Il calcio cambia in fretta e il Napoli, questa volta, può solo adeguarsi. Anche alcuni dogmi del tifoso medio sono fuori tempo, ma a loro è tutto concesso, ci mancherebbe. La loro posizione ormai non incide neanche più a botteghino, figuriamoci nelle scelte di un club. La preoccupazione di avere la squadra completa in ritiro, ad esempio, è figlia di un retaggio risalente agli anni 80, ma oggi è pura "utopia", parafrasando Rudi Garcia alla sua seconda intervista da allenatore del Napoli.

Ma non si fa neanche in tempo a metabolizzarli certi concetti, che subito si è costretti a fare i conti con altri ancor più invasivi. Gli Arabi sono diventati un fattore. I petroldollari sono troppi. Tanti da convincere calciatori nel pieno della carriera a rinunciare di essere icone del calcio che conta e che conterà sempre. Rifiutare offerte da 30 o 40 milioni l'anno è una follia. Lo stesso vale per i club.

La programmazione da sola non basta più: è il passato. Puzza di vecchio. In una sola stagione è diventata una parola da boomer al pari di tornante, stopper, libero. Il tempo passa velocissimo nel calcio. Chi non se ne accorge resta in una bolla anestetizzante. La programmazione è esercizio virtuoso quando hai il controllo della situazione, ma quando in giro ci sono emissari con sacchi pieni di petroldollari è un vero suicidio. Occorre ingegnarsi. Liberarsi dagli stereotipi del calcio che fu, abbandonare lo snobismo da radical chic e guardare la realtà fissa negli occhi. Lo vuoi? Lo strapaghi. Perché io strapagherò il sostituto. Rincorrere l'etica in questo momento storico è come combattere mulini a vento.

Sembrerà un paradosso o una provocazione, ma nel calciomercato che stiamo vivendo, una grossa percentuale di successo è legata alla capacità di improvvisare. Non sai quando arriverà l'offerta e se i calciatori hanno deciso di mercificarsi, chi è un club per combattere una battaglia assurda per conto terzi? Si può solo trarre il meglio da quella che molti credono sia una sciagura. Alla tempesta araba sopravviverà solo chi avrà avuto la forza di guardarla negli occhi e avrà deciso di seguire la corrente. Chi oppone resistenza, piantando i piedi nella sabbia, si troverà con le ossa rotte.

Riuscirà il Club di Aurelio De Laurentiis a superare anche questa tempesta? Il Napoli si è mostrato camaleontico sapendo gestire diverse crisi e da alcune ne uscito in maniera brillante. Ora è chiamato ad agire senza poter scegliere le tempistiche, forte però di contratti "di ferro" (come adora chiamarli il Presidente) stipulati in tempi non sospetti. I prossimi giorni lo diranno. Ormai ci siamo.