Sulle prime pagine dei quotidiani sportivi in edicola la mattina di mercoledì 1 febbraio 2023 spazio alla Coppa Italia, ma anche alla sessione di calciomercato invernale appena conclusa.
Andato in scena ieri a San Siro il primo dei quattro quarti di finale da disputare, ad affrontarsi Inter e Atalanta, la partita termina 1-0, gol di Darmian, con Inzaghi che si conferma ancora una volta specialista nelle coppe nazionali, ora la squadra nerazzurra troverà in semifinale una tra Juventus e Lazio. Oggi pomeriggio, invece, si sfideranno Fiorentina e Torino mentre in serata all’Olimpico l’incontro tra Roma e Cremonese, entrambe arrivano da una sconfitta in campionato, la Roma parte ovviamente favorita, la squadra di Ballardini però sta mostrando segnali positivi e chissà che non riesca a sorprendere nuovamente, dopo la vittoria al Maradona. Le vincenti dei due match odierni si troveranno una di fronte all’altra in semifinale.
Terminata la sessione invernale di calciomercato, ultime 24 ore scarne di sorprese e colpi in entrata per le big di serie A, la Lazio chiude in extremis il terzino sinistro Luca Pellegrini in prestito con opzione di riscatto a giugno, tentativo in entrata nelle ultimissime ore anche per la Roma, che cercava di piazzare Zaniolo e andare a prendere Frattesi dal Sassuolo, Zaniolo infatti nella notte aveva accettato la destinazione Bournemouth, ma gli inglesi dopo le spese importanti tra cui Traore del Sassuolo (30 mln) non hanno voluto dare il sì definitivo.

Mercato: analisi e statistiche tra l’Italia e l’Europa

Per gli appassionati di calciomercato questo mese di gennaio non è stato di certo da ricordare, o forse sì, ma in negativo, infatti era dal 2003 che i club di serie A non facevano girare così poco denaro. La statistica in confronto agli altri campionati inizia ad essere preoccupante, il nostro campionato, infatti, non è solo quello che ha speso di meno, ma è anche tra i peggiori in termini di incassi, problema che non riguarda solo il mercato dei calciatori (sempre più in direzione Premier), ma di introiti relativi a diritti tv e sponsor. Il dato più alto per ricavi in Europa lo detiene la Ligue one con 680 mln, impressionanti, invece, i dati sul campionato inglese: superato il record di spese in una sola sessione invernale, arrivando a toccare quota mezzo miliardo di euro, come dichiarato da Calum Ross, vice direttore dello Sports Business Group di Deloitte. L’anno scorso le spese per le inglesi erano state di circa 295 mln, incremento quindi importante, di circa 200 mln, il merito (o la colpa) va attribuito soprattutto al Chelsea, che ha superato quota 350 mln nel solo mese di gennaio, tra i colpi più onerosi troviamo Mudryk (100 mln) oppure l’ultimo arrivato e fresco campione del mondo Enzo Fernandez (120 mln), se poi andiamo a considerare le spese estive del club londinese, la cifra supera i 600 mln complessivi, gli investimenti delle inglesi ammontano a circa 50 volte quelli di serie A. Cifra spaventosa, se pensiamo che tra una settimana col ritorno delle coppe europee dovremo avere a che fare con queste grandi potenze.
E allora è possibile oggi con i prezzi attuali, e il potere dei procuratori sempre più ingombrante, poter essere competitivi pur essendo una realtà italiana e quindi poco supportata da tutti quelli che sono considerati introiti extra campo? Modelli virtuosi negli ultimi anni ce ne sono stati e continuano ad esserci, l’Atalanta ad esempio, partita nella stagione 2015-16 al tredicesimo posto, e grazie al lavoro sia sulle strutture con un nuovo centro sportivo e la costruzione di un nuovo stadio, e sia sul reparto scouting, è arrivata a essere una solida realtà a livello europeo, impressionante il tetto ingaggi della dea, di soli 24 mln annui, Hojlund (500mila euro annui) è l’esempio di come le idee possono portare alla realizzazione di un progetto di medio-lungo termine con una crescita societaria e sportiva.
Post pandemia ovviamente questo tema è diventato ancora più caldo e le difficoltà economiche per i club di serie A sono aumentate, le società sono state costrette a ridurre il proprio monte ingaggi, una su tutte, che ha deciso di attuare una rivoluzione in estate, è il Napoli, che ha lanciato un messaggio, con coraggio e con il giusto studio dietro ogni singola scelta, è possibile competere ai vertici anche senza spese folli, tanti i calciatori partiti in estate, da Insigne a Mertens passando per Koulibaly e Ospina, dato clamoroso relativo alla riduzione degli stipendi in due anni, la squadra di De Laurentiis infatti nel 2020/21 versava nelle tasche dei propri tesserati 155 mln, oggi il monte ingaggi è dimezzato, 68 mln il dato del 2022/23, inoltre, dopo 3 anni in rosso, la società azzurra torna in positivo di 13 mln, record anche se confrontiamo questa squadra alle big d’Europa, è un terzo la spesa rispetto a quella del City, un sesto rispetto al PSG (386 mln e leader in Europa), più vicino l’Arsenal (95 mln) che ha intrapreso un percorso simile e che sta dando i suoi frutti (50 punti in 19 partite=Napoli), il valore della rosa inoltre è cresciuto di circa 200 mln rispetto ai prezzi d’acquisto ed è l’unica tra le big a chiudere con un rapporto entrate/uscite positivo (81 mln/68 mln), esempio virtuoso di come si può puntare al massimo con un occhio alla stabilità economica che può garantire una continuità al progetto.
Dunque, ciò dimostra che siamo ancora lontani dalla Premier economicamente, come spese ma anche e soprattutto come entrate (sponsor e diritti televisivi) ma alcuni club come quello di De Laurentiis stanno iniziando tramite le idee e il coraggio ad avvicinarsi quantomeno sul campo al modello Inghilterra.