Luciano Spalletti, colui che a Napoli ha trasformato i sogni in realtà, regalando al popolo azzurro la gioia del terzo scudetto, ha ufficializzato a Coverciano, in occasione della premiazione come miglior allenatore dell’anno, di volersi astenere dal terreno di gioco per concedersi un anno sabbatico.

A volte ci separa dal troppo amore’. Queste sono state le sue parole che sintetizzano innegabilmente passione, sensibilità e appartenenza che il mister possiede per questo sport ma che, evidentemente, non cela il sacrificio da compiere per la pressione e fatica accumulata nel corso di questi anni.

È palesemente vero, la parola passione come quella di amore sono legate al sacrificio, inspiegabilmente, perché l’effetto non giustifica la causa, ma nella realtà dei fatti è sempre stato così.

Ed è quanto accaduto anche al mister friulano, capace di fondersi naturalmente in un contesto come quello di Napoli. Ma come è possibile che un uomo, originariamente di natura diversa, sia riuscito a creare un connubio praticamente perfetto e in simbiosi con una passionale città del sud?

La risposta è semplice e sta proprio nella testimonianza durante le sue svariate interviste e dichiarazioni, mai preannunciate e scontate, dai concetti surreali e, al contempo, in perfetta sintonia con una ‘surreale’ realtà più viva che mai: Napoli, dove l’amore e passione, accostate al sacrificio, rappresentano il cuore pulsante di un popolo, alquanto verace e soprattutto esigente, così come verace ed esigente è stato Spalletti, a cui tutto il popolo napoletano non può fare altro che ringraziare per quanto di bello, buono e sano ha eseguito per questa città.

Ora si pensa al futuro, tanti i nomi accostati come suoi eredi, personaggi di fama per proseguire la storia, quella vincente. Prima però, che siano eredi degli stessi valori, quelli che ci hanno resi campioni. Sacrificio, passione e amore, un connubio perfetto per ottenere il successo, nello sport ma, soprattutto, nella vita di tutti i giorni.