C’è tanto Napoli nel Gota del calcio internazionale, perché Osimhen e compagni splendono di luce propria nella serata delle stelle e piantano bandiera in Germania.

Un mix di bellezza e sfrontatezza guida gli azzurri in smoking bianco a Francoforte verso una delle piú poderose conquiste di ambienti impervi in terreni di gioco europei che la storia recente ci abbia consegnato. 

Malgrado l’incipit del match in tensione per l’assestamento e la ponderazione delle situazioni di gioco, la squadra sciorina un calcio magistrale, figlio delle idee in continua applicazione e mutazione, come una sinfonia che ha sempre nuovi acuti e lascia ammaliati e sazi.

Il Napoli alla Kommerz Bank Arena ha combinato attitudine a stare nella partita, dedizione a giocare senza pause e rimostranza di talento nei momenti opportuni; oltre che tatticamente e tecnicamente, ha sfiancato l’avversario mentalmente attraverso la miriade di soluzioni di gioco tentate e trovate.

L’otto volante di Spalletti ha attaccato con sagacia e acume d’ingegno l’arroccamento spregiudicato della retroguardia tedesca a diga della propria metà campo, setacciando zone libere di terreno e riempiendo gli spazi in maniera tanto efficace quanto prolifica, disertando la goleada solo per demeriti sotto porta.

L’impianto strategico rinvenuto nelle ultime uscite stagionali, é rimasto inalterato nei due assetti delle contendenti senza lesinare su nessun episodio, lasciando allo svolgimento della partita una propria linaritá e godibiltá, anche per mezzo di sviluppi di gioco concentrici all’inizio ed ariosi alla fine.

Come di consueto, la parte di screening delle posizioni avversarie, ha lasciato presto spazio all’iniziativa di transizione nevralgica del Napoli, che specie a inizio gara ha giogato con le distanze tra i reparti, contraendosi longitudinalmente a fisarmonica in base alla dinamica di trasmissione e smistamento della sfera con le stelline sopra. La squadra non si è mai scomposta, neanche quando gli avamposti alemanni hanno provato l'intemerata offensiva.

Napoli impunemente pavido sotto porta ma ugualmente ferale, grazie alla propulsione di esterni alti e terzini a gettito intermittente e una difesa goniometrica sin dal principio, che ha aiutato a tenere il baricentro alto per la quasi interezza del match tramando 715 passaggi, completati all’83%, quasi tutti nella metà campo dell’Eintracht.

Totem tattico della partita ragionata é capitan Di Lorenzo, blindato nel proprio orticello nei primi 20 minuti in attesa di coltivare aree piú estese di campo, finendo per arare la fascia e andando persino in goal. Alla mezz'ora, una sua lettura di primo imprinting a difesa schierata, crea in Lozano un aritmia che sfalsa le posizioni e da il là alle occasioni da goal. Il Chucky colpisce il palo in questa circostanza, poi Osimhen sulla scia del rimbalzo, trascendendo la disperazione, si guadagna un rigore, cestinato dal superbo Kvaratskhelia.

Lozano servito da
Di Lorenzo batte a rete ma colpisce il palo

Gli accorciamenti tra difesa e attacco sono stati minuziosi, permettendo ai marcatori a uomo francofortesi di girare a vuoto per rubare palla. E' il pressing a zona il vulnus della partita che il Napoli ha volutamente scelto di non mettere sul piano agonistico, sfruttando le caratteristiche migliori di ogni singola componente. Da un cliché abitudinario, il pressing e l'intercetto di Lobotka su un frangimento di passaggio Goetziano, procura l'assist filtrante per Lozano che felpa sul campo, deraglia la difesa in nero e manda in porta Osimhen con tutta la palla.

Lobotka intercetta il pallone e lancia Lozano nello spazio aperto alle spalle della difesa

Sempre Lozano - man of the match - come un cane sguinzagliato in uno spunto di attacco extra offensivo su N'dicka, destina ancora un goal speculare di Osimhen, annullato dal fuorigioco semi automatico, a cesurare la prima frazione con transizioni tutte verticali. Lo stesso messicano ricalcherà su Jakic il copione di aggressione anche sull'occasione face to face di Kvara con Trapp, fermato dal portiere tedesco da ultimo baluardo.

Di Lorenzo, in occasione del secondo goal, si tiene vicino all'azione nel suo sviluppo per andare a proporsi al tiro

Mentre il Napoli prende il largo sulla diatriba a centrocampo, Kolo Muani in raptus agonistico si fa espellere per entrata cieca su uno stellare Anguissa e per mezz'ora si srotola il monologo Napoli che efferatamente scorrazza in lungo e in largo. Il gol di Di Lorenzo scaturisce da un prologo simile a quello scritto contro il Sassuolo, stavolta il capitano, seppur senza compiti di coperture preventive sulla seconda linea, non sale immediatamente sulla ricezione di palla di Kvara da sinistra in un atteggiamento tattico lapidario nel 4-3-3.

Secondo goal da manuale del calcio in piena area Schengen con libero sdoganamento di passaggi a titolo d'autore. Creatasi la densità di uomini sulla trequarti il Napoli con precisone certosina, delinea una cortina di passaggi ad alto tasso tecnico, che retrocede fuori posizione la difesa dell'Eintracht, porta 5 giocatori in area e culmina proprio con il tacco di colui che l'azione l'aveva iniziata, Kvara, per l'accorrente capitano del Napoli, con un sinistro al diapason sul secondo palo in corsa.

Anche se in totale predominio, e con qualche rotazione finale, sul finire di match si corre il rischio di sbragarsi sugl'attenti e Kamada ha un occasione inane per far goal, non fosse altro perché l'unica del Francoforte.

La prima vittoria in un ottavo di Champions League per il Napoli sentenzia la superiorità enorme della generazione del quinto ciclo millennial, il più forte del club. Imprimatur di cui la squadra si è auto investita da quando giocatori e allenatore hanno capito che non serve sognare di essere i più forti se puoi aspirarlo immediatamente.