Quanta stima nutrivo nei tuoi confronti, caro Luciano. Sconfinata, vera, pura. Stima che parte da molto lontano, quando calcavi i campi empolesi e, dopo pochi anni, andasti ad Udine. Che genio. Idee nuove, futuristiche, studiate, dettagliate. Uniche.

Un precursore dei tempi che solo in uno stato così perdutamente conservatore ha avuto una carriera al di sotto delle aspettative. Perché potevi stare allo stesso tavolo dei più grandi. Anche se, in tutta onestà, per me ti puoi sedere anche prima dello scudetto napoletano.

Quanta stima, caro Luciano. Tanto da difenderti con le unghie e con i denti contro una piazza che ti ha etichettato molto presto. Napoli ha questo brutto vizio. Pretendono da altri cose che a loro stessi non chiedono. Quanta fatica ho fatto, caro Luciano. Immane, non quantificabile. "L'eterno secondo" o "il perdente di successo" erano solo la punta dell'iceberg di tutto ciò che ti è piovuto addosso per un terzo posto dopo due anni di Europa minore.

Etichette che con cura maniacale hai conservato. Per poi rivendicare a scudetto avvenuto a chi di dovere. L'hai fatto coi tempi giusti, caro Luciano.

Ora non è più tempo per questi rancori. Anche perché non ho ben capito per quale motivo hai lasciato Napoli non rispettando il tuo contratto, che hai strappato quando questo sistema calcistico, inconcludente e abbastanza mediocre, ti aveva abbandonato al tuo destino. Pensavo fossi "rivoluzione" molto più dell'altro toscano, nei cui occhi si leggeva chiaramente che cercava altro nella vita e non la gloria, come lasciava intendere.

L'ho scritto in estate che Gravina se non ti avesse scelto per il post Mancini sarebbe stato grave. Gravissimo. Inaccettabile. Ed Aurelio De Laurentiis, caro Luciano, ti ha lasciato andare nonostante lettere e dichiarazioni. Di questo dagliene atto. Proprio non riesci a perdonare nulla, caro Luciano. Così tanto che spari sulla croce rossa. Perché oggi ti conviene, perché per uno con il tuo carattere non esiste cosa più brutta di entrare nel dimenticatoio.

Sappi che questa piazza non ti dimenticherà mai. Non serve schiacciare con un piede tutto ciò che ti ha reso di nuovo grande solo perché oggi non se la passa bene. È scorretto. È infantile. Denota insicurezza.

Quanta stima, Luciano. Ero convinto che l'uomo, prima dell'allenatore, fosse diverso. Invece, temo che a Coverciano ti abbiano fatto il lavaggio del cervello e che tu abbia accettato senza alcuna discussione. Sempre per il vecchio detto che "il potere logora chi non ce l'ha".

Ora ne sei in possesso, ma non lo sai gestire. Basterebbe un piccolo manuale di comunicazione per capirlo. Ed anche un piccolo manuale di correttezza. Così rischi solo brutte figure, caro Luciano. Perché qualcuno davvero poteva credere alla "grande bellezza" salvo poi scoprire il segreto di Pulcinella. Il calcio è fatto di uomini, dovresti saperlo bene. E gli uomini non sono macchine. Sono emozioni, sensazioni, pugni sul banco, istinti.

Chi meglio di te lo poteva capire? Invece no. Non l'hai capito. O meglio, sei cambiato. Per quanto mi riguarda in peggio. E me ne dispiaccio, perché quando a deluderti è l’uomo per cui si prova una stima smisurata non puoi far altro che prenderne atto: voltare pagina, andare avanti.

Vai avanti Luciano, il passato parlato e criticato non ti fa minimamente onore. Un tuo profondo ammiratore, da sempre.


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