Viaggio cronologico alla scoperta dell'evoluzione di Antonio Conte, il tecnico salentino che guiderà il Napoli nei prossimi anni.

Antonio Conte è un allenatore da scatto performativo, un uomo picchiettante e metodico che vive al confine mentale tra assertività verso i media ed esecutività pretesa sul terreno di gioco senza soluzione di continuità. Un vincente per antonomasia, pur senza aver mai alzato al cielo coppe europee da allenatore. Il suo modo di essere è da pragmatico edonista con un'alterigia ego-riferita, mal nascosta sui temi di campo, in cui da un decennio domina la scena ancora in maniera rusticana, da "vecchia scuola", ma con una percentuale di conversione nei risultati vicina al 100%. Non a caso vanta la media punti più alta nella storia della Serie A tra gli allenatori ancora in attività.

L'ALLENATORE PNEUMATICO

Il campo ed il campo senza smarrire mai la trebisonda. Questo è l'Antonio Conte che il pubblico del grande calcio ha imparato ad apprezzare nel corso dell'ultimo quindicennio, un maniacale attuatore di strategie e formulatore d'antidoti agl'avversari; acuendo ciclopicamente le leve emotive delle proprie squadre nel voler vincere, sfinendo atleticamente i calciatori durante l'allenamento per ottimizzarne la resa durante la partita.

Ma dietro il tratteggio dell'allenatore lavoratore indefesso - che si consuma nello studio delle partite, e nell'accrescimento delle performance dei propri uomini - c'è una persona introspettiva, con molte spigolature ed un bagaglio esperienziale abbastanza intenso ed un sottile intuito, che consentono di classificarlo ad oggi come uno degl'allenatori più affermati in circolazione. Lo sviluppo della sua carriera, in tal senso, è la matrice per giudicarlo in maniera appropriata, senza fissarsi scleroticamente sull'aspetto della permalosità caratteriale e sulla retorica della polemicità.

Perché Conte è stato il più avanguardista di tutti nella mutazione del calcio moderno, denotando spiccato senso d'escogitamento tattico e capacità di codificare sistemi di gioco.

Conte è un allenatore che, sin dai primissimi albori della sua genesi tattica e attitudinale al ruolo, ha lasciato trasudare la componente passionale, per certi versi rabbiosa, ai margini del rettangolo verde la quale lo categorizza nell'attuale scena calcistica partenopea come l'apparente uomo giusto al posto giusto, che non avrà problemi a guadagnarsi consensi senza fare miracoli.

CARBONI ARDENTI ARETINI

Comincia ad allenare ufficialmente tra i professionisti nel 2007 ad Arezzo in serie B, dove non sfoggia ancora tutta la sua verve di ossessionato della tattica ed esaltato condottiero. L'ambiente non lo suffraga e dopo appena nove giornate già viene allontanato per mancanza di risultati, oltre che di un progetto qualificato per ambire a grandi traguardi nelle cadetterie, salvo poi terminare esizialmente la stagione di nuovo in sella ad una squadra disastrata a 12 giornate dalla fine, in una ambiente rissoso e sottodimensionato rispetto alla sua statura di tecnico smanioso di emergere, costretto a retrocedere da primo colpevole.

Sul suolo aretino patisce i primi cogenti scottamenti della vita da allenatore, indirizzando consequenzialmente il proprio nuovo modo di lavorare in maniera totalizzante e alacre, riuscendo di lì in avanti a blandire le menti dei calciatori e rendersi autoritario come Sean Connery in 007 che mistura la propria indole venale da avventuriero, all'autocritica per la definitiva esegesi tattica, in cui ambisce alla perfezione mediante l'utilizzo di qualche figura retorica ed iperbole calcistica tipo "fame di vittoria", "pretendere il massimo da se stessi" ed "odiare la sconfitta" in loop.

https://youtu.be/GtOHUNUgZI8?si=qpdIDyw1r904G3Ze
La prima fallimentare esperienza ad Arezzo come allenatore è il finto trailer della sua carriera

