Tonfo del Napoli al Maradona, 0-3 il risultato finale in favore dei nerazzurri che escono con punti, certezze e una straordinaria forma fisica e psicologica da uno stadio che ormai è diventato territorio di conquista da parte degli ospiti, a Fuorigrotta infatti prosegue il preoccupante trend dei padroni di casa, 7 punti in 7 partite, 12 gol subiti con 4 sconfitte e appena 2 vittorie, con Sassuolo e Udinese (ultima vittoria il 27 settembre).

Al contrario l’Inter si conferma macchina da punti, in casa ed in trasferta, dove ha collezionato 19 punti in 7 giornate, con 6 vittorie e 1 sconfitta, appena 2 gol subiti e 16 gol fatti, e con il risultato di ieri inoltre ritrova il primato in classifica a +2 sui bianconeri, Napoli che invece si vede addirittura fuori dalle prime quattro, a pari punti (ma sotto per differenza reti) con la Roma, staccate ormai Inter e Juventus, che sembrano destinate ad un campionato a parte.

Napoli-Inter: lo schieramento tattico

Tre i cambi rispetto alla trasferta di Madrid per Mazzarri: 433 con Meret tra i pali; difesa a quattro con Natan e Di Lorenzo sugli esterni, centralmente Rrahmani e Ostigard; a centrocampo Zielinski non ancora al 100%, al suo posto Elmas, al suo fianco Anguissa e Lobotka; tridente composto da Kvaratskhelia, Politano e dal ritorno del numero 9, Victor Osimhen.

Napoli molto alto in fase di possesso (57m), in particolare con Rrahmani in impostazione, Elmas si allarga sull’esterno a sinistra, con Kvaratskhelia che palla al piede cerca sempre il centro del campo, Natan rimane più conservativo a sinistra, rispetto alle progressioni dal lato opposto di Di Lorenzo, in particolare nella prima parte del primo tempo quando si trovava accoppiato con Acerbi, con l’ingresso di Carlos Augusto per l’infortunio di De Vrij il capitano azzurro ha trovato maggiore difficoltà, essendo il brasiliano dal punto di vista fisico e atletico superiore all’ex Lazio, rinunciando in parte alla spinta offensiva.

L’Inter dopo il turnover di Lisbona ritrova i suoi titolarissimi: 352 con Sommer in porta; De Vrij, Acerbi e Darmian in difesa; centrocampo composto da Mkhitaryan, Calhanoglu e Barella con Dumfries e Dimarco da quinti; Thuram e Lautaro Martinez la coppia offensiva. In fase di possesso esterni molto alti, in particolare Dumfries, sfruttando la copertura di Darmian e Barella sulla destra, Mkhitaryan si alza sulla sinistra e crea lo spazio per Carlos Augusto che subentrato prende il posto di Acerbi che invece gioca centralmente, squadra molto equilibrata e ben messa in campo con un’altezza di 52m. In fase di non possesso la difesa è a cinque, i centrocampisti si allineano sulla metà campo non dando profondità agli avversari, e la squadra si abbassa notevolmente (44m).

Napoli-Inter: i numeri del match

Lo 0-3 è sicuramente un risultato troppo pesante per quello che si è visto in campo, la sconfitta è giusta, senza dubbio, ma un punteggio così netto arriva da lontano, e non dalle qualità tecniche e tattiche delle due squadre, che sono più vicine da quel punto di vista di quanto non sia sembrato ieri sera. 

Iniziando dal match in se, il primo tempo vede un Napoli subito aggressivo, che controlla il gioco (58%di possesso palla), che arriva con facilità alla conclusione (8), creando due occasioni prima con Kvaratskhelia, dove deve intervenire Sommer, e poi con Politano, con un tiro che colpisce in pieno la traversa, l’Inter tiene meno il pallone e subisce per gran parte (188 passaggi riusciti, 285 per il Napoli), ma alla distanza ne esce con la qualità e i colpi di un centrocampo che per l’ennesima volta ha fatto la differenza in stagione, i primi 45’ dicono 0-1 con un gol da fuori area di Calhanoglu, sesto in stagione per lui, primo su azione.

Il secondo tempo pare avere lo stesso copione, con un Napoli però più frettoloso e che dopo la botta psicologica del gol allo scadere della prima frazione, sembra anche meno lucido e più nervoso, ma continua a fare la partita, nel bene e nel male, 56% di possesso palla, 0.32 xG con una occasione creata, dove Sommer ci mette ancora del suo, e 7 conclusioni totali. L’Inter sfrutta le ripartenze ed una fase difensiva che sembra funzionare più che nel primo tempo, 2.17 xG con 3 grandi occasioni create, il tutto con il 44% di possesso e 139 passaggi riusciti, a dimostrazione del cinismo dei nerazzurri, che chiudono il match con Thuram dopo il raddoppio di Barella.

