Il Napoli stecca, ancora una volta, terzo 1-1 consecutivo tra Champions e campionato, dopo i pari con Genoa e Barcellona in casa infatti, è arrivato un altro pareggio a Cagliari, in un match che sembrava ormai vinto, e che prima non è stato chiuso, e successivamente è stato totalmente riaperto da Zito Luvumbo, che su un errore colossale della difesa del Napoli, ha tutto il tempo di controllare il pallone e calciare verso la porta. Con questo risultato il Napoli si distacca ulteriormente dal Bologna, ora distante 11 punti, 9 i punti di distanza dall’Atalanta, che è uscita nella serata di ieri con un pari da San Siro.

Cagliari-Napoli: lo schieramento tattico 

Cagliari (4411): Scuffet; Nandez, Mina, Dossena, Augello; Jankto, Makoumbou, Deiola, Luvumbo; Gaetano; Lapadula

  • In fase di possesso il Cagliari ha mantenuto un baricentro abbastanza alto (57m), portando gli esterni di centrocampo verso l’interno, alzandoli sulla trequarti, ed infatti 33m la larghezza media, con l’assetto tattico che si trasforma in un 4231, con Zito Luvumbo e Jankto al fianco di Gaetano sulla trequarti, alle spalle di Lapadula. In fase difensiva la squadra si abbassa, non schiacciandosi e mantenendo un’altezza di 49m, 451 in fase di non possesso, Gaetano si abbassa tra i due centrali accorciando la squadra e concedendo poco spazio per le transizioni azzurre sulla trequarti andando a riempire quella zona di campo.

Napoli (433): Meret; Mazzocchi, Rrahmani, Juan Jesus, Olivera; Anguissa, Lobotka, Zielinski; Raspadori, Osimhen, Kvaratskhelia 

  • Il Napoli allarga molto il campo in fase di possesso, 40m la larghezza media, con i terzini che affiancano Lobotka sulla linea di metà campo, e le mezzali che vanno a inserirsi nei mezzi spazi tra Osimhen e gli esterni offensivi. In fase difensiva la squadra passa ad un 442, totalmente differente l’ampiezza del campo creata dal Napoli, 25m la larghezza, con Raspadori che scala a centrocampo da mezzala aggiunta, e Kvaratskhelia che si avvicina ad Osimhen compattando la squadra e facendo densità in mezzo.

Cagliari-Napoli: i numeri del match 

Il match, come da previsione, ha seguito un andamento costante e lineare, con una squadra, il Cagliari, totalmente rinunciataria al possesso, che però fin quando ha retto fisicamente, ha pressato alto, e l’altra, il Napoli, che ha condotto la partita tenendo palla (71% di possesso) e cercando di costruire nel momento in cui la squadra sarda ha abbassato la linea e diminuito la mole di pressione che aveva effettuato fino a quel momento.

La squadra allenata da Calzona però, nonostante il possesso, ha faticato a trovare varchi e creare occasioni, nella prima frazione in particolare, dove il Cagliari ha alzato la linea sui 54m, tenendo un ritmo alto nella fase di non possesso e costringendo gli azzurri a girare palla principalmente nella loro metà campo (65%), ed infatti i due centrali sono stati particolarmente coinvolti nella manovra, a discapito di un centrocampo troppo isolato, in particolare Lobotka tenuto costantemente dal triangolo formato da Ranieri abbassando Gaetano in mezzo a Makoumbou e Deiola. Lo slovacco infatti è poco coinvolto (62 tocchi di media), gioca praticamente sempre spalle alla porta (0 passaggi chiave) e chiude il match con il 78% di precisione (92% la media stagionale). 

Nella prima frazione questo piano partita ha retto, grazie alla fisicità dei sardi, ma è nella seconda frazione che la formazione di Ranieri ha mano a mano perso campo e lucidità, arrivando a cedere spazio in particolare nei mezzi spazi sulla trequarti, il focus infatti del Cagliari nel secondo tempo è stato principalmente quello di tenere la catena di sinistra del Napoli, in particolare limitando Kvaratskhelia, che infatti chiude un match non al suo livello con poche giocate di qualità e tanta confusione tattica, Ranieri in fase di non possesso infatti ha creato una vera e propria gabbia sulla sinistra, con Nandez che parte terzino destro per poi salire ed affiancare Jankto e Makoumbou che si allarga, a quel punto grazie all’uruguaiano che scala a centrocampo il Cagliari ha praticamente sempre evitato situazioni di inferiorità numerica, ma soprattutto non ha praticamente mai dato spazio al georgiano per accentrarsi, relegandolo ad una partita di contenimento, e a catena Zielinski, anche il polacco ne ha risentito della morsa creata a sinistra dal Cagliari, abbassandosi di conseguenza e andando praticamente a giocare al fianco di Lobotka.

Kvaratskhelia:

Zielinski:

Nandez:

Gran parte infatti delle occasioni create, anche in occasione del vantaggio arrivano sulla destra, dove invece i sardi hanno concesso l’uno contro uno, e in pressing nel secondo tempo, con meno lucidità e prestanza fisica hanno subito le incursioni azzurre, come quella di Raspadori che poi ha portato al vantaggio momentaneo di Osimhen, ma altre due sono le grandi occasioni arrivate sulla destra nel secondo tempo, dove il Napoli ha costruito 1.23 xG (0.06 xG nel primo tempo), e stiamo parlando della palla gol di Politano che prova a prendere il tempo a Scuffet ma calcia largo e successivamente l’incursione di Simeone che prima salta l’uomo con una grande giocata e poi non vede Lindstrom in mezzo tutto solo e centra in pieno il portiere avversario. Rilevante soffermarsi su un aspetto della prima delle due azioni, quella di Politano, li il Napoli attua una strategia classica del Napoli di Spalletti, un principio che tanto ha dato nella scorsa stagione, e che anche questa volta, ha funzionato, ovvero la costruzione a sinistra e la densità portata dalla mezzala destra che si sposta dal lato opposto, per poi aprire sull’esterno a destra tutto solo, in pratica ci si sbilancia in fase di possesso sulla catena di sinistra, aggiungendo per creare superiorità in palleggio anche la mezzala posizionata originariamente a destra, a quel punto gli avversari saranno costretti ad andare uomo contro uomo e andranno a perdere un giocatore in marcatura dall’altro lato perché in aiuto sulla sinistra, una volta creati questi presupposti la palla passerà per i piede del centrale di centrocampo che girerà sulla destra, dove in questo caso si trovava Politano.

Come abbiamo visto, dei principi di gioco iniziano a intravedersi, come quest’ultima soluzione offensiva o l’uscita sulle mezzali che vanno in aiuto degli esterni, ma come ha ribadito anche Calzona nel post match, questa è una squadra che per eseguire tecnicamente bene, deve prima guarire, e mentalmente non è ancora pronta, i risultati e le continue delusioni di un’annata da dimenticare sono ovviamente il fattore primario, il gol subito a difesa schierata (4 vs 1) all’ultimo minuto su un lancio lungo (che non sarebbe neanche dovuto partire se Simeone avesse seguito in pressing), e con l’errore grossolano di Juan Jesus, è il simbolo di una squadra che psicologicamente tiene poco, e che alla prima difficoltà si scioglie, ma anche se la Champions diventa sempre più un miraggio, la stagione è da concludere e finire in crescendo mostrando una buona proposta di gioco potrebbe mettere le basi per un futuro prossimo più luminoso di una stagione in corso in cui niente finora ha funzionato.