I top player di oggi snobbano le Nazionali
Anni fa i calciatori avrebbero venduto cara la pelle per giocare un Europeo e soprattutto un Mondiale. Era il loro unico, vero, obiettivo. Arrivavano alla competizione nel pieno della forma, avendo contezza che quella era la più importante vetrina della loro vita. La più incredibile esperienza. Il torneo per cui tutti i sacrifici fatti da piccoli venivano riconosciuti.
Le più belle storie di calcio ruotano attorno a quei mesi, poche discussioni. Oggi, purtroppo, non è più così. Campioni nei rispettivi club di appartenenza, cugini lontanissimi in Nazionale. La lista è lunga da anni. Lunghissima. Calciatori super pagati che non capiscono, forse, che nemmeno la Champions è minimamente paragonabile ad un Europeo o ad un Mondiale. Ed infatti se sbirciamo i calciatori più forti delle loro rispettive epoche, si capisce chiaramente perché vengono ritenuti tali.
Pelè, Garrincha, Maradona, Romario, Zidane, Ronaldo il fenomeno, Messi. Poi ci sono eccezioni, come Roberto Baggio che fece il Mondiale americano del 1994 da assoluto fuoriclasse, così come Cruyff nel 1978, che non riuscirono ad alzare la Coppa. Ci discostiamo con forza da quella parola ormai tanto sdoganata che piace a tutti: "fuoriclasse".
Usata sempre più spesso per bravissimi calciatori che però nulla hanno a che vedere con i veri fuoriclasse che hanno fatto la storia di questo bellissimo sport. Uomini, prima che calciatori, che hanno lottato con la loro anima per la patria, per il popolo, per loro stessi, per i compagni di squadra. Leader irraggiungibili, restati negli annali e soprattutto nella mente di interi popoli che li hanno trasmessi di generazione in generazione. Protagonisti di storie raccontate da padre a figlio con le lacrime agli occhi.
La "colpa" di tutto questo è forse ascrivibile ai loro guadagni o/e al cospicuo numero di partite in una stagione, tanto da arrivare alla competizione in modo quasi imbarazzante. Ma quello che manca è la fame negli occhi, è la ricerca della gloria. E non è una questione di nostalgia dei bei tempi, ma un dato di fatto.
Soprattutto per questo assistiamo a delle competizioni sempre più povere tecnicamente e di "storytelling". Tranne rari, ormai rarissimi, casi. Come ad esempio Cristiano Ronaldo, vincitore di EURO 2016 col suo Portogallo. Un atleta verso la quarantina, che ha vinto ogni cosa e che ha un conto corrente come pochi, che piange per un rigore sbagliato con la maglia del suo paese. Questi sono i Fuoriclasse.
Affare per pochi. Anzi, pochissimi nella storia. Preserviamoli sempre. Ricordiamoli nei racconti di sport. Perché la direzione che il calcio sta prendendo offrirà davvero le briciole nel breve futuro. Purtroppo.