Analisi Tattica: Napoli lussureggiante si sfrena contro il Sassuolo al Mapei
Nella terra di mezzo che si cinta la testa del tricolore, la Reggio Emilia della nazionale italiana diventa per una sera l'enclave d'azzurro Napoli dentro un turbinio di sensazioni mai sperimentate prima, grazie ad una squadra inorgogliente all'ennesima potenza. Con la vittoria scoppiettante contro il Sassuolo, d'ora in avanti la scaramanzia che anelita la napoletanità, cede il passo alla consapevolezza.
Il collettivo di Spalletti, glaciale nel suo ammaestramento di anime esagitate, per annichilire il Sassuolo nei primi 45 minuti non ha dovuto escogitare particolari sofismi tattici, perché dai piedi dei propri front men sgorgano elisir di fantasie inedite. Su tutti gli stoccatori Osimhen e Kvaratshkelia, due mostri di bravura che hanno fatto scacco matto con la dama di Serie A, la coppia goals meglio assortita d'Europa al momento con 31 reti gonfiate dal 15 Agosto al 17 Febbraio, per 13 volte a segno insieme nella stessa partita, sfondando il nastro delle più rosee aspettative.
La contesa di gioco vive di effervescenza nella sfrontatezza dei duelli individuali, con la scure di un centrocampo neroverde elastico, che depotenzia l'offensività di terzini e mezz'ali azzurre, osteggiate in zona palla con marcature ad uomo e raddoppi istantanei. Lobotka, solito leader tecnico, ha provato a costruire tra i due centrali, mettere meno in ombra la palla, cambiare versante e velocizzare la manovra per ostendere la pista d'attacco ad Anguissa ed Elmas - quest'ultimo prova due volte ad andare senza palla ma non viene servito - però la riga di tre del centrocampo avversario (Henrique, Lopez e Frattesi) con Defrel a fare perno alto di un rombo schiacciato e gli esterni a non isolarsi larghi, hanno destrutturato la manovra del Napoli, incentrato prevalentemente a riservarsi le scalate in avanti su attacco della profondità di Osimhen, anziché andare a cercare uomini tutti concentrati dove si sviluppa il gioco come attraversare un guado senza uscita.
Ma al dodicesimo, Kvara illogicamente apre le danze con un imprinting da fuoriclasse assoluto. Elmas viene a creare densità nella propria metà campo, permettendo ad Olivera di sganciarsi. Sul passaggio dell'uruguagio vagamente diagonale, si schiaccia verso la zona franca di centro campo, sintetizza la prima giocata con il controllo palla quasi fosse un rimbalzo controllato, assorbe la marcatura di posizione di Maxime Lopez e parte in solitaria, mandando fuori uso Zortea che provava a tallonarlo a tutto campo. Grazie a Di Lorenzo alzatosi a centrocampo, si libera una marcatura preventiva, inzia lo slalom placido a destrozare Laurientè in ripiegamento sulle terga del Georgiano che ondeggia sul terreno libero come una farfalla; tocca il pallone sotto la suola d'oro, un passetto con accorcio centripeto sulla palla col destro per eludere la contundenza di Erlic, orientamento a favore di calcio e col cavatappi affilato stappa la sfera sul palo corto. Meraviglia senza tempo del miglior giocatore azzurro. Una gemma incastonata nel muro del pianto della Napoli calcistica.
Venti minuti dopo tocca ad Osimhen vedere cose che agli altri sono precluse. A ranghi schierati, Rrahmani alza il baricentro a metà campo, e non vedendo concessibile lo scarico corto sui centrocampisti tutti con la marcatura di spalle, opta per la soluzione istrionica di lanciare palla addosso ad Osimhen con scarsa lettura dei centrali neroverdi. Il cigno di Lagos, strattona flebilemente il marcatore deputato Tressoldi, lo sbilancia quel tanto che basta a mangiare il fazzoletto di terreno sul bordo dell'area di rigore. Erlic lo bracca per serrargli ogni specchietto di proiezione visiva, ma l'istinto di Osimhen va oltre il pensiero labile. Ad un metro dalla linea di fondo campo, con il corpo inarcuato a proteggere il pallone, scaglia impetuosamente una saetta in diagonale che lascia di stucco l'impreparato Consigli, il quale, inavvertitamente, copre a stento il suo palo. Goal alla Osimhen, che fa 100 in carriera in 197 partite e ancora una volta riscrive le leggi della balistica.
Dirompente il centravanti del Napoli in ogni suo adire a fare cose, che pochi minuti prima con una giocata assimilabile, messo in ritmo palla al piede su rilancio di Rrahmani, aveva colpito il palo reo di avere eccessiva frenesia a far goal.
Seppur il Sassuolo s'inerpica a scavalcare la diga della difesa azzurra, prima il palo e poi l'offside obliterano la partita di un ottimo Laurientè, che sfuria in lungo e in largo, profittando delle elongazioni offensive di Di Lorenzo sulla sua fascia o sugl'assottigliamenti delle spaziatura tra i ragazzi della difesa del Napoli.
Anche nella ripresa i vantaggi migliori il Napoli se li procaccia con il pressing ultra offensivo dei centrocampisti, con Lobo a incidere lo spartito del ritmo, procurando sofferenze alla mediana e alla difesa emiliana.
È sempre il tuttofare maghetto slovacco che spunta negl'imbuti di campo a restaurare l'azione e pennella per le punte, come nella situazione di calcio in porta ancora di Osimhen (suoi 9 dei 16 totali della squadra) parata da Consigli sulla tracciante ricorsiva Rrahmani-Lobotka-Osi, un leitmotiv della gara.
Nel computo generale del match, le statistiche non premiano manifestamente la mole di gioco del Napoli, indotto dal Sassuolo ad arretrare, specie negli ultimi 20 minuti, concedendo agl'uomini di Dionisi un consuntivo di 11 tiri verso la porta di Meret, lasciando addirittura il 53% del possesso palla agli avversari - seconda volta in stagione.
Ciò implica scoprire 212 passaggi completati in meno ed anche il predominio della propria trequarti, per un finale di discreta tenuta, condito da un contropiede goal dell'impressionante Cholito Simeone, annullato per fuorigioco di Lozano autore del cross.
Con il successo fondamentale a Reggio Emilia, sfrenandosi nei momenti caldi della partita, il Napoli sbrana il campionato e vede le stelle, quelle della Champions contro l'Eintracht, ma anche quelle di una sera di Maggio per annunciare di nuovo "Si lo voglio" a tutto il mondo.