Basta etichette, il Napoli di Conte va oltre i risultati
Oggi, guardando questo Napoli, sento che Conte è riuscito in quello che speravo: ha ridato un’anima alla squadra, ha risvegliato i campioni d’Italia dal torpore della scorsa stagione
Oggi sono qui a parlare con voi, tifosi, appassionati, critici, e lo faccio con il peso di chi ha creduto nel Napoli anche nelle settimane in cui i risultati erano lì, ma l’anima sembrava altrove. E soprattutto, ce l’ho con chi, davanti a certe partite opache contro squadre come Lecce o Empoli, si è trincerato dietro una sola, comoda risposta: “Conte è questo”. No, non è solo questo, e forse non lo avete capito fino in fondo.
C’è chi ha provato a ridurre Antonio Conte a un allenatore “risultatista”, come se il suo valore fosse fatto solo di punti e classifiche, e come se bastasse guardare il tabellino per giudicare il suo lavoro. Certo, non ha la magia estetica di un Guardiola, né si propone di fare del calcio un’opera d’arte; ma Conte non ha mai sacrificato il bel gioco solo per il risultato. Ha sempre cercato di unire a una solida fase difensiva una grinta e una carica che trascendono i numeri. Il calcio, per lui, è emozione, passione, energia. Non solo 1X2 o statistiche da analizzare al termine della partita.
Ecco perché mi infastidisce chi, credendo di ergersi a sua difesa, tenta di sminuire un allenatore come lui. Perché, invece di riconoscere il suo valore nell’aver riportato al Napoli quell’identità che sembrava svanita dopo una stagione tormentata, qualcuno ha preferito adagiarsi nella retorica delle etichette. Ma etichette e pregiudizi non servono a nulla, sono solo maschere vuote che ci impediscono di vedere la realtà.
Milan-Napoli: una vittoria di personalità
Oggi, guardando questo Napoli, sento che Conte è riuscito in quello che speravo: ha ridato un’anima alla squadra, ha risvegliato i campioni d’Italia dal torpore della scorsa stagione. Non volevo criticare un allenatore che è il principale artefice del nostro primato in classifica; volevo solo che si osasse di più, che si vedesse quel calcio capace di coinvolgere, che in passato ha definito le sue squadre. E Conte, che sa cosa vuol dire alzare il livello, l’ha fatto al momento giusto: a Milano, contro il Milan, una vittoria che è andata oltre i tre punti, un segnale chiaro per chi aspettava la caduta per sminuire il Napoli.
Abbiamo visto Inter, Juventus e lo stesso Milan perdere punti pesanti contro le “piccole”, proprio quelle partite che qualcuno considerava il frutto facile del nostro primo posto. E invece no, Conte ha trasformato una vittoria in una dichiarazione di forza, scuotendo avversari e opinionisti.
Napoli di Antonio Conte: risultatista o giochista? identitario.
Ma una cosa mi rattrista ancora: l’ambiente napoletano che, troppo spesso, sembra incapace di restare compatto, diviso tra chi è “risultatista” e chi è “giochista”. Come se fosse necessario schierarsi per forza, prendere una posizione netta e definitiva, senza considerare che il calcio è anche flessibilità, è saper adattarsi al momento, e non un’etichetta rigida da indossare. Se segui Conte, allora devi essere “risultatista”; se invece credi nel bel gioco, allora sei “giochista”. Ma queste sono parole vuote. Etichette. E le etichette, come i pregiudizi, sono dure da cancellare, ma poco servono a chi ama davvero il calcio.
Alla fine, quello che mi interessa è vedere un Napoli con un’identità, una squadra che sappia vincere ma che non perda mai la sua anima. E se oggi gioiamo per un grande risultato, dobbiamo farlo consapevoli che, dietro la vittoria, c’è anche la voglia di una città di andare oltre le facili etichette e i giudizi frettolosi.
Quindi sì, sono felice, orgoglioso di questo Napoli. Ma continuo a lottare contro le semplificazioni, perché so che il calcio è molto di più di una semplice classifica. E per me, oggi, Conte non è solo l’allenatore dei risultati: è l’allenatore di una squadra con un’anima.