La scaramanzia, a Napoli, la si potrebbe definire una vera e propria tradizione. Idea nata intorno al 1700, il malocchio, la jettura, sono oramai concetti radicati nello spirito partenopeo tanto da aver reso celebri i corni - da sempre baluardi contro le sfortune - a simbolo tra i simboli cittadini.

Qualsiasi napoletano, nell'arco della propria vita, avrà esclamato almeno una volta "si 'na seccia". Chiaramente, questo concetto così radicato all'interno della cultura partenopea non può che riflettersi sul calcio. Puntualmente, ogni qualvolta il Napoli si ritrova in lotta per lo Scudetto, il massimo traguardo viene appellato in qualsiasi modo, fuorché il suo nome. Non se ne deve parlare. È un tabù. Guai soltanto a nominare quella cosa là, perché porta seccia.

La seccia, l'alibi dei perdenti

Sono praticamente di oggi le dichiarazioni di Giacomo Raspadori e Victor Osimhen, i quali, candidamente, affermano di volere lo Scudetto, di sognarlo, di volerlo vincere.

Il gol a cui sono più affezionato? Quello che segnerò e farà vincere lo Scudetto al Napoli!

Victor Osimhen a Il Mattino

Da stamattina, una buona parte dei napoletani si ritrova, a quest'ora, ad aver già consumato le dita nel tentativo di non inimicarsi la sorte dopo le dichiarazioni dei due azzurri. Dichiarazioni che dovrebbero essere normalità, vista la classifica. Anche per una questione di spirito in vista della ripresa a San Siro contro l'Inter.

Scudetto? Sarei un bugiardo se fingessi distacco. Ma non è un’ossessione. È l’obiettivo per il quale lavoriamo, ma senza stress. Però ci credo: per conquistarlo servirà l’impegno di questi tre mesi e la capacità di dimostrare che l’abbiamo meritato

Giacomo Raspadori a Il Corriere dello Sport

E invece, non si perde tempo a cercare di zittire - goliardicamente, beninteso - i due calciatori che ammettono di aver alzato l'asticella e porre al di là della scaramanzia partenopea i propri obiettivi. Come se parlarne significasse inevitabilmente perderlo, proprio perché porta seccia.

E invece hanno fatto e faranno bene i loro compagni nelle successive intervista: lo dicano urlando, lo scrivano a caratteri cubitali. La seccia è l'alibi dei perdenti, lo scudo dietro il quale andarsi a rifugiare quando non ci sono più difese, l'appiglio al quale aggrapparsi quando si mette un piede in fallo durante una scalata.

Napoli deve crescere come il Napoli

Napoli deve togliersi questo mantello folkloristico dietro il quale si nasconde. Napoli ha bisogno di crescere, di evolversi, così come ha fatto il Napoli. Napoli, ad oggi, non è ancora a livello della squadra che la rappresenta. C'è una distanza siderale, acuizzata da una costellazione di piccole cose come la scaramanzia, che non gli permette di crescere e porsi allo stesso livello dei risultati sportivi conseguiti negli ultimi anni.

Se il Napoli non dovesse vincere lo Scudetto, a giugno sarà colpa di Osimhen e Raspadori che ne hanno parlato a dicembre. Sarà colpa di chi scrivo questo articolo perché asserisce che la scaramanzia non esiste e non serve, specialmente nel calcio. Sarà colpa dell'aver sbandierato in ogni dove quella parola che non deve essere detta perché, altrimenti, apriti cielo.

Lo sogno già. Ci penso da quando sono qui, posso solo immaginare quello che succederebbe in città se dovessimo riuscire a conquistarlo. Ma ora la strada da percorrere è ancora lunga: quello che dobbiamo fare è continuare a vincere le partite.

Victor Osimhen a Il Mattino

La realtà è una sola, cari tifosi napoletani: se il Napoli non dovesse vincere lo Scudetto, sarà soltanto per colpa sua, non di certo per la scaramanzia. E quindi continuiamo a sognare insieme a Victor, perché male che vada, alla fine, ci sveglieremo. Ma ci saremo comunque divertiti, senza l'assillo della seccia.