La trasposizione in anime de L'Attacco dei Giganti è giunto al tanto agognato termine. La più grande metafora sulla guerra e i suoi orrori. Sulla resilienza dell'essere umano e le sue più grandi debolezze celata sotto le mentite spoglie di uno shōnen. Il tutto, culminato in un finale tragico, che non lascia alcuna speranza per l’essere umano incapace di imparare dai propri errori. Nemmeno al cospetto del terrore più puro.

Disclaimer obbligatorio: il seguente articolo contiene spoiler su tutte le stagioni/capitoli de L’Attacco dei Giganti. Se non si è a pari con la lettura o la visione, è fortemente sconsigliato andare avanti.

L'Attacco dei Giganti e l'impatto sulla cultura pop

L'Attacco dei Giganti è stato un viaggio lungo quasi dieci anni, che parte dalla messa in onda del primo episodio nell'aprile 2013 e che ha trovato la risoluzione nel primo weekend di novembre 2023. L'anime è tratto dall'omonimo manga di Hajime Isayama, uscito circa quattro anni prima e che si è concluso invece nell'aprile 2021.

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Il trailer della conclusione de L'Attacco dei Giganti. Credits: YT Crunchyroll.

Una delle opere giapponesi di maggior successo, che è riuscito nel tempo ad appassionare milioni di persone al grido di shinzou wo sasageyo. Nella notte tra sabato 3 e domenica 4 novembre, è andato in onda l'ultima serie di episodi che hanno concluso l'anime di Shingeki no Kyojin (titolo originale dell'opera), la cui popolarità e attesa ha ricordato i momenti topici di Game of Thrones - serie con la quale ha tanti punti di contatto. Dal manga sono stati tratti, oltre che l'anime, anche una serie di lungometraggi, OAV, spin-off, videogiochi e, come da buona tradizione nipponica, una valanga di merchandising che hanno invaso in breve tempo tutto il mondo.

Nel 2022, si contavano più di 110 milioni di copie vendute, piazzandosi al quindicesimo posto della classifica dei manga più venduti di sempre. Un numero destinato sicuramente a salire, considerando quanti si avvicineranno al manga dopo la fine dell'anime. Per Kodansha, l’editore, si tratta del successo più grande di sempre. Un manga che ha salvato la casa editrice dal probabile fallimento, registrando un +18% sugli utili al primo anno di pubblicazione.

Al di lá delle vendite, ciò che è diventato iconico della serie sono certamente il character design dei personaggi, ma soprattutto le musiche. All’interno della serie, il comparto tecnico è sicuramente di primissimo pelo. A farla da padrone, però, ce la colonna sonora capace di accompagnare ogni scena alla perfezione. Tra tutte, è memorabile l’opening della seconda stagione: Shinzou Wo Sasageyo, dei Linked Horizon.

La mano destra al cuore nell'oramai celebre saluto del corpo di ricerca al grido di sasageyo in L'Attacco dei Giganti.
La mano destra al cuore nell'oramai celebre saluto del corpo di ricerca al grido di sasageyo in L'Attacco dei Giganti.

Il legame con Game of Thrones è fortissimo, già a partire dai primi episodi. Non si fa nemmeno in tempo ad affezionarsi ai personaggi che li si vede morire nei modi più brutali possibili. La narrazione è disseminata di misteri, intrighi politici, tradimenti e colpi di scena. Per finire, la minaccia dei giganti, così come quella dei white walkers in GoT, altro non è che un pretesto per raccontare quanto miserabile sia l’essere umano.

Il pessimismo di Isayama nei confronti dell’uomo

In L’Attacco dei Giganti, è il pessimismo a essere protagonista. Quello degli uomini, inizialmente relegati all’interno di spesse mura nella speranza che possano proteggerli dalla minaccia esterna. L’essere umano è in gabbia, senza alcuna possibilità di essere liberato. Perché quando questo accade, quando si riesce a conquistare anche un solo centimetro e a uccidere quanti più giganti è possibile, il sacrificio in termini di vite umane è altissimo.

