La Juventus, contro l'Hellas Verona, ottiene la quinta vittoria consecutiva. Un filotto reso ancora più suggestivo dalla voce zero nella casella dei gol subiti. Questa meraviglia di numeri non ha però prodotto un solo punto recuperato al Napoli capolista, che ne ha fatti trenta nelle ultime dieci.

Allegri è uomo intelligente, dotato di un ragionamento cinico ed efficace e non può non essere tormentato dal fatto che il massimo sforzo possibile non abbia reso la vetta più vicina. Per ora deve accontentarsi del piazzamento Champions che, ricordiamolo, è il migliore tra i peggiori risultati possibili per i bianconeri alle prese con una situazione finanziaria disastrosa.

Dovrebbe essere questa l'analisi al centro del dibattito, ma pare non interessi granché. Neanche a molti (non tutti) tifosi partenopei, alle prese in battaglie social per un rigore non fischiato al Verona come conseguenza di un tocco di mani di Danilo, per la cui definizione occorre interpretare le varie circolari che aggiornano il regolamento della fattispecie e nella quale non vogliamo addentrarci, tanto piccola è la sua incidenza nella storia generale di questo campionato.

Il think positive bianconero

Le prime pagine sportive di oggi sembrano un manifesto del think positive in salsa bianconera. Un inno alla ritrovata competitività della Vecchia Signora. Come se gli ultimi successi fossero arrivati tramite prestazioni convincenti e un impianto di gioco chiaro e riproponibile.

Niente di tutto questo, anzi, anche i clean sheet sembrano più frutto del caso e della scarsa verve degli avversari, come testimoniano le under performance degli sciagurati attaccanti scaligeri ieri sera e le occasioni divorate dall'Inter, domenica, nel derby d'Italia. Oltre le occasioni subite ci sono altri dati a supporto dell'incapacità produttiva bianconera: il posizionamento medio, le occasioni create, il numero di passaggi effettuati, le azioni manovrate. Insomma l'enciclopedia del non gioco allunga i suoi tomi.

E' vero che, anche negli anni vincenti, la Juventus di Allegri non ha mai avuto bisogno di convincere per ottenere i suoi successi nazionali, pagando dazio puntualmente in Europa, ma questa è un'altra storia.

Per dare il senso della gravità del momento bianconero è importante fare un punto sulle reali ambizioni della Juventus di inizio campionato. Acquisti come quelli di Vlahovic, a gennaio scorso, o di Di Maria, Pogba, Kostic, Bremer, Milik, Paredes, quest'estate, di certo non sono stati fatti con l'intenzione di rientrare banalmente tra le prime quattro e congedarsi dal girone europeo con disonore. E le cinque vittorie consecutive appena raggiunte non hanno aggiunto nulla a questo cammino, al massimo non lo hanno peggiorato.

Chi è a meno dieci ride, chi è in testa si preoccupa

Forse per chi vive nell'incubo di un ritorno della Juventus come avversaria diretta, il mancato fischio di Di Bello e del Var deve essere suonato come un campanello d'allarme. Ragionamento che, classifica alla mano, va relegato allo status di pianto preventivo o, al massimo, ad atteggiamento vittimistico come reazione di difesa scaturita dalla delegittimazione dei media della recente vittoria contro l'Empoli. Per entrambi i casi il verdetto del campo sembra suggerire che sia un esercizio inutile, in un senso come nell'altro.

I pericoli si affrontano se arrivano, ma non li richiamiamo. Attacchiamo tutto col sorriso del nostro gioco, noi abbiamo solo questo.

Spalletti in conferenza pre Udinese

La soluzione l'ha data Spalletti, pochi minuti fa, in conferenza stampa pre Udinese. Ed è il sorriso. Il Napoli ha tanti motivi per non piangere. Il primo è perché grazie all'allegria del suo gioco ha annullato e invertito, fin qui, in vantaggio accumulato ogni tentativo di rimonta. Il secondo è perché se smette di sorridere viene risucchiato nel vortice della ricerca di una gratificazione esterna che non avverrà mai.

Chi è a meno dieci ride, chi invece è in testa si preoccupa. Il mondo è alla rovescia. Qualche anno fa, sotto altre gestioni tecniche, anche il gruppo squadra avrebbe assorbito il sentimento nefasto generale. Spalletti ha studiato bene la causa Napoli, riconoscendone le trappole e i punti deboli. In conferenza usa scientificamente le parole. Inverte le tendenze e condanna i piagnistei. Nessun alibi. Il suo Napoli è più forte anche in questo rispetto al passato.

A preoccuparsi devono essere gli altri. Quelli dei sorrisi forzati.