nel senso primordiale del termine, avesse sistematicamente passaggi a vuoto. In quattro stagioni, quattro le parate che possono essere relegate a miracolo: una in casa con l'Inter, in un finale rocambolesco, due entrambe contro la Roma all'Olimpico e un rigore parato a Mario Balotelli a San Siro.

Pepe Reina, amore a intermittenza

Lo spagnolo arriva a Napoli durante il famoso mercato di Rafa Benitez, in prestito dal Liverpool. Il Napoli riesce a prenderlo pagando la metà dei 5 milioni di stipendio che il ragazzo percepiva in Inghilterra. Pepe sin dal primo anno si integra subito con la città. Nei suoi numerosi tweet e nelle interviste non dimentica mai di piazzare una frase da bacio perugina per i napoletani, che di fronte alla riconoscenza della loro centralità nel mondo non sanno resistere e eleggono il proprio idolo. Quel campionato finisce e il buon Pepe decide che tanto amore non vale la garanzia di continuare a percepire 5 milioni di euro, anche se questo vuol dire scaldare la panchina del Bayern Monaco per 12 mesi. De Laurentiis non gradì l'incoerenza di quello che già allora battezzò come il "sindacalista" della squadra. Ci fu uno scambio di battute pubbliche, ma i toni rimasero vaghi. Per i due non era ancora arrivato il momento di rompere definitivamente. Infatti dopo un anno, Benitez va a Madrid, a Napoli arriva Sarri e Reina non riscattato dal Bayern, accetta i 2,5 milioni che gli offre il Napoli per tre anni.

Il Pepe Bis diventa uomo chiave per gli schemi di Sarri. Un intoccabile. Il mister toscano pubblicamente ammette che nello spogliatoio o parla lui o parla lo spagnolo è uguale. Il suo rapporto con Napoli diventa sempre più viscerale. Pepe vive sempre di più la città, conosce tante persone e ne frequenta alcune che definiremo particolari, così come le definì il presidente durante la festa di fine anno nel maggio del 2017, quando davanti all'intero gruppo squadra fece notare alla Signora Reina che sarebbe dovuta essere più attenta alla vita mondana del marito, scatenando l'indignazione di chi credeva che si riferisse a frequentazioni extra coniugali. L'uscita del presidente fu oggetto di non poche critiche e ispirò diversi commenti social che ne sottolineavano l'indelicatezza.

Era la vigilia della stagione del patto scudetto. Il gruppo decise di rinunciare a una settimana di vacanza per preparare il famoso assalto al palazzo. L'estate filò via liscia con la riconferma in blocco del gruppo squadra. A rompere questo idillio fu proprio Pepe Reina che a tre giorni dalla chiusura del mercato, in barba al patto, chiese al club di essere ceduto al Psg, in quanto ritenesse che quella fosse l'ultima sua opportunità per strappare l'ennesimo contratto della sua lunga carriera. Il Napoli rifiutò. E la piazza indicò in De Laurentiis il colpevole per la richiesta di cessione di Reina, in virtù del precedente del maggio scorso. Quella stagione si concluse con i 91 punti e lo scudetto perso in albergo. Pepe Reina accettò poi la corte del Milan che gli assicurò i soldi che chiedeva per rinnovare con gli azzurri.

Il tempo è galantuomo

Il vero significato delle parole di De Laurentiis emerse esattamente dopo un anno. Nel maggio 2018, quando i pubblici ministeri di Napoli convocarono Pepe Reina per chiedere spiegazioni circa le sue frequentazioni con i Fratelli Esposito - condannati a 7 anni in appello sospettati di collusione con la camorra - per chiedere chiarezza circa un bonifico di 15.000 euro partito dal suo conto. Reina dichiarò che fosse a conoscenza dei loro trascorsi, ma ammise che credeva fossero cambiati, come assicuratogli dalla madre. Inoltre dichiarò che gli furono presentati da Paolo Cannavaro, anch'egli allontanato da Napoli da un giorno all'altro, senza apparente motivo. E quando i pm gli chiesero se conoscesse il regolamento etico che il club impone ai propri tesserati, dichiarò di sapere della sua esistenza ma di non averlo mai letto.

Pepe Reina ha goduto di un credito di sostegno e fiducia a prescindere, che l'esigente piazza napoletana non ha concesso molte volte nella sua recente storia. È stato capace di mascherare tutte le contraddizioni mostrate durante la sua esperienza partenopea grazie a un'ostentazione compulsiva della napoletanità. Ha capito per primo che, dalle nostre parti, vendersi bene è più importante che performare, che a parità di prestazione, i giudizi dei tifosi penderanno sempre dalla parte di chi non fa proprio nulla per trattenere le emozioni. Ma spesso la forma non è sostanza. E infatti lo stesso atteggiamento il portiere dal sinistro fatato lo ha avuto anche durante la sua esperienza laziale dove ha rincontrato Maurizio Sarri, anch'egli maestro della tecnica di arruffianamento della piazza.