IL CALCIO FURIOSO DEL BARI

Si guadagna la ribalta in terra barese in Serie B dove con un ormai celeberrimo sistema di gioco quattro due quattro (pioniere) riesce a far breccia nei cuori dei tifosi locali e prendersi una cospicua fetta di consenso da parte degli addetti ai lavori per un dispiegamento di forze ultra-offensivo che si contraddistingue per l'atletismo feroce e la solidità difensiva, sconfessando un concetto antipodico di calcio disequilibrante sopra palla. Plasma a sua immagine una squadra che pressa a zona ed estremizza il concetto del ribaltamento di campo sugli esterni, a cui l'allora giovane allenatore salentino chiedeva estrema disponibilità sia per prendere il fondo ed andare al cross sul primo palo che per i tagli centrali a cesurare l'azione, consentendo al duo di attaccanti di dialogare con astuzia e perfido congegno nell'interscambio di posizione, collante utile ad innescare la reattività delle due frecce sulle fasce. Barreto, Lanzafame, Guberti, Rajcic, Caputo, Gazzi, Rivas, Parisi e Kutuzov sono calciatori che toccano l'apice in carriera tramite la capacità di Antonio Conte di renderli tonanti argani d'orchestra e potenziare le attitudini tecnico-tattiche che nel prosieguo del loro percorso non cresceranno più.

In terra pugliese Antonio Conte compie la prima impresa in carriera, dopo un ruolino impressionante di vittorie casalinghe e la promozione già in tasca ad Aprile, rivela all'Italia tutta l'espressione embrionale del gioco d'assalto, collaudato con una potenza di fuoco nella metà campo offensiva. Si porterà dietro l'affidabile difensore Stellini nell'esperienza da allenatore negl'anni a venire.

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Il Bari di Conte straccia il campionato di Serie A grazie ad un espressione di gioco anticonvenzionale e la forte attitudine a segnare gol di squadra

IL DECLINO BERGAMASCO RIBALTATO CON RISCATTO

La catarsi dell'unico momento negativo in carriera è un passpartout verso l'escalation di cose esemplari fatte susseguentemente. L'imprinting su una squadra dotata di buona dose di talento in mediana, e modeste risorse in avanti e dietro, risulterà carente di pragmatismo. L'Atalanta gioca compulsivamente; l'ossatura vigente dei Doni, Manfredini, Talamonti, Guarente, Bianco, Caserta, Amoruso, Ferreira Pinto e Tiribocchi non gli dà una mano a tirare su il carrozzone. Il gioco è appiattito dall’ annicchiamento perimetrale, con scarsa propensione alla manovra e alla finalizzazione. Proprio dopo una sconfitta casalinga sofferta contro il Napoli, con una squadra che si ostinava ad attaccare senza costrutto, viene esonerato per mancanza di risultati. Quel gioco bergamasco temerario ma scarno di soluzioni, non sarà dimenticato dalla platea orobica, che malgrado la contestazione negli strascichi della separazione, a posteriori riconoscerà che il lavoro svolto non è stato affatto vano, indipendentemente dalla retrocessione della squadra a fine anno. Infatti molte nuove leve come Gabbiadini, Pellegrino, Peluso, Padòin, Jaime Valdes e Zaza, erediteranno i concetti di gioco sulla propulsione offensiva: le sponde spalle alla porta, l'accompagnamento dell'azione e l'occupazione degli spazi in funzione del movimento dei compagni, e svolteranno in meglio la propria storia calcistica, ritrovando lo stesso Conte negl'anni successivi.

