Alla strategia della tensione 3.0 messa in atto attraverso media compiacenti, da coloro che anelano a un ridimensionamento delle ambizioni sportive e politiche della SSC Napoli, la società del Presidente De Laurentiis risponde con la più potente delle armi, quella della distrazione di massa. La sconfitta con la Lazio ha alimentato, in parte della piazza, timori mai sopiti sulle reali aspirazioni del club, derubricando la vittoria dello scudetto a “incidente di percorso”, un successo ottenuto per un casuale susseguirsi di eventi piuttosto che frutto di oculata programmazione.

Alcune scelte di mercato e la stessa ricomposizione dell’organigramma societario durante l’estate avevano spinto i più scettici ad una serie di considerazioni infelici, poco costruttive e pregne di un pessimismo intrinseco che avvolge da sempre l’operato della proprietà.
Il melting pot nichilista, alimentato dall’ultima rivedibile prestazione, rischiava, complice la pausa per le nazionali, di trasformarsi in una vera bomba a orologeria, andando a compromettere il lavoro di mister Garcia e la serenità di un gruppo che ha già l’ingrato compito di riconfermarsi per legittimare quanto fatto nella passata stagione.

Il comunicato della Ssc Napoli a difesa dell’investimento

In questo tourbillon di accuse, malumori e paure, il comunicato della società, sparato via etere a mezzo social, sembrerebbe quantomeno inopportuno, un carico di tensione ingiustificato, ma capace di produrre l’effetto desiderato. Anche l’utilizzo di una certa terminologia non è casuale e richiama la dialettica propria del Presidente, quasi a volerne rivendicare la paternità.

Con una semplice, ma machiavellica mossa, DeLaurentiis è stato capace di attirare su di se le ire della piazza, avendo spalle larghe e la sfrontatezza per non ricercare il consenso a tutti i costi.

Un “sacrificio” che non solo stimola l’ego dell’uomo, ma propedeutico all’imprenditore che tutela il proprio investimento.

Divide et impera, dividi e comanda, il motto di Filippo di Macedonia, padre di Alessandro Magno, come strumento di controllo applicato alla moderna gestione della propria azienda. La capacità di essere inviso e vincente, unire e indirizzare gli intenti di una tifoseria, un popolo, difficile. Un popolo che lega la sua storia millenaria ad un susseguirsi di dominazioni che lo hanno fortificato e reso fiero, ma diffidente. Moderno, ma al tempo stesso ancorato a logiche passate.

Una teoria questa che, ne siamo consapevoli, molto probabilmente ai più sembrerà una “cazzata”, ma che donerà al gruppo squadra i giorni di serenità necessari per prepararsi alle prossime impegnative sfide di una stagione carica di aspettative e nuovi e ambiziosi traguardi da perseguire.

"Il più grande inganno del diavolo non è farci credere che non esista, è lusingarci e non farci vedere che il diavolo siamo noi".