Vacanze di ridimensionamento
E anche questo ridimensionamento, se lo semo levato dalle palle. L'annuncio di Antonio Conte per la panchina del Napoli, ha effettivamente spiazzato un po' di persone. Specialmente quelli che, senza alcun elemento, gridavano per l'ennesima estate a un ridimensionamento che nemmeno in questa occasione si è verificato. Pazienza.
Stessa spiaggia, stesso mare...
Quello del ridimensionamento sembra essere uno dei tormentoni estivi preferiti da una parte della tifoseria del Napoli (oltre che da alcuni giornali oltre il Garigliano, ndr). Un tormentone talmente tanto forte e ricorrente, da far passare in sordina quelli partoriti dalla "musica" italiana ogni estate - e dei quali, sinceramente, si potrebbe fare a meno. Ma questo è un altro discorso.
Ogni maggio, un tifoso partenopeo si sveglia e crede che sia arrivato il tanto famigerato ridimensionamento. Non fa altro che pensare a questa sua rinnovata ossessione. Legge notizie e sente il dovere di scrivere la sua, mosso da questa irrefrenabile e immotivata fobia. Lo fa andando a commentare sui social, magari arrivando soltanto ai titoli o, forse, alle immagini. Ma anche questa è un'altra storia. La storia, però, dice esattamente quello che sta accadendo adesso: dopo ogni tonfo, il Napoli ha sempre saputo rialzarsi e che quest'anno è stato soltanto un incidente di percorso sul cammino costantemente in crescita crescita del club.
Il ridimensionamento esiste solo per chi non guarda la realtà
Lo ha fatto dopo Ventura, il peccato originale, andando poi a centrare una doppia promozione fino alla Serie A. Lo ha fatto dopo Donadoni, ingaggiando Mazzarri che ha scritto una delle pagine più belle e vibranti della storia del Napoli. Lo ha fatto dopo Gattuso, ingaggiando per la panchina Spalletti che ha riportato il tricolore alle pendici del Vesuvio dopo trentatré anni. E non lo ha fatto soltanto con i tecnici, ma anche con i calciatori.
Dopo l'addio controverso di Quagliarella sembrava che il calcio a Napoli fosse finito. E invece arrivò Cavani: 104 gol in 138 presenze. E dopo Cavani arrivò Gonzalo Higuain dal Real Madrid: 91 gol in 146 presenze, di cui 36 in un singolo campionato - a oggi, record di gol siglati in Serie A. E dopo Higuain, arrivò Milik, il cui crociato ci ha permesso di riscoprire Dries Mertens: capocannoniere della storia del Napoli, con i suoi 148 gol. E poi Osimhen, e il resto è storia.
Insomma: il Napoli ha sempre dato prova di sapersi reinventare. Mai ridimensionare, ma cambiare pelle. Adattarsi al contesto, all'anno, alle difficoltà. Checché se ne dica, la stagione appena conclusa è stato soltanto un incidente di percorso. L'unica perplessità legittima era sulla capacità di Aurelio De Laurentiis di aver imparato dai propri errori. E a quanto pare, dopo aver ingaggiato Manna e Conte, ha fin troppo capito quali sono i suoi limiti e, soprattutto, è tornato a fare ciò che lo ha contraddistinto per anni: il visionario.
Antonio Conte, il vero colpo di magia
Tutti i pianeti si sono allineati, è vero, affinché Antonio Conte potesse diventare l'allenatore del Napoli. Ma ciò, però, è il risvolto della medaglia di un'altrettanta verità: in Europa non ci sono stati club in grado di poter concorrere economicamente col Napoli. Il Milan ha chiuso Fonseca a 2,5 milioni, la Juventus Thiago Motta a 3,5 milioni, il Liverpool Slot a 3 milioni, il Chelsea Maresca a 5 milioni, il Barcellona Flick a 3 milioni, il Bayern Monaco, dopo una sequela infinita di rifiuti (nessuno voleva lavorare con Hainer?) ha ingaggiato Kompany a 3 milioni.
Il Napoli, invece, è andato in direzione opposta: 6,5 milioni più un paio di bonus per Antonio Conte, alla faccia del ridimensionamento. Dedicato a tutti coloro che ogni anno lo invocano e che quest'anno hanno avuto la fortuna di trovarsi dalla parte della ragione, seppure argomentando con motivi assolutamente sbagliati. Il tempo è galantuomo, ed è a loro che è dedicato questo Concerto, in onore della vacanza che sembrano aver preso da questi luoghi per tanti anni.