Il Napoli torna a correre. E lo fa grazie a Francesco Calzona da Vibo Valentia, che ha rimesso possesso palla e uscita palla al piede al centro del progetto tecnico tattico dei campioni d’Italia in carica. Ma, soprattutto, sembra essere entrato benissimo nella testa di ogni calciatore della rosa. Con umiltà, lavoro, sacrificio. Un allenatore vero, senza fronzoli. Uno di quelli che non ha avuto bisogno di nessun tipo di sponsorizzazione o di cene perpetue per 10 giorni di fila.

La dimostrazione, ove mai ce ne fosse ancora bisogno, che l'allenatore, il tecnico, il vecchio mister è una figura che fa la differenza. Soprattutto nel mondo del calcio attuale. Calzona ha ridato speranze a un gruppo di calciatori che era ormai perso. Perché se il francese Rudi Garcia aveva fatto poco, Walter Mazzarri aveva messo la pietra tombale sulla stagione.

Il toscano ha preso il Napoli, già problematico, e l'ha reso cenere. Ha cancellato anche le più minime velleità di recupero. L'aspetto offensivo, sempre di buon livello, sciolto come neve al sole. Il Napoli non creava più, non segnava più. Calzona è stata una manna dal cielo almeno per dare un senso alla parte finale di stagione. E chissà che non possa essere riconfermato per l'anno prossimo. Vorrà dire che il Napoli avrà fatto un qualcosa di straordinario vista l'attuale posizione in classifica e l'anno turbolento. E soprattutto perché facciamo fatica a trovare un allenatore più bravo del calabrese. O meglio, un allenatore che sia sicuramente più bravo di lui.

Basterebbe vedere la gestione di Khvicha Kvaratskhelia per capire la cifra dell'intelligenza dell'attuale tecnico della nazionale Slovacca. Ha sostituito il georgiano con il Barcellona, dove addirittura ha rincarato la dose dicendo "sono tutti uguali" (naturalmente non lo sono, e lui lo sa benissimo), stessa cosa a Cagliari.

La risposta del 77 napoletano non si è fatta attendere. Due gare (Sassuolo e Juventus) da predestinato del calcio mondiale. E non è il solo. Anguissa sembra rinato, Traorè sta crescendo, Osimhen è il solito ghepardo che sconnette le difese avversarie. Il Napoli, ancora non guarito, cresce a vista d'occhio con soli 10 giorni di allenamento. Tanta roba. E per nulla scontato.

La prossima giornata di campionato sarà la prima di una serie di snodi cruciali per l'accesso diretto alla prossima Champions League. Poi il Barcellona in Spagna. 5 giorni in cui sarà stabilito tanto del futuro del Napoli. E pensare che fino a pochi giorni fa tutto ciò era nelle mani di un allenatore che definire inadatto è un eufemismo.

Non capiremo mai la scelta Mazzarri. Capiamo, invece, perfettamente quella che ha portato Francesco Calzona a Castelvolturno. Anche se questa scelta doveva avvenire con tutte le forze a novembre. Meglio tardi che mai, direbbe qualcuno. Sperando che non sia tardi. Perché le vesti del ruolo di inseguitore. il Napoli le ha riposte nel cassetto un paio di anni fa. E ora sa benissimo che un minimo passo falso può segnare la stagione.

Calzona, quando ha accettato, lo ha previsto e ne era consapevole. Poteva starsene a Bratislava e preparare l'Europeo senza distrazioni. Invece ha avuto coraggio. Tanto coraggio. Proprio quello che serviva al Napoli. Dalla società ai calciatori.

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