Nottata magica al Diego Armando Maradona. Il Napoli schianta 5-1 la Juventus grazie ad una partita dominata in ogni segmento della stessa. A livello tecnico, tattico e mentale non c’è stata storia. Nulla di nuovo - almeno per il sottoscritto - che aveva già previsto tutto nelle analisi pre-match (affidate a Napoli Network) per Sampdoria e Inter. Goleada poteva essere, goleada è stata.

Andamento semplice da analizzare visto il cammino delle due squadre.

Abbiamo assistito a una vittoria autoritaria del Napoli, ma gli azzurri non si sono limitati a battere la Juventus, si sono concessi il lusso di ridicolizzare le previsioni della vigilia dell'intero comparto giornalistico nazionale.

Nei giorni che hanno preceduto il match, c'è stata la fiera della disinformazione. Una mediocrità intellettuale potentissima, almeno quanto le falcate di Osimhen che hanno arato il Maradona, che fa ancora più rabbia perché non è affatto spontanea, ma frutto di una precisa indole diseducativa.

Ed è diseducazione il termine che calza a pennello. Ma come è possibile che con quei dati di fatto, quei numeri, quella classifica, quello storico, ci raccontavano continuamente storie che, alle 22:45 di venerdì sera, sono diventate fantasy?

La classifica dei secondi tempi. Rimonte infondate. I clean sheet, uno smacco alla professione che resta, nella sua missione originale, l'ultimo baluardo di controllo del potere e di analisi dei fatti. Il giornalismo sportivo nazionale sta, invece, perdendo un'occasione importante. Quella che gli sta fornendo il Napoli di Aurelio De Laurentiis è l'opportunità di aggrapparsi al treno della competenza, innalzandola a modello. Il movimento dovrebbe cogliere il segnale e mettere in piedi un progetto a lungo termine, anche correndo il rischio di veder calare le vendite, ancora di più, in edicola. Sarebbe una flessione momentanea, una rincorsa più che un arretramento. Alla lunga, raccoglierebbero i frutti del cambio di rotta verso un modo di fare informazione votato alla credibilità e alla formazione delle nuove generazioni di sportivi.

Questo Napoli - e Napoli - dovrebbe essere oro che cola su un mare di ipocrisia. Una critica effimera devota alle fedi dei tifosi e non in difesa del calcio come patrimonio sociale. Fa sorridere che le analisi provengano da chi non ha mai calcato un campo di calcio. Da chi non ha mai dovuto scegliere tra una bullonata e un tacchetto regolare. Creare fantasie diseducative per il grande pubblico, drogandolo di concetti superati, e nella peggior ipotesi mai esistiti, non equivale a fornire una corretta informazione. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: una platea per nulla educata alla cultura sportiva intesa come ammirazione del più valoroso, ma esasperata in una contrapposizioni di fazioni. Che poi sfocia nella mancanza di rispetto per l'avversario. L'ordine dei giornalisti dovrebbe intervenire a difesa di se stesso. Vedere così tanta maleducazione e diseducazione allo sport dovrebbe comportare un cambio di rotta immediato. Il tempo è scaduto.

Chi legge non faccia l'errore di pensare che il problema siano Juventus, Milan, Inter, Roma o che ne so, l'Alessandria. Anche gli addetti ai lavori provano imbarazzo per certe analisi che assomigliano più a marchette e di fronte alla letteratura partorita da certe soubrette da salotto, che senza amore per la propria mission, deformano la realtà per il semplice gusto di buttarla in bagarre, visto che di pallone a quanto pare è diventato superfluo parlarne.

Comportamenti alquanto discutibili di alcuni (troppi) componenti del giornalismo italiano. Un Napoli dominante, sia in Italia che in Europa, squadra simbolo del bel calcio nel mondo intero, trattato come un pinco pallino qualunque.

Avrebbero mille dati da elencare. Ma nulla. Potrebbero raccontare della capacità di Cristiano Giuntoli, del capolavoro finanziario Petagna/Simeone, potrebbero dare risonanza all'arte della costruzione di una rosa, ma nulla. Potevano raccontare la bellezza della meritocrazia, ma niente. Potrebbero elencare di quanto è bello nella vita far vincere le idee al vile denaro, ma ancora niente.

Oggi i tifosi del Napoli sognano ad occhi aperti perché hanno compreso la meraviglia del dominare colossi indebitati che spendono 15 volte più del loro club. Super potenze che, nonostante questo, sono costrette trincerarsi nei propri 25 metri sotto le "bombe" di un nigeriano, un georgiano e un coreano. Sono servite una serie di vittorie e prestazioni imponenti e definitive per rendersene conto, solo perché nessuno - e chi lo ha fatto è stato deriso o emarginato - glielo ha raccontato prima. Perché alla cultura calcistica si preferisce il populismo becero e la disinformazione diventa un clamoroso innesco.

In questa analisi non conta la fede calcistica. Il Napoli è un esempio lampante. Denuncio questa falla di sistema perché il pallone è tra le cose più belle e proficue per l'educazione sociale. Un volano inestimabile. La potenza dello sport che si somma alla sua diffusione sociale.

Non è così che si lavora. Bisogna essere professionali nel riconoscere i giusti meriti ad una squadra che sta sudando tutto quello che sta ottenendo. E lo sta facendo grazie al grande lavoro di un mister che ha fatto del sacrificio professionale la sua forma di vita.

Lo si deve all’abnegazione totale dei ragazzi in campo e all'educazione che mostrano fuori dal campo. Il Napoli è realmente un modello sociale. Che non può essere ignorato soprattutto da chi ha scelto di lavorare nella comunicazione.

Parlare dopo è sempre facile, conta quello che si è detto e scritto prima.
Fortunatamente il Napoli è di tutt’altro livello e si è visto. E senza offesa per nessuno, non era difficile analizzare questo match. Ci voleva buon senso, conoscenza e onestà intellettuale per affermare che, in questo momento, Il Napoli è più forte.

Pensieri e considerazioni del genere possono essere accettati fin quando provengono dai tifosi, ma dai media no. Ci aspettiamo altro. Chiediamo rispetto e riconoscenza per il grande lavoro che sta facendo questa società e questa squadra. Ed anche per i tifosi azzurri più volte bistrattati dall’Italia intera.

Non è bello veder sminuire in diretta tv un titolo di campione d’inverno, nonostante sia un traguardo parziale. Oppure leggere titoli come “Stanno arrivando”, dichiaratamente pro-inseguitrici Napoli.

Non è corretto neanche criticare una preparazione atletica studiata nei minimi particolari da seri professionisti o auspicarsi il famoso “crollo Spalletti di gennaio-febbraio”. È deontologicamente scorretto.

Per fortuna il Napoli non ascolta tali voci e va dritto per la propria strada. Le risposte arrivano chiare e puntuali sempre lì. Sul campo. In quel magico rettangolo verde che spegne, di domenica in domenica, le velleità di chi non vuole il bene di questa squadra.

Chiedo ai tifosi del Napoli di non cascarci, di non abboccare all’amo preposto. Di comprendere che quella di venerdì non è stata solo una vittoria contro la Juventus. Siate molto più fieri ed orgogliosi. Andate oltre.

Questo Napoli non ha battuto gli uomini di Allegri. Questo Napoli ha preso a pallate e distrutto una volta e per tutte una mentalità ammuffita che declina con scientifico servilismo ogni parola, ma che non ha nessuna intenzione di migliorare il calcio attraverso i fatti, proferendo parole nelle vesti di antiquati costumi.


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