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Antonio Conte e la Dea, storia d'un amore mai sbocciato

LA PULSIONE PER LA VITTORIA IN PROVINCIA

A Siena di nuovo in B la vera riscossa del Contismo, con la piazza contro e una compagine normale, distrugge nuovamente il campionato. In Toscana si vede una squadra che pressa a tutto campo, con furia agonistica e grande propensione alla lotta. Riadatta in altri ruoli e valorizza dal nulla giocatori come Codrea, Vergassola, Reginaldo, Rossettini, Terzi, Pettinari, Paolucci e Troianiello a cui si aggiungono Tziolis, Mastronunzio Jajalo e Bolzoni che sono il marchio di fabbrica della squadra per goal e assist. Si affida ad un undici tipo con schema eccentrico: il terzino filtra verso l'interno dopo aver attirato il pressing sul primo tocco, il centrocampista di riferimento va di prima sull'esterno di centrocampo - alias esterno offensivo - che sfocia sul corto verso l'attaccante, il quale viene incontro lasciando scorrere la palla sull'omologo, che riapre il gioco immediatamente sull'altro esterno sguinzagliato a campo opposto con avversari scompensati nelle traiettorie e nei riferimenti. E' una combinazione tipica, rapida ed essenziale che frutta decine di goal, insieme alla sempre perfettibile richiesta del tiro da fuori dai venti metri che Conte pretende dagl'elementi cardine in squadra.

Con Perinetti Direttore Sportivo e alcuni tra i citati acquisti, Conte va per la prima volta a muso duro con stampa e pubblico nel rivendicare una storia di successo impreventivato senza alcun favore di sorta ed invita tutti a riconoscere i meriti della classe sportiva al comando del club, egli stesso in primis. E' la vittoria dei concetti di gioco, del 4-2-4 riconoscibile mischiato al 3-5-2 posizionale in base all'avversario di turno, della difesa guardinga ma orientata al movimento, alle geometrie variabili, all'innalzamento del baricentro con profonde scalate in avanti ed il mantra che cercare l'ampiezza non dev'essere l'ossessione delle mosse di gioco, piuttosto arrivarci sganciando giocatori senza marcatura. Una squadra degna figlia di Conte e che al primo anno di Serie A senza il capostipite dell'agognata promozione, crollerà impunemente non sostenendo la categoria per più di due stagioni.

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Lo sfogo di Conte a Siena a poche giornate dalla promozione in Serie A

EPOPEA BIANCONERA

La stagione senese è così esaltante che nel 2011 la Madama Bianconera che, nell'epoca di restructuring societario messo in piedi da Andrea Agnelli, decide - con l'onere d'inaugurare lo stadio nuovo -di affidargli in pectore il ruolo di uomo del rilancio al massimo livello dei bianconeri, che arrivavano da annate cupe con tanti soldi spesi e piazzamenti in classifica insufficienti. Tornato alla casa madre, militando la juventinità come una missione militaresca, spazia nell'ambiente come un pesce nel proprio acquario e in un contesto di protezionismo e competitività, Antonio Conte compie il suo primo vero capolavoro: vincere lo scudetto da imbattuto, bissando l'anno successivo con il record storico di 102 punti - il quale resterà un unicum per la Serie A nei campionati a tre punti - e l'anno successivo serve il tris con lo stesso scheletro della squadra ed una potenza di calciatori sempre crescente. E' il primo sturm und drang della tattica nel calcio italiano nella seconda decade degl'anni duemila.

Alla Juve, a seguito di una partita pareggiata contro il Napoli al San Paolo, promuove e tempra la difesa a tre a prova di piombo con Barzagli, Bonucci e Chiellini che andranno avanti per 10 anni con il pilota automatico. Il primo anno rende Lichsteiner e Asamoah due stantuffi che imperversano sulle ali, attaccano e difendono con eguale perseveranza e metamorfizza il fulcro di gioco in un centrocampo fagocitatore di opponenti con Marchisio, Vidal e Pirlo che spiazzano la concorrenza per capacità, forza, adattamento, fantasia e rendimento, ibridando componenti di asseveramento delle reciproche caratteristiche, che rendono la squadra superba sia a costruire nel cono centrale che ad accorciare sotto palla per ritirarsi e ripartire. In attacco la coppia fissa composta da Matri e Vucinic è l'evoluzione tecnica dei vari uomini goal delle cadetterie gestiti da Conte, con l'aggiunta di fisicità e belligeranza spalle alla porta.

