Il 2023 se ne va. E se ne va anche il Napoli campione d'Italia per la terza volta nella sua storia. In realtà il Napoli se ne è andato molto prima, verso fine marzo. Dal triplice fischio di Torino - Napoli del 19 marzo 2023. Ci fu la sosta e gli azzurri si fermarono. Definitivamente, possiamo dire oggi. La cronaca di quelle gare a venire la conosciamo tutti. Quattro gol presi dal Milan in campionato, eliminazione dalla Champions League nonostante il Napoli fosse favorito. Un solo gol fatto ai rossoneri in 270 e oltre minuti, al 94esimo della terza e ultima sfida. In un Maradona addobbato a festa con la Salernitana nemmeno riuscì a vincere la partita e festeggiare davanti ai tifosi.

La possibilità di superare i famosi 91 punti di Maurizio Sarri buttata alle ortiche a Bologna nonostante il doppio vantaggio. Ultimo colpo di coda, la vittoria di Torino in casa Juventus. Che sancì lo scudetto e segna il traguardo finale di un gruppo di calciatori che mai più avremmo visto. Eravamo tutti impegnati a pensare a come sarebbe stato quel momento. Con chi lo dovevamo vivere. Dove ci fossimo trovati quando la matematica avrebbe fatto il suo dovere.

Nessuno, ma proprio nessuno, pensava minimamente che quella squadra stava definitivamente staccando la spina. Svuotata da emozioni che correvano in città già da qualche mese. Orfana ormai di quella spinta motivazionale, di quelle scariche elettriche e di adrenalina che sanciscono i capolavori. In realtà tutto si stava piano piano sgretolando sotto gli occhi distratti di società e piazza.

Il Napoli è stato inghiottito dalla troppa fiducia di De Laurentiis

Da lì nasceva l'errore primordiale e principale di Aurelio De Laurentiis. Credere che quel gruppo lo avrebbe potuto allenare chiunque e dare troppo credito a ragazzi totalmente privi ormai di reazione. Chi auspicava una rivoluzione, ha avuto ragione. La società doveva capire in estate che questa squadra era totalmente svuotata dal tricolore. Svanita nei meandri dei ricordi e incapace di reagire a ogni schiaffo preso.

Ed è per tale motivo che in campo, ormai da mesi e mesi, si vedono le ombre dei calciatori correre dietro al pallone senza motivo apparente. Vagare per il campo senza una meta. Incapaci di rendere un fortino lo stadio di Fuorigrotta ormai diventato terra di conquista per chiunque passi da quelle parti. Inermi dinanzi agli avversari, alle avversità, ai calci. Zitti e muti mentre un allenatore avversario prende per la gola il più talentuoso della rosa. Che puntualmente viene preso a calci e nessuno fiata. Che mentre il Napoli sta in declino assoluto si anticipano vacanze perché si è ostaggi di contratti e clausole a tripla cifra.

Cinque cambi a disposizione quasi mai effettuati, calciatori totalmente lasciati nel dimenticatoio. Calciatori stessi che han chiesto la testa di un allenatore perché seduti sul trono più alto di Partenope. Gli intoccabili. Gli eroi. Eroi che non tanto lentamente stanno cadendo come mele dagli alberi. Eroi che non hanno più nessuna scusa da raccontare. Chi pensa che il problema sia stato il mercato in entrata, commette un errore clamoroso.

Il mercato in uscita è stato il vero problema. Quel benedetto mercato in uscita non fatto nonostante atleti totalmente privi di amor di patria. Stesso discorso, in linea di massima, fatto per il post Sarri. Solo che in quel caso tutto esplose dopo qualche mese. In questo caso il boato è stato istantaneo.

Il Napoli all'epoca riuscì a riparare i danni con almeno 3 sessioni di calciomercato. Ora si ha la possibilità di iniziare tra pochi giorni già per l'anno prossimo.
Aurelio De Laurentiis, che ha chiesto scusa e si è preso tutte le responsabilità, li venda. Capisca chi non potrà più dare un minimo contributo alla causa e li ceda. Faccia presto.

Il Napoli resta il miglior modello di azienda calcistica italiana degli ultimi 20 anni. È un dato di fatto. Ritorni alla sua filosofia e sui suoi passi il prima possibile. Lo sport e il calcio danno sempre una opportunità. Come si dice in ogni azienda del mondo, "fortunatamente si sbaglia, così c'è da lavorare". Lavori il Napoli. Lavori come ha sempre fatto. Lavori con coraggio e visione. E soprattutto attraverso rivoluzioni permanenti. Il 2024 sia l'anno degli stimoli. L'anno della ripresa. Soprattutto l'anno dei nuovi volti.

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