header logo
Antonio Conte
Antonio Conte

8 punti nelle ultime 7 partite. Dopo Napoli-Juventus, con quel secondo tempo al limite della perfezione, nessuno si sarebbe aspettato un fase calante così potente. Nessuno, nemmeno i più catastrofisti. Passare da quel secondo tempo contro la banda Thiago Motta ai secondi tempi di Como e Venezia pone molti interrogativi, che difficilmente troveranno una risposta equa ma soprattutto reale.

Anche l'euforia, l'entusiasmo, da parte del tifo è sensibilmente diminuita, quasi come ad attendere il prossimo passo falso e il largo della nostra competitor principale, cioè l'Inter di Simone Inzaghi. Una fase di crescita, condita da ben 7 vittorie consecutive, naufragata nella successive 8, nelle quali si è trovata la vittoria la miseria di una sola volta.

Errori e responsabilità

Le responsabilità vengono ripartite in base a simpatie ed antipatie, passato e presente, con l'occhio costante a Parigi perché "chi ama non dimentica" (sic). Ma se è vero il detto che "si vince tutti insieme", è vero anche che "si perde tutti insieme". Perché si, è verissimo che Giovanni Manna, dopo il mercato di riparazione di gennaio, si è assunto la responsabilità ma ha anche detto, successivamente, che il "reale obiettivo del Napoli non è lo scudetto". Così come il tecnico Antonio Conte, che da fine gennaio ha usato stranamente una comunicazione che ha cozzato con le sue precedenti, senza dare mai la sensazione di essere felice a Napoli, di aver sposato in pieno il progetto, di sentirsi parte integrante del futuro.

Attenzione ai dettagli

Guarda caso, dopo questi eventi il Napoli è calato. Non c'è più la voglia di azzannare la partita, di dare le testate al pallone da terra (vedi Cholito), di rincorrere l'avversario fino a casa sua per non farlo crossare. In una corsa scudetto, in una cavalcata punto a punto, la differenza la fanno i minimi dettagli. Anche quelli che possono sembrare insignificanti. Che creano armonia, bellezza, sicurezza. Che si trascina in ogni componente, dalla piazza agli addetti ai lavori. Invece è come se si fosse giocato al tressette a perdere. Visti i protagonisti, possiamo candidamente dire che siamo al limite del ridicolo.

Ma nonostante questo, il Napoli è lì, in un campionato che sembra più la corsa degli asini che dei cavalli di razza. 8 punti in 7 gare, in un torneo competitivo, avrebbero fatto scivolare gli azzurri a distanza siderale. Invece i punti sono solo 3 tra Conte ed Inzaghi, a 9 gare dal termine. Bisogna crederci fino all'ultimo istante dell'ultima partita, cercando inevitabilmente di invertire il trend e finire il campionato in crescendo. Questo è l'aspetto più importante oggi, più dello scudetto. Per fare questo, con ogni probabilità Conte deve dare credito alle sue stesse parole: "nessuno ha il posto fisso, gioca chi merita". Lo facesse sul serio, perché questo rischia di essere l'anno delle parole al vento e del "detto e non detto".


💬 Commenti