L'eccellenza della prima Juve di Conte è rintracciabile tutta nella ferrea determinazione, nella capacità di rimpicciolire il campo rimanendo da Buffon agl'avanti in 30-35 metri e materializzarsi in ogni parte del campo con sintetismi di gioco che conducono al tiro in porta bai-passando uno o anche due tempi di costruzione dell'azione, sfociando a ripetizione su punte ed esterni. Un corpo squadra unico, compatto all'inverosimile, argilloso, che incassa i colpi, li attutisce e si modella con essi per adattarsi alle circostanze. La Juventus di Conte lascia trapelare l'odio per la sconfitta ed il tecnico comincia a fare i conti con il labile concetto d'oltrepassamento dei limiti, inanellando tre annate in cui la Serie A assiste impotente alle cavalcate trionfanti della squadra con il medesimo impianto e pochi interpreti differenti, che fanno le cose sempre meglio ed automaticamente. Una Serie A composta da rose che fino a quel momento non erano preparate ad affrontare una squadra ultra-aggressiva, che per larghi tratti dei match alza i ritmi in maniera spietata.

Il solo Krasic (assieme ad un improbabile Lucio a fine carriera), giocatore discretamente anarchico, avrà poca percentuale d'incisione nei numeri sotto la gestione Conte, mentre i vari Giaccherini, Giovinco, Padoin, Pepe, Caceres ed altri, avranno ottimi trascorsi al cospetto della sua egida e nelle poche stagioni successive, mantenendo quella condotta ligia al dovere. Infine Tevez e Pogba sono i due top player che Conte ha saputo guidare verso il 'prime' della carriera.

Raggiunto l'apice, malgrado il fallimento in Champions League contro il Galatasaray per concause avverse, decide di non soprassedere sul mancato incremento di forza nella rosa e lascia un gruppo ormai vincente, destinato a ripetersi. Ma il suo 3-5-2 a quattro rapporti e trazione anteriore è ormai un benchmark tattico a livello internazionale.

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L a Juventus di Conte già al primo anno di guida tecnica sbaraglia la concorrenza delle altre grandi e batte il Milan al fotofinish in un campionato che termina da imbattuta

IL DESTINO (INTER) NAZIONALE

Con la nazionale Italiana Conte offre il meglio nel peggio di sé. Frustrato per non poter dispiegare e profondere tutte le energie, anche nervose, ogni giorno, deriva spesso in sfoghi e polemiche per sguinzagliare lo spirito leoncino. Nel bel paese, con appena 12 partite l'anno e l'Europeo alla fine del percorso biennale, c'è un carichissimo selezionatore tecnico ma molto diverso da quelli a cui l'Italia è abituata, che recalcitra contro federazione, club e organi istituzionali rimarcando lo scarso interesse per le sorti della nazionale.

In compenso ad una famigerata ferocia direttiva, convoca sempre pochissimi calciatori del Napoli tra cui Jorginho ed Insigne, e si affida ad un gruppo composito di giocatori già avuto alla Juventus avendo ben poca altra scelta in determinati ruoli (specie in difesa), sceglie spesso Florenzi, Candreva, De Rossi, Parolo, Eder e Pellè, che saranno i due attaccanti titolari nella rassegna continentale 2016 in Francia e metteranno a referto tre goal significativi dell'espressione di gioco ricreata da Conte.

Il 3-5-2 che sfoggia come vessillo della propria ideologia, è così ermetico e poco allenato che spesso le gare della nazionale sono brutte da vedere ma i risultati non tardano ad arrivare e con la massimizzazione dell'impegno dei giocatori e l'insistenza sempre sulla stessa pletora di uomini quasi fossero titolari inamovibili di una squadra di club, fa quadrare la giostra e toglie dalla naftalina gente che non avrà più una storia gloriosa dopo di lui.

