Le idee contano più dei soldi

Il Sassuolo va in serie B. E nemmeno al fotofinish, ma con una gara di anticipo. Perde partita e testa, in casa, contro il Cagliari del sempre grande Claudio Ranieri e affonda. Nel vero senso della parola.

Che disfatta per il club di Squinzi. Nonostante lo stadio di proprietà, il settore giovanile, il player trading. Nonostante i suoi dirigenti siano nelle grazie dei padroni del calcio italiano, tanto da decidere persino le destinzioni dei propri tesserati.

Un'azienda ricca. Ricchissima. La settima in Italia con un patrimonio netto di ben 3.9 miliardi di dollari. Miliardi che a nulla sono serviti per evitare la debacle. Strano. Eppure ci avevano quasi convinto che i soldi dei patron fossero il punto più importante per la crescita di un club. Ci avevano quasi persuaso che le idee contano fino ad un certo punto, dopodiché servono i quattrini.

Naturalmente i più attenti (ma nemmeno troppo) sanno benissimo quanto tutto questo sia lontano dalla realtà. Lo stadio di proprietà aumenta il fatturato, ma a nulla serve per quanto concerne la competitività. Che si trova solo con le idee, con attività gestionali di primo livello.

Per fare un esempio, l'Atalanta si troverebbe esattamente dove si trova adesso anche senza lo stadio di proprietà. Così come il Napoli, campione d'Italia lo scorso anno, senza una stadio di proprietà.

E contano le idee anche per il centro sportivo, che di per sé non accresce di molto il fatturato; e per il settore giovanile, dove si dovrebbero integrare una serie di figure professionali radicandole nei meandri della mentalità e della filosofia societaria.

Le idee. Quelle che sono mancate al Sassuolo, nonostante il miliardario patrimonio del proprietario, e al Napoli che, da campione in carica, è caduto.

Sarebbe caduto lo stesso, anche con un presidente ricchissimo ed uno stadio di proprietà. Senza le idee che invece lo scorso anno sono state eccezionali.
Le idee sono tutto nello sport. Soprattutto quando ti trovi a competere con chi ha più risorse di te.