Partendo da quello visto in campo, si nota subito una differenza fisica tra le due squadre, il Napoli continua a vivere di folate, di momenti, ma non riesce a dare continuità nell’arco dei 90’, subendo cali fisici e mentali che diventano sempre più preoccupanti e che con squadre così attrezzate paghi, l’Inter era più fresca, reattiva fisicamente attrezzata per reggere un match che è andato a ritmi notevoli, inoltre per una squadra come quella di Mazzarri il reggere fisicamente diventa fondamentale perché tutto è basato sul palleggio, sugli uno-due in velocità, sui movimenti senza palla, quando arriva la stanchezza e perdi lucidità tutte queste giocate che già di per se sono fatte con margini di errori molto sottili, diventano in automatico palle perse.

Dal punto di vista tattico era la partita che ci si poteva aspettare, l’Inter remissiva ad aspettare il crollo avversario, ma soprattutto un Inter che seppur con meno possesso (43%), ha cercato di palleggiare sempre nella metà campo avversaria (60%), mettendo pressione e portando molti uomini palla al piede per evitare le uscite centrali su Lobotka, che è stato perfettamente schermato dalla coppia offensiva di Inzaghi, motivo dei 50 palloni toccati dallo slovacco, ben al di sotto della sua media stagionale (70), nessun passaggio chiave per lui, con le corsie centrali coperte perfettamente dagli avversari e l’impossibilità di andare in verticale.

Il piano tattico offensivo del Napoli era piuttosto chiaro, costruire maggiormente a destra, cercando di sfruttare la presenza di giocatori avversari che tendono a far fatica in fase difensiva, rispetto al lato opposto con Barella e Darmian.

 255 i tocchi combinati tra Politano, Anguissa e Di Lorenzo, 149 sulla fascia opposta, l’infortunio di De Vrij però con l’ingresso di Carlos Augusto ha paradossalmente aiutato l’Inter, che fino a quel momento stava soffrendo il palleggio a destra avversario, difensivamente i nerazzurri hanno guadagnato in velocità e tenuta fisica nell’uno contro uno (7 contrasti vinti su 12 tentati), e soprattutto la catena di destra azzurra ha dovuto sacrificarsi maggiormente in fase difensiva, avendo come avversario l’ex Monza che a differenza di Acerbi ha spinto maggiormente e concesso più campo alla propria squadra alzando il baricentro.

Il più grande problema però, che anche anche ieri è parso evidente e sotto gli occhi di tutti, riguarda la fase difensiva del Napoli, 17 gol subiti in 14 partite, nessuno ha fatto peggio tra le prime dieci della classifica, tra gli errori e le incertezze sempre più evidenti di Meret, un Rrahmani spento da inizio stagione ed un compagno di reparto che non da sicurezza, in particolare se lo si va a scegliere tra Ostigard e Juan Jesus, con Natan che pare costretto (con Olivera e Mario Rui out) a fare il terzino sinistro, la fase difensiva è diventata il vero problema di questa squadra, in campo è evidente, braccia larghe, mancanza di comunicazione, uscite a vuoto o del tutto mancate ed un’area di rigore che non viene praticamente mai occupata: 

Ostigard:

Di Lorenzo:

Natan:

Rrahmani:

L’errore più grande infatti è stato quello di credere che Rrahmani potesse sopperire almeno inizialmente alla leadership di Kim, aspettando che la scommessa Natan diventasse vincente, ma così non è stato, il Kosovaro anche ieri è risultato poco incisivo, facendosi, insieme ad Ostigard, bucare facilmente con delle palle telefonate alle spalle della difesa, il manifesto di un disastro difensivo è il terzo gol subito, dove in area sapendo sarebbe arrivato un cross (unica soluzione per Cuadrado), nessuno è rientrato, allargandosi e concedendo così addirittura la doppia occasione di tiro all’Inter (Lautaro-Thuram), con Meret che ancora una volta, ritarda l’uscita.

Ma come detto inizialmente, questa sconfitta arriva da lontano, l’Inter è superiore ed è netta la differenza in questo momento, ma il Napoli ha dimostrato che nei momenti ‘sì’ del match può competere anche con la migliore squadra di Serie A, il punto sta nel dare continuità a quei momenti che ad oggi risultano sporadici e nulla più, fisicamente la squadra non sta bene e non regge determinati ritmi, mentalmente ci sono scorie di un recente passato da dimenticare e malumori che ancora si percepiscono.

Lo sguardo insicuro dei campioni d’Italia in carica potrebbe risultare un ossimoro, ma è la verità e lo si nota in ogni momento di difficoltà, momenti gestiti perfettamente lo scorso anno e che oggi invece fanno crollare gli azzurri con una facilità disarmante, quasi da divenire scontata. Ieri a fare la voce grossa per ambiente e recente passato dovevano essere i padroni di casa, che invece con timide proteste e strette di mano hanno consegnato la vittoria all’Inter già nei primi minuti, sintomo di un’insicurezza e di una soggezione anormale per giocatori che quando poi si confrontano solo ed esclusivamente sul piano tecnico (e ieri lo hanno dimostrato) possono giocarsela senza problemi con chiunque nel nostro campionato.

Certo, il lavoro da fare è ancora tanto, aspettando gli assenti che sicuramente pesano in fase difensiva, ma prima c’è da risollevare un gruppo che ad oggi non è mentalmente pronto per dare una svolta alla stagione.

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