Gli esterni (Darmian, De Sciglio, De Silvestri e Giaccherini etc.) macinano chilometri a profusione, ricamano cross per le punte in continuità e chiudono il gioco in avanti e dietro come quinti aggiunti; la difesa è un bunker inscalfibile e i mediani corrono per quattro, scalando in avanti ad ogni riconquista o slittando sul laterale a seconda di come orientare il gioco in favore di una delle due punte, sempre vicinissime allo sviluppo dell'azione. De Rossi, ad esempio, nel fulcro della diramazione di passaggi raggiunge picchi di rendimento in nazionale ancora mai visti, nonostante il palmares glorioso, e ne diventa leader.

Dopo aver fatto sfigurare le ben più quotate Belgio e Spagna con partite preparate ed eseguite senza difetti, ai quarti il Tricolore Contiano si arrende ai rigori contro la Germania, ma resta in bocca l'amaro per la sconfitta e nel pensiero il giusto orgoglio d'aver fatto di più di quanto si ci aspettasse da una squadra con davvero pochissimi campioni e giocatori di qualità, ma con cui ha insaurato un rapporto d'affinità elettiva.

https://www.youtube.com/watch?v=eCaHNsHzrnc&ab_channel=Mrpf
Conte conduce una nazionale assai povera di talento ai quarti di finale dell'europeo 2016, mancando la semifinale per un soffio.

CONTEPLAINING IN INGHILTERRA

A Londra, nella transizione estiva dopo un fallimento annuale, il Chelsea del plenipotenziario, nonché miliardario, Roman Abramovic lo riveste della responsabilità di rinvigorire un gruppo sfaldato da un'annata funesta, consegnandogli in mano le chiavi del centro sportivo di Cobham che Conte vive dalle prime luci dell'alba fino a sera, sfibrandosi nel ricostruire una squadra vincente, seppur non esule di campioni già rinomati.

All'estero Antonio Conte riesce a certificare che quel metodo di applicazione insistita su concetti di gioco funzionali a creare spazi, e occuparli con il movimento senza palla, è efficiente e apprezzato anche oltremanica ed in Europa, ma soprattutto può dedicarsi all'allenamento quasi tutte le settimane intere, non avendo coppe europee nel periodo di rilancio dei blues dopo il decimo posto della stagione antecedente.

La difesa a tre, un inedito per buona parte della classe sportiva britannica, diventa un must e un riferimento cardinale del Chelsea: Azpilicueta, Rudiger e Christensen nel pacchetto arretrato ricalcano la 'BBC' in modo ancora più spregiudicato e con sortite offensive all'uopo. L'intelaiatura della squadra con campioni tipo Fabregas, William, Pedro e Hazard si completa vicendevolemente con sovrapposizioni e raddoppi continui in un frullato di gioco a tre tocchi che permette ai due esterni ex novo a tutta fascia, come Moses e Marcos Alonso, di diventare in pochissimi mesi tra i migliori interpreti del ruolo da tornati. Il Chelsea di Conte meraviglia la Premier League per la capacità di giustiziare gli avversari con fendenti mortiferi da parte di tutti i giocatori, tenendo sempre i ritmi vertiginosi e vincendo spesso contrasti determinanti per la riconquista della palla.

https://www.youtube.com/watch?v=JFvkc_umqbs&pp=ugMICgJpdBABGAHKBRRqdXZlbnR1cyBjb250ZSBnb2Fscw%3D%3D
Antonio Conte nel biennio londinese apre una nuova scuola di pensiero tattico in Inghilterra, dove la velocità del gioco spesso impedisce di assaporare le dinamiche strategiche delle partite e in quella squadra che condensa molta qualità balistica, dimostra che con il suo modo abbastanza dogmatico e ricorsivo di fare giocare, se si inserisce molta qualità nei piedi per sfornare giocate ad alti gradienti tecnici, si può essere anche spettacolari al punto giusto senza perdere robustezza.

