Immaginiamo Aurelio De Laurentiis davanti ad un bivio. Dopo aver percorso tanta di quella strada che le scarpe al piede sono quasi del tutto consumate. Sacrificio, passione, visione. Con lo scudetto cucito al petto e una macchina, la sua, inarrestabile e forte. Divenuta però catorcio in pochi mesi, almeno così sembra. Sei mesi che sembrano 60 anni per tutto ciò che è successo. I campioni d'Italia ridotti come ombre di loro stessi sia in campo, sia fuori dal campo. Le avvisaglie c'erano. Ma nemmeno il più pessimista del mondo avrebbe mai potuto immaginare quello che in questi giorni sta accadendo.

Nei momenti difficili di questi 19 anni, si sono sempre intravisti spiragli di ripresa. Che puntualmente è arrivata. Oggi, questa crisi così profonda, è un pó diversa: la luce non entra. È tutto avvolto intorno a una grigia nuvola. In campo e in società non si respira aria buona, volendo essere minimamente ottimisti.

E per amor di cronaca le ultime azioni del Napoli, e di De Laurentiis, non tanto ci convincono. Anzi, non ci convincono affatto. Ad iniziare dalla cessione di Elmas il 28 dicembre senza che si avesse per le mani, da subito, un sostituto. Continuando per l'acquisto Mazzocchi, bravo ragazzo e calciatore che comunque non è in linea con la politica a cui siamo abituati.

Così come il, famoso ormai, sostituto di Anguissa, partente da mesi per la coppa d'Africa, non sostituito ai primi di gennaio. Come l'equivoco enorme e i milioni spesi per il danese Lindstrom, mai vero erede di Lozano ma semplicemente perché di ruolo fa tutt'altro. E in ultimo, ma forse più importante, questa voglia matta di beccarsi le porte in faccia andando a trattare un serbo dal padre complicato e un rumeno, infilandosi tra Tottenham e Bayern Monaco.

Giorni e giorni persi cercando costantemente di non farsi prendere per la gola da atleti che, seppur bravi, non risolvono il problema molto probabilmente. E tutto questo compiuto, ad oggi, senza accordo col futuro allenatore che già dovrebbe essere come minimo bloccato e contrattualizzato per giugno. Per un ritiro dove dovranno essere presenti tutte le componenti.

Dovrà essere un'estate dove ognuno ha il suo ruolo, la propria zona di riferimento. Ruoli chiave affidati a chi il calcio lo conosce nei minimi particolari. Perché l'ultima cosa da fare è rendere conto allo staff tutto (compreso un sempre ottimo Micheli) di tutti gli errori fatti, ad iniziare dai quasi 30 milioni buttati dalla finestra per un calciatore a cui due allenatori diversi hanno preferito Zerbin.

Non riusciamo a capire quale strada si voglia intraprendere. Quella che preferiamo noi è la solita. Filosofia, impopolarità. Cioè le caratteristiche che han reso grande il Napoli. E coraggio. Ad iniziare dalla scelta del prossimo tecnico. E la preoccupazione nasce proprio per le ultime azioni in casa azzurra. Non sono in linea con quelle a cui siamo abituati.

Per dirla più chiaramente, il presidente che conosciamo metterebbe tutti sulla graticola e programmerebbe il prossimo anno a partite da oggi. Senza però pensare all'oggi, che molto probabilmente non si può migliorare. Invece le azioni pare siano mirate al breve. Ed è un grosso problema. Forse il più grosso.
La risposta la darà il tempo. I prossimi 7 mesi, per la precisione.

Oggi è tempo, per De Laurentiis, di scegliere, davanti al bivio, che strada prendere. Avendo contezza che qualunque prenderà sarà difficile, impervia, fangosa. Una volta finita però, vedremo se il Napoli ha raggiunto l'apice e sarà in fase calante oppure il futuro continuerà ad essere radioso, come lo è stato fino ad oggi. Si spera che la prima non sia una opzione fattibile.

https://youtu.be/AerX6_bduG0?si=7rFi7v1L-rdzLHUo
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