Napoli responsabile del proprio destino
Da seguace del calcio, e del campionato di serie A, ho imparato che normalmente chi chiude in testa alla classifica il girone di andata, ha buone probabilità di confermare il primato anche a fine stagione ma, nella pratica ho consolidato il concetto che nulla è dato mai per scontato e circa due volte su tre, nello specifico il 67% dei casi, la squadra che si laurea Campione d’ Inverno si proclama, a fine stagione, anche campione d’Italia.
Negli anni trascorsi, anche le statistiche del Napoli sposano la siffatta media perché, se per sei volte è riuscita a chiudere in testa il girone di andata, solo in due occasioni ha significato il tricolore. È accaduto nella stagione 86/87, quando il mio caro Diego consacrò per la prima volta il Napoli trionfante. Era la domenica del 10 maggio ’87 quando al San Paolo si disputò Napoli-Fiorentina. Il privilegio di aver potuto assistere all’evento non ha paragoni; una dimensione raggiunta decisamente surreale per la sua spumeggiante celebrazione e grandezza.
La seconda volta avvenne nella stagione 89/90, precisamente il 29 aprile del 1990, sempre al San Paolo, contro la Lazio. Gli uomini, all’epoca guidati da Albertino Bigon e capitanati sempre dal mio caro Diego, vinsero 1 a 0 grazie ad una rete messa a segno da Marco Baroni. Una festa incredibilmente maestosa, perché in soli tre anni il Napoli era riuscito a compiere quello che in 60 anni di storia non aveva mai raggiunto, seppur sostenuto da colossi indiscussi, come Sivori, Altafini, Andreolo, Sallustro, Jeppson, Canè, Pesaola, Vinicio, solo per citarne qualcuno.
Da allora, il piacere di ritrovarsi in un contesto celebrativo come solo il tricolore può regalare, è rimasto sospeso, seppur il traguardo non è stato distante.
Percorriamo gli eventi
Da più recente. il Napoli si è laureato campione d’inverno nel 2017 sotto alla guida di Maurizio Sarri. Lo scudetto è sfumato dopo la bruciante delusione con la famosa sconfitta di Firenze a fine stagione.
Stessa sorte anche nel precedente campionato, nel 2015/16, anno che consacrò il Pipita Higuain con 36 gol, record assoluto in serie A. Eppure, nemmeno in quell’occasione lo scudetto tornò al San Paolo.
Primo posto in classifica nella stagione 1987/88, a mio avviso la più cocente, quando il Milan di Sacchi superò la formazione del mio caro Diego al San Paolo ipotecando, di fatto, il trionfo finale. Fu un campionato che segnò la rinascita del Milan e, contestualmente, la crisi degli uomini di Ottavio Bianchi, aggravata anche da una spaccatura all'interno dello spogliatoio. Da allora, senza il mio caro Diego, il Napoli non ha mai più confermato a fine stagione il primato di inverno.
Dove può arrivare il Napoli quest’anno
A prescindere dalle sbavature, come quella recente e risonante di coppa Italia, il Napoli emula di fatto le statistiche degli anni preziosi e la stagione che sembra più comparata per distacco sulla seconda è proprio quella risalente al 1987/88. In quel trascorso il Napoli divenne Campione d’Inverno con 5 punti di vantaggio dal Milan, anno in cui vigeva la regola dei due punti in caso di vittoria.
Stante ai fatti e a quello che dichiarano i numeri correnti, quello che stiamo ammirando è il miglior Napoli in assoluto perché, a ridosso al giro di boa, il distacco dalla seconda è di 9 punti, d’avanti, manco a dirlo, al prescelto Milan.
Ma l’attuale norma che decreta i tre punti alla vincente non lascia nulla di scontato e, seppur favorita al titolo, sarà solo in Napoli a decidere se vorrà compiacersi del suo destino o fare i conti con i mostri del recente passato. A riguardo, mi viene in mente un comportamento metaforico della bionda di “Scapricciatiello”, celebre canzone napoletana del ’54, che in un capoverso cita “T' 'o ffà credere e pò te lassa…”.
Ora, se saremo Scapricciatiello o predestinati all’encomio lo sapremo solo il 4 giugno prossimo, quando verrà consacrata la squadra campione d'Italia.