Buon mondiale signori!

E' giunto finalmente il tanto atteso evento della manifestazione calcistica più importante di questo sport, 32 squadre partecipanti (dalla prossima edizione del 2026 ce ne saranno 48) pronte a sfidarsi sul rettangolo di gioco per decretarne la vincitrice e laurearsi campione del mondo.

La manifestazione del 2022 si terrà in un periodo insolito rispetto alle sue canoniche tradizioni: dal 20 novembre al 18 dicembre, in un'inedita veste invernale per non far crogiolare di sudore i nostri campioni.

Dove? In Qatar, che diventerà il secondo paese asiatico - dopo Corea del Sud e Giappone nel 2002 - ad ospitare questo torneo così prestigioso.

Beh, spero davvero possiate assistere ad un vero e proprio spettacolo innovativo dell'era moderna, dove un paese con appena 2.800 milioni di abitanti è riuscito nell'impresa di costruire 8 stadi futuristici da 6,5 miliardi di dollari capaci di ospitare 400 mila posti a sedere. L'ingegno è arrivato addirittura nell'opera della costruzione di un nuova città che prende il nome di Lusai con uno stadio di 86mila posti che ospiterà la finale. È altrettanto importante sapere che le avveniristiche costruzioni sono state date realizzate da operai che nel 21esimo secolo sono ancora sottoposti alla legge della Kafala. Che cos'è? La Kafala è il potere detenuto dai datori di lavoro qatarioti sui permessi di soggiorno dei loro dipendenti che ne sentenziano i diritti civili. Per non parlare delle condizioni in cui questi lavoratori sono costretti a svolgere la propria manodopera. Il motivo risiede principalmente nel fatto che gli stessi sono per la stragrande maggioranza di origine straniera. India, Nepal, Bangladesh, nella fattispecie. Operai che non possono lasciare il proprio posto di lavoro senza il permesso del proprio datore. Nemmeno in caso di violenze o soprusi, come ampiamente denunciate dalle organizzazioni internazionali. Il Washington Post nel 2015 ha pubblicato un articolo dove si sosteneva che i decessi avvenuti sui posti di lavoro in Qatar erano circa 1200, ma grazie alle pressioni del governo di Doha dovettero rettificare tale denuncia per poi ritrattare con un numero parziale non quantificabile. Lo stesso governo che rende noto che il 73% dei decessi sul lavoro è dovuto a cause sconosciute o di origine ignota.

Buon mondiale anche Mohammed bin Hamman, l'allora presidente della federazione calcistica asiatica che nel 2011 - dopo essersi assicurato i campionati mondiali del 2022 - fu radiato dalla FIFA perché ritenuto in possesso di svariate buste contenti 40mila dollari l'una da destinare ai presidenti di altre federazioni affinché votassero per lui come nuovo presidente della suddetta federazione. Non solo, nel 2014 il blasonato Sunday Times pubblicò quelli che saranno poi chiamati i FIFA-files, ovvero migliaia di documenti che dimostrarono come dieci fondi neri appartenenti a Mohammed bin Hamman ha usato per corrompere i presidenti delle federazioni di tutto il mondo e convincerli ad assegnare l'imminente manifestazione in terra araba.

Buon mondiale a chi dei diritti civili ne fa un disavanzo, o addirittura lo definisce un danno mentale. Sì, proprio così, e nella speciale occasione queste parole sono state enunciate da Khalid Salman, l'ambasciatore dei mondiali di calcio in Qatar che in un'intervista alla tv tedesca ha così definito l'omosessualità. Il codice penale del Qatar criminalizza i rapporti sessuali tra uomini con età superiore ai 16 anni, la pena inflitta va fino ad un massimo di 7 anni di reclusione. Previste anche pene sostanziose da 1 a 3 anni di carcere per ogni maschio che istiga una persona del suo stesso sesso a commettere atti di immoralità come l'effusione di un bacio. Dulcis in fundo, l'ONG ha dichiarato che lo scorso ottobre che le forze di sicurezza qatariote hanno arrestato gruppi di persone appartenenti a comunità LGBT sottoponendoli a molestie e maltrattamenti di ogni genere.

Insomma, buon mondiale a chi porta in alto la bandiera della non democrazia, dove la libertà di pensiero è un optional, dove non esiste una legge anti discriminazione sul lavoro, dove le unioni civili non sono ammesse e dove non è persino concesso salutare una donna con una stretta di mano, dove i diritti umani sono una terminologia da medioevo. Ma il bello di tutta questa faccenda è che durante la blasonata competizione calcistica il Qatar risulterà pari ad un normale paese democratico occidentale qualunque, depositando la quotidiana polvere profusa sotto un caldo tappeto di notevole spessore. Perché ripulire la propria immagine per un mese circa darà luogo ad un indotto economico di ben ampie dimensioni e i diritti calpestati fino a ieri potranno concedersi 28 giorni di meritato riposo.