La comunicazione è importante. Nella vita come nel business. Ma, nel calcio, non è l'unica cosa che conta. Anzi, a volte rischia di diventare un'arma di distrazione di massa. La Roma di Mourinho è la rappresentazione plastica di questo scenario.

Il paradosso è che la fidelizzazione funziona dal punto di vista del fatturato, ma non sempre corrisponde a prestazioni che sul campo gratificano le aspettative dei fan, a patto che il campo sia davvero la priorità.

In fondo, vogliamo solo sognare

Quando il pallone non rotola, l'aspetto comunicativo sembra prendere il sopravvento tra i temi che stanno più a cuore agli appassionati, rispetto alla noiosa, perché complicata, questione sportiva. Il mantra dell'estate appena trascorsa è stato il malinconico: "noi chiediamo solo di sognare". Un tormentone che fa riferimento alla ricerca spasmodica dell'emozione immediata che pare possa dare solo il pedigree che accompagna il Dybala di turno. Poco importa che l'argentino sia reduce da diverse stagioni con ripetuti problemi fisici. Negli occhi dei tifosi restano i titoli dei media nazionali che non meno di due anni fa lo promuovevano come il nuovo Messi. In questo scenario surreale, persino il design della terza maglia o la gestione dei vari account dei club sembrano spostare le previsioni del campo.

La Roma, di proprietà americana, ha fatto all in di emozioni nell'ultima sessione di mercato. Oltre La Joya, si è assicurata le prestazioni di Matic, matusalemme proveniente dallo United, Wjinaldum dopo un anno in tribuna al Psg e Belotti, in fase discendente dopo l'unica stagione di rilievo che risale al lontano 2016/17.

Magnificente la presentazione di Dybala. La celebrazione di un imperatore la immaginiamo meno imponente. Forse all'epoca di Cesare, qualcuno avrebbe pensato che anche meno sarebbe bastato. Ma non nel 2022. In epoca social, apparire è tutto. Lo è ancora di più se il progetto tecnico presenta falle importanti e in un'unica sessione non hai le competenze e i soldi necessari per porvi rimedio.

Il progetto Roma è stato rilanciato e pompato anche dai media nazionali. Critiche zero e una propaganda continua che hanno proiettato i giallorossi tra le principali candidate a vincere il titolo, in barba ai 23 punti di distacco rimediati dal primo posto della stagione 21/22. Un trattamento da sempre riservato alla Juventus e alle sue ambizioni europee, poi puntualmente naufragate a stagione in corso.

Una campagna che ha prodotto un effetto doping non solo sull'ego dei romanisti, ma con risultato inverso, anche su quello di molti tifosi del Napoli. Era etichettato come rosicone chi si azzardava a far notare che ai giallorossi mancassero innesti sulle fasce e in difesa e che il gioco di Mourinho sembrasse legato a un calcio ormai superato.

Napoli e il modello salva Serie A

L'estate appena trascorsa è stata l'apoteosi della contrapposizione tra due modi di costruire un ciclo. Da un lato il tentativo di creare un instant team da parte dei Friedkin, dall'altro, la scelta impopolare di De Laurentiis che in una sola estate ha rinunciato ai senatori del ciclo precedente, rimpiazzandoli con giovani semi sconosciuti o comunque in rampa di lancio.

Per ora, il Napoli viaggia in testa alla classifica con +12 sulla Roma e l'ha battuta all'Olimpico in una gara manifesto, evidenziando ancora una volta che il lavoro, le competenze, le idee, prevalgono sull'effimero e sui colpi di teatro. E sold out dopo sold out sta convincendo i propri tifosi che quello di cui hanno realmente bisogno non sono i grandi nomi, ma un progetto tecnico ragionato e sostenibile nel tempo, fatto di idoli costruiti in casa, per i quali vale la pena correre qualche rischio, ma che una volta esplosi contribuiscono a una fidelizzazione a lungo termine anche - e soprattutto - delle nuove generazioni: il futuro di questo sport.

Ai top team italiani, invece, il modello Napoli sta fornendo una via d'uscita, ovvero l'idea che con le loro risorse avrebbero potuto dare di più in questi anni al calcio nostrano, rendendolo più competitivo e vendibile, se solo avessero puntato su progetti meno somiglianti a scorciatoie e più indirizzati a nobilitare il gioco del pallone.

Speriamo non colgano.