Chi racconta il gioco del calcio e gli avvenimenti ad esso connessi gode di un privilegio più unico che raro, e cioè la possibilità di esprimere attraverso la scrittura non solo una news o l’evento del momento, ma anche un’informazione fatta di emozioni e sensazioni, una particolarità che spesso ti coinvolge prima, durante e dopo la manifestazione. E questa sera Napoli-Roma è stato il perfetto connubio di tutto questo, una equilibrata fusione tra sentimenti, passione e professione.

Sono napoletano e vivo a Roma dal ’98. Da anni osservo le bellezze di questa città e quanto essa è in grado di poter offrire. Tra fascino e mistero, odo ciò che le strade possono raccontare; lo fanno attraverso i commenti, le parole, le gioie e i dolori di un popolo verace, e soprattutto mediante l’espressione esclusiva del tifoso giallorosso, quello sano, autentico, che sin dalla nascita vive per amore di questa patria e, soprattutto, per amore dei propri Senatori, a prescindere dai risultati maturati sul campo.

Da 25 anni, invece, sento questo match da emigrante, il derby del sud, e ogni volta come un rituale, cerco di udire il suono della mia terra, i colori della mia città, cerco di vivere Napoli ma lontano da Napoli, a tal punto che, come per magia, la mia dimora diventa il Maradona, disponendomi in tribuna pronto ad ammirare i miei undici titolari azzurri, belli e vittoriosi così come ormai sono abituato. 

Ecco… calcio di inizio e si parte.

Pochi minuti di gioco sono sufficienti per comprendere, ormai, che la costante resta invariata, quella degli uomini allenati da Luciano Spalletti, sempre in simbiosi in ogni reparto, un gioco a scacchi ormai consolidato, dove ogni movimento in campo detta la mossa successiva. Dall’altro una Roma attenta a non concedere troppo all’avversario e, al contempo, pronta ad infliggere il colpo letale.

Come da prassi il Napoli comincia col 4-3-3, con Osimhen predisposto ad infoltire il proprio bottino da goleador e capocannoniere coadiuvato dal rientro di Kvara dal primo minuto al posto di Elmas.

Per la Roma, invece, la presenza di Dybala e Abraham in attacco, per consolidare la posizione di quiete in classifica e assicurarsi il posto in Europa. Fuori dai giochi, ahimè, Nicolò Zaniolo, non convocato e ipoteticamente fuori da ogni progetto societario.

Un inizio di gioco che scandisce il giusto equilibrio tra le compagini, con una Roma messa bene in campo, molto attenta e raccolta ma che subisce un primo squillo di tromba al 4’ su tiro di Kvara.

Trascorrono altri 7 minuti ed è brivido anche per gli azzurri, causato da uno strano intervento di testa di Kim che rischia l’autorete.

L’urlo del Maradona non si fa attendere, quando al 17esimo minuto una vera e propria magia di Osimhen, trapassa la porta avversaria: stop di petto palleggio e tiro al volo nel set. Che Gol!

Al 37’ occasione della Roma su tiro di Dybala ma nulla di fatto. Il primo tempo si conclude con una gran parata di Meret su tiro ravvicinato di Spinazzola.

Nella ripresa la Roma rafforza il reparto offensivo con l’ingresso in campo di El Shaarawy al posto di Spinazzola.

Le occasioni non tardano a venire. Prima il Napoli al 54’ con Kvara, ma uno stop sbagliano gli nega la gioia del gol. Botta e risposta con Pellegrini qualche minuto dopo, ma anche in questo caso, nulla di fatto per il centrocampista giallorosso.

Occasione Roma al 60esimo con Cristante, che induce Meret al miracolo, risponde qualche istante dopo Lozano che impegna in una gran parata Rui Patricio.

Al 74’ El Shaarawy gela il Maradona, che entra in anticipo su Lozano. 1 a 1 ed è palla al centro.

Trascorrono 10 minuti e Simeone, chiamato in causa da Spalletti, fa tremare lo stadio con un gran gol di sinistro dal limite.

Napoli-Roma 2-1… e che finale

Finisce 2-1 per il Napoli. Decide, nel finale, il gol capolavoro di Simeone.

I meriti vanno di certo ad un allenatore che opta di sostituire il capocannoniere della serie A con colui che ha regalato il gol partita. Ed ora è come rivivere, nell’immediato, il big match di Napoli Juve, bello, inaspettato entusiasmante e inverosimilmente gioioso.

Ora, alla prima dal giro di boa, solo l’Inter è a -13. Perde ancora il Milan che, come un kamikaze, tralascia di fatto i sogni scudetto.

Dentro di me ora coesiste un clima di festa, di certo nota stonata in un contesto appena fuori dalle quattro mura di casa, dove regna un silenzio assordante ormai rassegnato agli eventi attuali e forse, previa una svolta, anche a quelli futuri.

È proprio il caso di dirlo, Quanto sei bella Roma quand’ è sera…. Così Antonello Venditti in un celebre verso ricorda lo splendore di questa città e stasera, in questo silenzio, Roma, per chi tifa Napoli, è più bella che mai.


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