L’occhio con il quale è visto spesso il Corpo di Ricerca dai cittadini all’interno della serie, è infatti la metafora del pessimismo dell’autore nei confronti della loro condizione. Uno spreco di soldi, una follia, un vano tentativo di riappropriarsi di qualcosa che è insito nella natura umana e che è tanto bramata dal protagonista della storia, Eren Jaegar. Ma fuori dalle mura non ci sono soltanto nemici:‘c’è il bosco. E oltre il bosco, un bosco ancora più grande e nemici ancora più spaventosi dei giganti: altri esseri umani.

Il momento della presa di coscienza di Eren in L'Attacco dei Giganti: diventare oppressore per liberarsi dei suoi oppressori.
Il momento della presa di coscienza di Eren in L'Attacco dei Giganti: diventare oppressore per liberarsi dai propri oppressori.

La ricerca della libertà non porta alla libertà

L'oppressione, la privazione della libertà, l'impotenza nel poter combattere qualcosa che rappresenta una minaccia, ma nemmeno la si conosce. Tutti temi accostabili al nazismo, alla Seconda Guerra Mondiale. Il tutto, raccontato sottoforma di continue metafore e simboli. Eren Jaegar vede morire la madre sotto i propri occhi, divorata da un gigante che poi si scoprirà essere la prima moglie del padre, Grisha, e quello sarà il motivo per il quale dichiarerà di voler sterminare tutti i giganti ed essere finalmente libero. Lo stesso Eren che vedremo poi essere divorato da un gigante, durante le prima fasi della storia.

Uno shock per il lettore, proprio come fu la morte di Ned Stark nell'episodio nove della prima stagione di Game of Thrones. In quel momento, il pessimismo di Isayama raggiunge picchi altissimi. Lo sconforto provato dal lettore è paragonabile a quello di Mikasa che si arrende all'ineluttabile destino dell'uomo: soccombere alla minaccia, restare inermi dinanzi allo sterminio di ciò che resta dell'umanità.

Il significato profondo de L'Attacco dei Giganti

Ma proprio in quel momento, si vede l'arrivo di un gigante mai visto prima. Un gigante diverso. Senziente. Un gigante che comincia a combattere contro altri giganti, in primis quello che minacciava la vita di Mikasa. In quel pugno sferrato, c'è tutta la ferocia di secoli di oppressione. C'è la rivalsa dell'oppresso nei confronti del proprio oppressore. Il lettore non può fare altro che esultare, perché, per una volta, l'umanità ha speranza. Quel gigante si scopre essere Eren. E qui comincia la narrazione nascosta de L'Attacco dei Giganti, quella per la quale non è possibile ridurre quest'opera sotto il termine di shōnen.

Riferimenti più che espliciti alla Seconda Guerra Mondiale nella opening della quarta stagione de L'Attacco dei Giganti.
Riferimenti più che espliciti alla Seconda Guerra Mondiale nella opening della quarta stagione de L'Attacco dei Giganti.

Il nazismo in L'Attacco dei Giganti

Dapprima, i giganti sono visti come una minaccia da sterminare. Poi, si scopre che gli esseri umani possono trasformarsi in giganti. E, una volta raggiunta la cantina, non solo si viene a sapere che in realtà i giganti sono esseri umani, ma che è stato l'uomo stesso a mettere in gabbia i protagonisti. Per secoli, quindi, gli uomini non hanno fatto altro che combattere contro se stessi.

Why don't presidents fight the war?
Why do they always send the poor?

B.Y.O.B., System of a Down

L'uomo non è vittima di se stesso, ma dei governi. Di coloro che orchestrano e muovono i fili dietro le quinte. Di quelli che restano nei palazzi a gozzovigliare, mentre i poveri, per l'appunto, vanno a combattere guerre senza nemmeno sapere perché o, peggio ancora, sotto lo scudo di ideologie fasulle scientemente impiantate per assoggettare moralmente il più debole. Ed è così che fanno i marleyani nei confronti degli eldiani: li convincono di essere unti dal peccato capitale della loro nascita, di doversi redimere attraverso una vita da armi, da strumenti, da carne da macello. Il nazismo e gli ebrei, nemmeno velatamente celato da Isayama.