Il gioco funzionale, infingardo e assolutistico nelle misure del Chelsea è il tripudio della maniacalità di Conte ad altissimo livello. Grazie soprattutto a Ngolo Kantè, uomo imprescindibile per Antonio Conte, che dopo i già ottimi trascorsi con il Leicester e la nazionale transalpina, diventa un totem d'inesorabilità in campo, uomo ovunque con un mix di tecnica, perspicacia, furbizia e utilità maestra, sempre a redimere le contese ed accelerare il gioco.

Il Chelsea figurativamente uccide la Premier League anche grazie ai goal di due attaccanti roboanti in quel periodo, come Diego Costa (cacciato senza indugi nella seconda stagione alla guida del club) e Michy Batshuayi, i quali marchiano le partite del successo con goal preziosi e di pregevole fattura.

Antonio Conte con il traguardo storico della Premier League al primo colpo, e l'FA Cup l'anno seguente, si assicura la stima e la considerazione di un mondo sportivo anglossassone estremamente polarizzato sul calcio, per potersi proporre sulla scena internazionale come vincente non più di primo pelo. Il Chelsea non ha più rivinto il titolo da allora.

https://www.youtube.com/watch?v=7Kb-ISIE6lI&ab_channel=LINUSHJOHANSEN

LA MILANO DA VINCERE

Steven Zhang e Marotta, dopo aver reciso Spalletti dall'albero dell'organigramma tecnico, affidano la scena a Conte per riportare l'Inter al titolo nazionale e tornare a competere al massimo livello in Champions League.

Nella sponda nerazzurra di Milano, Conte si prende l'Inter silurando urbi et orbi Icardi, Nainggolan e Politano, defila Perisic ad appannaggio di un sensazionale Hakimi, mettendo Lautaro e Lukaku (voluto contro i desiderata di Marotta e Ausilio) al centro di gravitazione della squadra e rivaluta una miriade di profili tra cui Darmian, Sensi, D'Ambrosio, Lazaro, Gagliardini, Young, Vidal e De Vrij. Il 3-5-2 stavolta è prorompente e massiccio sia nel dispiegamento di forze che nell'identificabile consistenza.

Nel biennio all'Inter, Conte al primo anno si classifica secondo con tangibili velleità da titolo dietro una Juventus arricchita di defiànce, centrando anche la finale di Europa League (persa sfortunatamente contro il Siviglia) dopo l'eliminazione ai gironi dalla Champions. L'anno successivo vince lo scudetto con meriti immani, pur toppando di nuovo nelle coppe europee. Il tutto mentre la pandemia da Covid intacca sensibilmente il mondo dello sport e priva le squadre del pubblico allo stadio.

Con la società del biscione si rivede in Italia dopo sette anni il clamore attitudinale di giocatori intenti a votarsi alla causa tattica del Contismo senza lesinare energie, denotando una capziosa lettura delle situazioni di gioco per novanta e più minuti. La beneamata è di nuovo fortissima; si avvince nella lotta con uno Skriniar centro-destra della difesa a tre, autentico baluardo con licenza di mangiare campo in avanti anche palla al piede, il pressing ultraoffensivo, snodi in catena oleati, attaccanti quali Lautaro e Lukaku che contrastano anche a centrocampo, duettano a meraviglia e rubano la scena in ogni zona del campo, un Barella sontuoso subito al top del rendimento, e alla seconda stagione anche un talento come Erikssen, che dopo alcune difficoltà iniziali a cimentarsi nelle avànces tattiche, riesce a pieno regime nel governare la sfera tra regia e treqquarti.

