Sono ormai 4 mesi che il rinnovo di Osimhen è sul tavolo ma senza la penna, che servirebbe per apporre la firma. A giusta ragione, diciamo. Perché quando ad un atleta ed essere umano (si, atleta ed essere umano, non robot amante del Vesuvio) vengono offerti la bellezza di 40 (quaranta) milioni di euro per le sue prestazioni, è chiaro che tale atleta tentenni. Gli trema la terra sotto ai piedi. Perché 40 (quaranta) milioni all'anno non sono 4, nemmeno 5, nemmeno 10. Ma 40.

Il nigeriano l'ha confermato ad Obi Mikel: "Ogni giorno aumentava l'offerta. Ogni giorno ero tentato di accettare".

Un pó come dire "io volevo andare e lo avrei fatto di corsa, ma il Napoli non ha voluto cedermi reputando il mio cartellino 160 milioni". Ecco fatto. Poche storie all'interpretazione.

Il Napoli lo ha trattenuto, sbagliando politica e scelta, nonostante Osimhen avesse la testa, il fisico e il cuore, immersi nei petroldollari, come Paperon de' Paperoni nei suoi gettoni d'oro. Perché con quell'Osimhen il Napoli avrebbe potuto raggiungere il così tanto agognato mundialito del 2025.

Ed invece, come natura comanda, Victor si è messo di traverso perché a Napoli non voleva restare. "Ho deciso di rimanere parlandone col Napoli" la lasciamo a chi ama ancora credere che Pizza, Vesuvio e Mandolino siano la cartolina di Napoli e che i ciucci volino.

Non vendere Osimhen è stato l'errore primordiale, perché dalle cessioni illustri il Napoli è sempre migliorato. E l'offerta da 10 milioni all'anno fatta (e non accolta) al calciatore non ha fatto altro che creare malumori nello spogliatoio. Torni ad essere impopolare il presidente. Il prima possibile.

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