Kylian Mbappé, calciatore del Real Madrid
Kylian Mbappé, calciatore del Real Madrid

La vicenda Kylian Mbappé è forse il solco tra il vecchio e nuovo calcio. Il confine tra tutto ciò che abbiamo sempre sognato e quello che mai avremmo voluto vedere. La naturale conseguenza, però, di uno sport sempre più marchiato da soldi e soprattutto falsi miti.

La vicenda Mbappé

Mescolato con contratti faraonici, troppe partite all'anno e una ferocia da parte del tifo che in altre discipline è impossibile trovare. Dalla pozione "magica" viene fuori questo: il migliore giocatore al mondo (tutto da verificare, ma sicuramente tra i migliori), la stella del Real Madrid, il più pagato nel continente del calcio che conta, che rifiuta la nazionale ma vola nell'altra parte d'Europa per serate da ricordare. Nulla di male, ci mancherebbe. Ma che stonano con il principio di rispetto, professionalità, passione.

Risultato di stili copia incollati, finanche tagli di capelli, eroi da seguire. Chi finanzia questa enorme macchina da soldi ed oramai quasi nulla più, ha portato il calcio ad essere sempre più vittima di questi onesti mestieranti del pallone, lontani parenti dai veri mostri sacri che avrebbero giocato anche con i punti di sutura sotto ai piedi per molti meno quattrini sul conto corrente.

Le società sono sempre meno tutelate

Non serve essere tacciati di essere boomer (sic) per scrivere queste ovvietà storiche. Ci scusi, quindi, chi dice che il mondo è cambiato, come anche il calcio e convenevoli annessi. Certo, lo sappiamo benissimo e ci adattiamo. Ma almeno finiamola con la difesa a spada tratta di questi ragazzi che giocano solo ed esclusivamente per riempire le loro tasche, ed attaccare continuamente invece chi questo sistema lo vorrebbe cambiare.

È una storia vecchia quanto il mondo. Una storia però sbagliata. Anni e anni dalla parte dei calciatori, e quindi dalla parte sbagliata della stessa, hanno reso il calcio una enorme lavatrice di no sense e mancanza di stile. Chissà, magari in Francia daranno ragione a Mbappe. Eppure la strada potrebbe essere tracciata senza troppe fanfare. Ingaggi ridotti, contratti che si rispettano (anche se l'ultimo caso Diarra apre un vortice pericoloso assai) e diritti di immagine in seno alla società. Se non ti sta bene, nisba. 

E pazienza se il tifoso poi ti critica aspramente perché il ragazzo che corre con la palla ai piedi ha ragione a prescindere (si badi bene, solo se il ragazzo è forte. Se è "meno" forte o addirittura reputato scarso, non vale. Juan Jesus docet). Per quanto ci riguarda, il teorema Kolarov è sempre da scolpire nella pietra, prima che sia troppo tardi.


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