Il più grande nemico dell'uomo è l'uomo stesso

Ma la narrazione continua a crescere e mutare sentimenti e sensazioni del lettore. Poco prima, ci eravamo lasciati dicendo che il nemico al di là dei boschi era diventato l'essere umano stesso. Ma dopo aver imparato che i giganti, alla fine, sono proprio esseri umani, si viene poi a scoprire che gli altri esseri umani - quelli al di là del mare - non sono altro che le ennesime vittime del sistema guerra. Ognuno è mosso da motivazioni giuste. Col proprio scopo e il propio dovere. Con le mani sporche di sangue. Nessun innocente, ma, parimenti, nessun colpevole.

L'uomo è sempre uomo, che si trovi su Paradis o su Marley. Che sia eldiano, gigante o marleyano. L'uomo non è sbagliato, ma è soltanto la guerra a esserlo in questo continuo ribaltamento di prospettiva che porta ad affezionarsi prima ai protagonisti, poi ai giganti e infine ai nemici marleyani.

Reiner Braun: uno dei personaggi meglio caratterizzati e che meglio descrivono la filosofia de L'Attacco dei Giganti.
Reiner Braun: uno dei personaggi meglio caratterizzati e che meglio descrivono la filosofia de L'Attacco dei Giganti.

Il significato del finale de L'Attacco dei Giganti

Isayama riesce, tra alti e bassi, a tirare i fili di una narrazione stratificata e complessa. Lo fa con un finale giusto, normale. Non ci sono colpi di scena particolari: accade esattamente quello che si pensasse potesse accadere, arrivati a un certo punto della storia. Accade l'inevitabile. Il sacrificio di Eren, però, è stato del tutto vano. Ed è proprio questa la potenza del finale de L'Attacco dei Giganti. Eren ha passato la sua adolescenza a combattere i giganti, diventando prima uno di questi, per poi spostare l'attenzione verso i nemici al di là del mare. Eren ha passato quindi il resto della sua vita a combattere i proprio oppressori, divendando infine anch'egli oppressore.

Il fallimento di Eren

Si è sacrificato, ergendosi al di sopra degli uomini e dei giganti, mostrandosi come la minaccia più grande da combattere per unire tutti i popoli del mondo. E se inizialmente il suo piano sembra funzionare, sono le ultime tavole (quelle uscite successivamente nel Tankōbon) a ribaltare completamente il significato del suo sacrificio, rendendolo nullo. Nelle ultime scene, infatti, si vede il tempo scorrere. Mikasa che porta dei fiori sulla tomba di Eren. Successivamente, Mikasa che si fa seppellire insieme al suo amato. Forse Armin che va a far visita ai due compagni di avventura.

L'inevitabile natura dell'uomo

E infine, la guerra. Nuovamente la guerra, in un circolo vizioso dal quale l'uomo non sembra essere in grado di sottrarsi, secondo la visione tragica e priva di speranza di Hajime Isayama. Nell'ultima immagine, si vede un ragazzo con un cane davanti a un albero che ricorda tantissimo quello nel quale cadde Ymir e che diede inizio a tutto.

La distruzione di Paradis in una delle pagine finale del Tankōbon de L'attacco dei giganti.
La distruzione di Paradis in una delle pagine finale del Tankōbon de L'attacco dei giganti.

Il tempo non è altro che un cerchio. Ciò che è stato, continuerà a essere, a ripetersi all'inifinito. Perché il problema non è il tempo, ma la natura dell'essere umano. La denuncia più grande del mangaka, il lascito più complesso, tragico e deprimente. L'essere umano non riesce a concepire un mondo senza guerre, nemmeno quando dinanzi si è palesata la minaccia più grande della storia.La battaglia contro Eren è stata la Seconda Guerra Mondiale.

E la storia ci insegna che, da quel momento, l'uomo ha continuato a combattere non per la libertà come invece era nelle intenzioni di Eren, ma perché è insito nella propria natura immutabile e bestiale.