Paolo Ziliani, giornalista de Il Fatto Quotidiano, ha espresso il suo parere, attraverso i suoi canali social, sulla diatriba tra De Laurentiis e Figc per la "liberazione" di Luciano Spalletti, individuato come profilo ideale per ricoprire la carica di Commissario Tecnico della Nazionale dopo le dimissioni improvvise di Roberto Mancini.

"Il paradosso di De Laurentiis che dice le cose che dovrebbero essere dette da Abodi e Malagò. Con un comunicato di straordinaria importanza per il richiamo a una serietà e a una responsabilità che il nostro calcio ha perso, il boss del Napoli rompe il muro dell'omertà: forse c'è una speranza (se gli stessi miei abbonati mi chiedono di rendere pubblico un mio articolo, come in questo caso, li ringrazio e obbedisco) Traducendo il comunicato appena emesso dal Napoli, e ammesso che il particolare vi sia sfuggito, De Laurentiis dice alcune cose come parte in causa (solo lui può dare la liberatoria a Spalletti una volta pagata la penale prevista dalla clausola liberamente firmata dal suo ex allenatore) e ne dice altre, forse più importanti, che in realtà non dovrebbero uscire dalla sua bocca ma da quelle del ministro dello sport Abodi e del presidente del CONI Malagò - per non parlare dei media -, ammesso che abbiano una pallida idea del ruolo istituzionale che occupano. “Ciò che mi appare più sorprendente - afferma il presidente - è che si arrivi a poche settimane da due gare molto importanti della Nazionale, subendo le dimissioni dell’allenatore Roberto Mancini. A questo proposito sono due le principali considerazioni da fare: non si sanno tenere i rapporti con i propri collaboratori inducendoli alle dimissioni; mancano strumenti giuridici idonei a trattenere gli stessi determinando il rispetto dei contratti sottoscritti anche attraverso la previsione di specifiche penali”. In soldoni: com’è possibile, si chiede ma soprattutto chiede De Laurentiis - che esprime gli stessi concetti da me esposti qui a dimissioni di Mancini appena avvenute - che una Federazione importante e gloriosa qual è la FIGC, in un momento drammatico della propria storia mandi tutto a carte quarantotto per l’insipiente e imbelle comportamento di chi la dirige facendo esplodere una bomba che potrebbe avere effetti devastanti sulla squadra nazionale a venti giorni da due partite delicate come quelle con Macedonia e Ucraina? Solo un cretino autolesionista potrebbe fare ciò. Eppure è esattamente quello che è successo; ed è successo sotto gli occhi di tutti, a cominciare da quelli di Abodi e di Malagò; che si sono tuffati subito nella loro specialità preferita, quella del pesce in barile; col ministro che nell’occasione addirittura si è superato e ha scritto, in un tweet postato a caldo, a dimissioni di Mancini appena comunicate: “Sorpreso, dispiaciuto, perplesso. Il tempo aiuterà a comprendere le ragioni di questa scelta e della tempistica”. Avete capito bene? Mentre Mancini - lo ha detto lui stesso - era a casa pronto a ricevere una telefonata di scuse di Gravina con tanto di invito a ritirare le dimissioni, non solo Gravina se ne restava fermo e immobile, ma c’era il ministro Abodi che chiedeva tempo per “comprendere le ragioni di questa scelta”. E insomma, l’avrete capito: il Palazzo del calcio italiano è una gigantesca matrioska di burattini maldestri; apri Abodi e trovi Malagò, apri Malagò e trovi Gravina, apri Gravina e trovi De Siervo, e così via, all’infinito, uno più inetto, avvilente, disarmante dell’altro. E anche sulla questione strettamente economica, De Laurentiis ha pienamente ragione: se vuoi Spalletti, allenatore di primissimo piano, non puoi fermarti - spiega - “di fronte all’accollo di un milione lordo per anno per liberarlo dal suo vincolo contrattuale”. Davvero non si capisce perchè la Federazione che ha appena condonato una montagna di illeciti alla Juventus, che avrebbe dovuto essere spedita in Serie C, dietro pagamento di 718 mila euro di multa e dopo aver fatto strame di leggi e regolamenti, pretenda adesso che questa diventi la regola: leggi, regole e contratti non contano nulla, siamo in Italia, siamo una Famiglia, il calcio è cosa nostra. Se questo è quel che pensate, cari Abodi, Malagò, Gravina e compagnia cantante, è meglio che vi facciate da parte. La gente ormai ha capito: e infatti scappa a gambe levate dal vostro carrozzone di malaffare. C’è voglia di aria nuova e pulita, il calcio col verme ha fatto il suo tempo. Grazie dunque a De Laurentiis per essere uscito dall’omertà dilagante e opprimente che affligge il calcio italiano. Ora aspettiamo di sentire la voce di altri presidenti".

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