Sì, ci sarebbe comunque vita se la scelta della guida tecnica della prossima stagione non dovesse ricadere su Antonio Conte. Lo dico per tranquillizzare il mio collega Armando Coppola, altrimenti non ci dorme la notte e non vorrei che se ne prenda una malattia. Dybala o non Dybala? Caro Armando, capisco la correlazione ma non penso sia questo il tema che affligge la gran parte della tifoseria azzurra, a tenere con il fiato sospeso è l’attesa spasmodica della sopraggiunta rinsavita di una società che quest’anno ha sbagliato più di quanto fosse possibile immaginare. Sì, lo so, è stato detto a più riprese e non se ne può più nemmeno di riprendere l’argomento e tenerlo in tendenza, ma. in tutta onestà, m a fin quando non ne ho la parvenza preferisco sottolinearlo anziché lasciarlo intendere.

De Laurentiis ha sempre scelto lui l’allenatore?

Uhm, sì, ha sempre scelto lui. Ma come lo ha fatto?

Partiamo dagli antipodi, De Laurentiis, nel lontano 2004, non fece nemmeno in tempo a mettere piede a Castel Volturno e a fare quadrato con la neonata dirigenza che espresse il desiderio a Pierpaolo Marino di acquistare Alberto Gilardino. Avete capito bene, proprio quel Alberto Gilardino del Parma che poi avrebbe fatto da spola tra il contendere il posto da titolare a Pippo Inzaghi sia nel Milan che in Nazionale. Questo per dire cosa? Ne è sicuramente passata di acqua sotto i ponti da quella ingenua richiesta e di sicuro il Patron azzurro ha acquisito notevoli conoscenze nel mondo del calcio; al punto tale da essere un punto di riferimento virtuoso e un modello economico e gestionale aziendale da seguire; circondandosi di operatori del settore dalla notevole competenza e associarne - con notevole maestria - i benefit per quanto suddetto.

Certo, dopo il flop conseguito a suo tempo con Donadoni, la scelta di Mazzarri fu sicuramente proferita dal Presidente, ma le garanzie gli venivano date dalla professionalità e dall’esperienza di un dirigente come Bigon, in grado di garantirgli un mercato consono alle direttive tecniche del buon Walterone. Stesso dicasi per la scelta avuta con Benitez, gestita con i proventi della cessione di Cavani. Sarri lo scelse lui? Bah, sì, alla fine sì, ma le idee a priori vertevano sui vari Montella, Mihajlovic, Spalletti (già a suo tempo), e anche grazie (probabilmente soprattutto) al prospettico suggerimento del neo direttore Giuntoli che la scelta si ripose sul tecnico toscano. Ancelotti? Sì, probabilmente la sua fu la virata improvvisa da Capitani Coraggiosi. E fu un errore che anche lo stesso Aurelio, tra le righe, lasciò intendere. Perché il buon Carletto resterà sicuramente nella storia come uno dei migliori tecnici di questo secolo, ma è pur vero che è abituato all’eleganza del vestito da Gala e, probabilmente, come lo indossa lui non lo fa nessuno. Ma da queste parti siamo abituati a scendere in strada senza giacca e cravatta e ad arrangiarsi in mille maniere diverse. Due stili che difficilmente possono collimare nel tempo.

E quest’anno chi ha scelto?

Vabbè, rispondere a questa domanda è estremamente facile, d’altronde lo ha ammesso lo stesso De Laurentiis durante una delle sue lunghe e lussureggianti conferenze stampa. Da qualche giorno gira voce che Garcia gli fosse stato suggerito da Micheli, sarei proprio curioso di capire quali sono stati gli argomenti che hanno persuaso e convinto il Presidente. I principi di gioco? L’evoluzione calcistica messa su carta e penna e proferita durante le numerose cene estive in compagnia del tecnico francese? Le lunghe chiacchierate su come strategicamente schierare la squadra per la costruzione dal basso? Signor Garcia: lei procede con il 3+2 o preferisce 6 uomini nella propria trequarti per andare in fase di transizione con il box to box?

Con chi ha condiviso questa scelta Aurelio De Laurentiis? Con Micheli, sapendo che questi non avrebbe potuto indossare le vesti del direttore sportivo e ricoprire le mansioni dei succitati?

Meluso è arrivato solo dopo aver scelto la guida tecnica con le incertezze e le pressioni di un mercato che premevano su una squadra che era rimasta orfana di un guerriero come Kim e che già aveva individuato come sostituto un calciatore come Natan che nel suo bagaglio a mano era munito di tanta immaturità e una forma atletica da dover ripristinare.

Non vedi che lei non ci sta…

Idee correlate all’improvvisazione non pagano in questo mondo, e difficilmente lo faranno mai. Spalletti lo ha fatto capire in tutte le salse che, nolente o dolente, non avrebbe proseguito la sua esperienza qui a Napoli. Non c’era Pec che tenesse. Né cene di riconciliazione. Sarebbe dovuto restare per un senso di gratitudine verso che gli ha concesso di vincere il suo primo scudetto? Beh, in effetti lo aveva già abbondantemente fatto restando al timone della nave nonostante gli striscioni di un Panda da barattare in cambio della sua uscita dai giochi e dal lancio di uova marce sul pullman che portava al suo interno una squadra che aveva raggiunto (e scusate se è poco) il terzo posto e la ritrovata qualificazione Champions.

Parliamoci chiaro, ma davvero c’era qualcuno che credeva nella sua permanenza? Ma l’espediente Benitez non ha insegnato nulla? La scappatoia usata ad arte dei suoi figli che avrebbero dovuto studiare a Londra mentre lui si accordava di gran carriera con il Real Madrid. E Sarri? Sì vabbè, reo di aver ceduto alle lusinghe del Padrone, ok, siamo d’accordo, ma anche lui non avrebbe resistito un secondo in più nel collaborare con una personalità così imponente come quella di De Laurentiis. Spalletti è stato criticato non solo dalla piazza ma anche dalla dirigenza: i risultati altalenanti della prima stagione con il vaso empolese aperto nel finale di stagione che provocò la diffusione di tutti i mali, poi si ricominciò dai due pareggi consecutivi della seconda stagione, a Firenze e in casa con il Lecce, per finire con l’eliminazione Champions ad opera del Milan di Marciniak. Pardon, di Stefano Pioli. Il tutto durante una stagione che ha dell’immaginifico. Il suo fuggi fuggi non può essere né biasimato né crocifisso. E lo stesso Presidente dovrebbe comprenderlo e prenderne atto. Giuntoli stesso discorso, nelle segrete stanze tutti sapevano che aveva chiesto di andare via e realizzarne il tutto a giochi fatti per cercare di rimediare con idee fantomatiche basate sui Garcia e i Meluso è una colpa che è gravata sull’intera città.

Prima di non dormirci la notte sul nome del prossimo tecnico del Napoli si faccia quadrato sulla struttura societaria, sul poter delegare a chi di competenza.

No, non butto nessun bambino con tutta l’acqua sporca, si può sbagliare perché siamo tutti essere umani e non voglio fare di tutta un’erba un fascio. Questo non vuol dire che questa società ha sempre fatto male, anzi, è lo stupore e la repressione di una stagione disastrata che detta - ma soprattutto tuona - il mio dissapore.