All'ombra della mole, Il Napoli suona la trentaquattresima sinfonia tra Serie A e Champions League nella terra natia del maestro Ezio Bosso, che da cotanto splendore calcistico, diventato arte, avrebbe tratto ispirazione per un componimento sonoro di puro incanto e in ambito letterario, il torinese Cesare Pavese un motivo in più per scrivere un distico elegiaco dai sentori fastosi.

Fantastica interpretazione della partita dei 15 scesi in campo, scelti complessivamente da Spalletti, in una tenace esibizione di talento che imbimbisce i carneadi di Juric, realmente in partita per appena 20 minuti, grazie ad una compattezza azzurra sempre più insfaldabile e il solito campionario di giocate in rapida sequenza.

Azzurri immediatamente esecutivi grazie ad una profilazione del gioco in orizzontale e l'attendismo del Torino, schierato a 5 in terza linea con uscite solo per scalate in avanti sotto palla, conficcando le due mezz'ali Vlaśic e Radonic ad ovattare lo spettro di Lobotka e raddoppiare assieme al centrocampista sul portatore a centrocampo.

Torino alza il terzo di difesa per liberare una linea di passaggio a centrocampo

Anche in questa occasione gli uomini di Spalletti non hanno lesinato neanche una goccia di sudore in campo, impedendo a priori qualsiasi tipo di invettiva fisica dei granata sui punti nevralgici del gioco - come d'uopo - per disattivare l'effervescenza dei calciatori cardine del Napoli.

Il centrocampo si è elasticizzato particolarmente ad inizio gara, con la velleità di antecedere il passo sullo scarico di palla di Ricci e Linetty, sempre pronti a rompere la linea per incedere sulla trequarti. Di fatto se la difesa, portentosa, ha tenuto a bada gli avanti torinisti con un'allineamento coopernicano, i pericoli migliori sono arrivati proprio dai due mediani di Juric, che nel rinculo a palla coperta sulle incursioni a sinistra di Vojvoda, hanno trovato piazzolla sdoganata per sfoderare il tiro.

È stato Radonjic a creare leggero disagio in principio, con la sua tecnica e la capacità di venire incontro dopo aver schiacciato Di Lorenzo verso Rrahmani, per disegnare le condizioni di apertura in fascia di Vojvoda, ma le preventive di Anguissa, Zielinski e Lobotka hanno creato la densità giusta, anche in area di rigore, per non consentire a Sanabria, Vlasic e Singo di colpire dentro il perimetro.

Altra opportunità paventata da Juric per offendere il Napoli, è stata alzare l'intermedio di difesa Gravillon e talvolta Rodriguez, verso il centro del campo, per dare adito a Linetty o Ricci, di non ricevere palla e doversi orientare con il corpo per smistarla a lunga gittata, ma baipassare una prima pressione di Lobotka ed avere uno scarico vicino per sviluppare in verticale.

Radonjic prova il tiro, servito da Ricci in verticale

Spesso, è uscito in chiusura preventiva Rrahmani per depistare il circuito di gioco del Torino centralmente, in una fantomatica ideologizzazione del ruolo di difensore che a suo rischio, scopre la palla a uomo per creare superiorità numerica, ormai sempre più concreta.

Rrahmani esce su Gravillon a Centrocampo

Le sfuriate di Lozano a prendere il fondo, con Anguissa e Di Lorenzo a marcargli il passo, hanno favorito il corner per il primo goal da angolo dell'incontenibile Osimhen, che salta dove nessuno può. Sontuoso però il fendente della squadra sul rigore guadagnato e trasformato da Kvara per il 2-0.

Fenomenale Kim che esce palla al piede e semina il panico fino all'area opposta, scarico su Oliveira che trova i tre attaccanti già schierati in diagonale per ricevere il cross dalla sinistra con Kvara, premonitivamente più convergente verso il vertice; pallone per Lozano anticipato, che finisce proprio sui piedi del calamitante Georgiano che abbozza il tiro a mezz'aria prima d' essere steso da Linetty in ritardo e da dietro. Penalty intoccabile e altra giocata d'insieme che soverchia gli schemi difensivi altrui.

Kvara si prepara al tiro in area ma viene steso da Linetty

Il Napoli di Spalletti è il paradigma della modernità calcistica, un furoreggiante complesso di artisti del gioco che ammalia con il ritmo e la tecnica, nel perpetuo sapiente utilizzo di spazi e pallone. Testimonianza è il gol del 3-0 con trasversalità dell'azione partita in impostazione con Di Lorenzo, che ramifica la proiezione verso il centro in semiprogressione, con l'aiuto di Anguissa a sganciarlo dentro il campo, palla sull'accorrente, mai fuori tempo, Kvaratskhelia che con il tacco spettacolarizza la sovrapposizione in corsia di Oliveira, cross perfetto sul palo lungo e Osimhen implacabile in volo fa 21 in Campionato, 12 solo con la testa.

Kvara serve di tacco Oliveira per il cross dello 0-3

Infine reiterato e quanto mai efficace lo scavalcare la seconda linea di campo a favore del mai domo Osimhen, che in questo caso intontisce Schuurs e favorisce di nuovo la corsa di Kvara in zona centrale, stavolta altruista e intelligente a servire Ndombelè per il primo goal in campionato del franco-congolese. Doppia cifra tra goal e assist per Kvaratskhelia in Serie A - (l'ultimo a riuscirci era stato il brasiliano Diego Ribas da Cunha nel 2006-7) - uno dei giocatori attualmente più forti del mondo.

La lavagna statistica fuga ogni dubbio su chi ha diriso la contesa a proprio appannaggio, grazie a più del 50% in possesso palla, in duelli aerei vinti e palle contese vinte, 6 tiri in porta contro i soli 2 del Toro, frutto di 17 contrasti vinti, 14 chiusure difensive e circa 11 palloni recuperati dai piedi avversari. Napoli troppo forte per questo volenteroso Toro.

Al 'grande Torino' un enclave partenopea di nuovo presente in gruppo, intima in afflato lirico all'Italia tutta d'aizzare bandiera bianca contro questa squadra senza precedenti. Al traguardo della fascia tricolore manca uno scatto di 6 partite e tutti i tifosi vogliono correre di fianco al Napoli.