La profonda crisi del calcio italiano - con oltre 3 miliardi di perdite accumulate durante la pandemia e circa 600 milioni di debiti congelati, tra ritenute Irpef, contributi e Iva – in aggiunta a un sistema calcistico inefficiente, hanno spinto il Governo e le sue istituzioni a una serie di riforme straordinarie.

La crisi Covid aveva già favorito la nascita del “Dl Aiuti quater”, decreto dedicato a tutti i contribuenti, che dava loro la facoltà di rateizzare fino a cinque anni i versamenti fiscali e contributivi sospesi, a fronte di una sanzione del 10%. Un aggravio quindi di altri 60 milioni per quei presidenti che da mesi, attraverso il loro portavoce Claudio Lotito - patron della Lazio e neo Senatore – hanno cercato una scappatoia politica per sottrarsi alle sanzioni.

Le pressioni hanno spinto il Parlamento a produrre un emendamento che prevede la rateizzazione, fino ad un massimo di 60 rate, degli importi dovuti a fronte di una maggiorazione del 3% e il versamento delle prime tre rate entro il 29 dicembre 2022.

Una norma, denominata salva-sport, che ha suscitato non poche polemiche, facendo sbottare la Presidente del Consiglio Meloni che a chiusura del suo intervento ha dichiarato: "A chi contesta questa misura dico che allora non si doveva dare la sospensione del pagamento a queste società".

Ma quali sono le società più indebitate col Fisco? Eccole nel dettaglio:

  • Inter – 50 milioni
  • Lazio – 40 milioni
  • Roma – 38 milioni
  • Juventus – 30 milioni
  • Napoli – 25 milioni
  • Milan – 10 milioni

Anche la società di De Laurentiis quindi avrebbe approfittato della norma, chiedendo la rateizzazione degli arretrati previdenziali. Una scelta dettata più dall’occasione che dalla necessità, rispetto ad altre realtà che hanno visto chiudere anche nel 2022 i propri bilanci in rosso profondo. Ultima la Roma dei Friedkin, che ha comunicato un rosso mai così alto nella sua storia di ben 219 milioni di euro.

Una situazione, dunque, non più sostenibile e che non troverà sempre la mano tesa delle istituzioni politiche. Quello di cui si avverte il bisogno, come anticipato dallo stesso Presidente della FIGC Gravina nel suo messaggio ai club di Serie A, è una serie di profonde riforme necessarie per “risolvere i problemi cronici del nostro movimento” e che andranno affrontate e vissute da protagonisti e “non avendo paura del cambiamento”.

Il 2023 inizia quindi con parole che aprono al cambiamento, alla ricerca di un calcio che sia più sostenibile e che attraverso le capacità dei suoi interpreti, sia quelli in campo, ma soprattutto quelli dietro le scrivanie, rilanci il nome dell’Italia nel panorama calcistico europeo e mondiale. Gli ultimi europei vinti hanno forse illuso chi credeva che il nostro modello fosse comunque in grado di rilanciarci, ma a stento è riuscito a tenerci a galla, presentandoci alla fine un conto salatissimo.

Il calcio italiano è una comunità eterogenea, il cui collante è rappresentato dalla passione per il nostro splendido sport e dai valori che promuove in tutte le sue straordinarie dimensioni, quindi prendiamocene cura, tutti insieme.

Estratto della lettera di Gravina ai presidenti di Serie A

È con queste parole che Gravina chiude la sua lettera aperta ai Presidenti di Serie A. Parole che sentiamo di condividere, ma che troppe volte sono rimaste disattese, in nome di accordi che alla fine hanno tutelato più gli interessi personali di pochi che quelli del movimento e dei tifosi che lo sostengono.