Diecimila cuori azzurri al seguito dell’Olimpico Grande Torino, con un Napoli che induce a cantare e riempirsi colmo d’orgoglio. Non smette di incantare la meravigliosa macchina messa a punto da Luciano Spalletti. Una gioia per gli occhi dei supporters di Napoli che hanno potuto nuovamente seguire i propri beniamini al di fuori delle mura amiche. La la linea è stata dettata: “Una partita alla volta”. Questo è il mantra delineato dal guru di Certaldo, il manifesto di una squadra che ha tutte le intenzioni di rendere unica questa stagione. E se il suo condottiero che siede in panchina non si è ancora stancato di urlare a bordo campo vuol dire che nemmeno 21 punti di vantaggio sono in grado di spegnere il fuoco che e la passione che ha tenuto banco in questa stagione. Spalletti esige, alza l’asticella e mette tutti in riga quando la tensione tende a calare, questo è quanto ha dovuto fare dopo il gol del vantaggio di Osimhen sembrava avesse distolto il giusto grado di attenzione. Il tecnico azzurro, in realtà, ha dovuto dannarsi per un tempo relativamente breve, giusto il tempo di resistere al forcing granata che - probabilmente - avrebbe meritato una maggior sorte. La resistenza dura 25 minuti, il tempo di ripristinare i meccanismi oliati alla perfezione da questa meravigliosa, stupefacente, macchina da gol. E se il raddoppio arriva solo su un calcio di rigore realizzato da Kvaratskhelia - gentilmente concesso dall’ingenuità della difesa dei padroni di casa - il terzo gol racconta poesia di un romanzo chiamato Napoli: capitan Di Lorenzo che con i tempi giusti taglia il campo con la sua prorompente ed armonica falcata, utile nell’ appoggiare palla sull’out di sx a Kvara che schiva e smarca con un colpo di tacco la sovrapposizione di Mathías Olivera che serve un assist preciso al millimetro sulla testa di un rapace mai domo che prende il nome di Victor Osimhen, consentendogli di siglare il suo 21º gol in campionato.

Il finale della trama di questa ennesima pellicola filmata da questi ragazzi lo firma Ndombele, il quale, servito dall’onnipresente georgiano, con un tap-in sigla serve il poker alla squadra di Juric evidenziando ancor di più lo strapotere azzurro anche in quel di Torino. L’insaziabile ingordigia partenopea che non smette di nutrirsi e divorare tutto ciò che gli capita davanti, alimentata anche dal folclore e dalla carica dei suoi tifosi che esultano ad ogni gol con la stessa intensità, la stessa passione di un bambino che non vede l’ora di scartare il proprio regalo. L’impeto travolgente, furente, ma allo stesso tempo commovente, da poter scorgere attraverso i loro occhi mentre sostenevano a gran voce le gesta di questa squadra nel giorno della festa del loro padre putativo chiamato Napoli, che quest’anno ha finalmente dimostrato di avere un unico leader: la consapevolezza dei propri mezzi.