L’addio al Liverpool di Jurgen Klopp rappresenta un trattato in comunicazione che dovrebbe essere studiato nelle università. Le parole usate, i concetti espressi ed i tempi scelti per comunicarlo sono semplicemente perfetti.

Con un linguaggio semplice, asciutto, razionale e trasparente, Klopp, comunicando in tempo il suo addio, a fine stagione ha dato la possibilità al Liverpool di programmare la prossima avventura e, nel contempo, ha mostrato rispetto per chi lavora nel club e verso i tifosi che sono la ragione sociale di ogni club.

La gestione di questo addio ha generato inevitabilmente una sorta di parallelismo con quello di Spalletti al Napoli.

In un Paese che ha vissuto la fuga di Emanuele III a Brindisi e le gesta epiche di un Comandante abbandonare per primo la nave dopo un naufragio, non ci si aspetta certo l’integrità morale e la trasparenza teutonica, ma almeno il rispetto dei contratti stipulati tra le parti.

Il tecnico toscano, il cui lavoro è stato encomiabile ed a cui va la riconoscenza per i risultati ottenuti, avrebbe potuto/dovuto essere chiaro ed avvertire la società in tempo come fatto da Klopp, invece ha scelto di temporeggiare e galleggiare nel limbo.

La “benedetta” Pec è servita unicamente a fare chiarezza ed azzerare tatticismi, ma di fatto ha anche attivato una clausola a favore della società sottoscritta dalle parti.

Senza addentrarsi in aspetti tecnici, ogni professionista è libero di fare scelte lavorative ma queste devono soddisfare due condizioni:

  • Il rispetto degli accordi sottoscritti
  • Il non arrecare danno ad una delle parti

Il Napoli si è trovato oggettivamente in difficoltà poiché aveva programmato il cambio della guida tecnica a giugno 2024, scadenza naturale del contratto del toscano.

Pertanto, ha dovuto cercare un nuovo allenatore, per inciso senza direttore sportivo, in un momento in cui il mercato dei tecnici era freezzato.

Il rendimento altalenante in campionato è il risultato dell’effetto domino scatenato da questo strappo.

 In prima battuta ha destabilizzato i calciatori che riconoscevano in Spalletti la vera guida carismatica di quel gruppo, come conseguenza si è avuta una crisi di rigetto nei confronti del nuovo tecnico che ha avuto dimensioni drammatiche sfociate nell’esonero di Garcia.

In conclusione l’addio di Spalletti non è stato metabolizzato in modo naturale perché si è sbagliato il timing, errore che non ha fatto Klopp, riporto testualmente le sue dichiarazioni: "L’avevo detto alla società già a novembre. Quando ci siamo seduti insieme a parlare di potenziali acquisti, del prossimo campo estivo”.

https://youtu.be/FvB3Hk-YRAo?si=tKhqcTuvxALLv2NX
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