In un analogia con il passato bianconero, percepita l'involuzione dell'organico in previsione della sua terza stagione da allenatore dell'inter, Conte sceglie di recedere dall'incarico e rescinde il contratto con il club italiano, a cui se non può lasciare le stimmate di sicuro lascia in eredità le impronte giuste per la prosecuzione tecnica e sistemica con Simone Inzaghi, che vincerà nel solco di quanto fatto dal leccese nella città del Duomo della Madonnina dopo 4 anni. Il ritorno in italia è un successo da qualunque prospettiva lo si valuti, successo che Antonio sceglie di dedicare a se stesso per l'abnegazione e il senso del dovere rimostrato senza mai perdere la bussola, anche in momenti di smarrimento extra campo per vicissitudini esterne.

https://www.youtube.com/watch?v=gx6THiImRgU&ab_channel=SerieA
L'Inter di Antonio Conte rompe il monopolio Juventino dopo 9 anni di successi intermittenti e torna a vincere il campionato dopo11 anni. E' un altro capolavoro ottenuto dal tecnico salentino

RIVOLUZIONE SPURS

Di nuovo a Londra, in un esuberante ambiente al Tottenham, con Paratici General Manager appena atterrato in Premier a richiamarlo in cabina di comando dopo aver lasciato il calcio italiano per sinistre responsabilità proprie e cattivi avvicendamenti alla Juventus. Antonio Conte accetta per la prima volta la sfida di subentrare a campionato in corso, a Nuno Espirito Santos, dopo un inizio di campionato e Champions scadente.

Qui si assiste all'annoveramento di nuovi parametri tattici ed evoluzioni gestionali di Conte head coach. Il modulo cambia dall'inizio da un rivisitato 3-4-3 che a partita in corsa diventa 4-3-3, con cui la squadra macina risultati a iosa grazie al suo impatto incidentale verso l'alto sulle ambizioni del club, con il pubblico della londra ebraica s'innamora di lui e lo elegge a idolo della squadra in un club già imbottito di nomi altisonanti.

Ma se la tempra di un passionale puro come Conte si è già forgiata nell'epoca Covid, con la perdita di un amico e collaboratore fraterno da tempo immemore come Gianpiero Ventrone immarcescice nel suo animo una cupezza vivida, che sfregia la sua buona volontà e il suo mostruoso modo di lavorare, facendogli perdere certezze e riferimenti. La traiettoria di Conte con gli Spurs s'incrina terribilmente al secondo anno con l'assenza di vittorie e l'eliminazione in Champions contro il Milan, in cui la squadra londinese esibisce palesi difficoltà a prodursi in un calcio rapido ed essenziale, andando in apnea nelle partite che contano.

https://www.youtube.com/watch?v=Toz6hefj92w&ab_channel=101%25Football
Il Tottenham con Conte è stato per almeno 12 mesi divertente e competitivo contro qualsiasi avversario, variando giocatori, sistemi e assetto durante la stagione

Agli Spurs, al di là dei pronostici e delle vicissitudini, in principio si assiste ad una mutazione da crisalide a farfalla nell'attuazione del modo di schierarsi e dipanare il cordolo dell'azione, che prima d'ora Conte non aveva ancora sciorinato con insorgente bellezza. Una squadra devastante in campo aperto con Kane, Son, Moura e Richalrlison che spesso e volentieri squarciano il sereno e l'abilità, non congenita della squadra, nel ripristinare l'ordine e le geometrie sotto palla per serrare i ranghi. L'estremo difensore Lloris a fine carriera inizia a maggiorare il proprio apporto nell'imbastimento dell'azione per gli snodi dei meccanismi dal basso. Gli esterni Emerson Royal e Reguillòn (poi un ritrovato Perisic) arrivano insieme a contornare l'offensiva, offrendo una soluzione di sviluppo in più. Dier, Sanchez e Romero (appena arrivato dal campionato italiano) definiscono una difesa di rara intensità per qualità, efferatezza nei duelli, associazionismo e capacità di lettura delle traiettorie di gioco, aggiungendo goal e assist al computo statistico. Il centrocampo con Hojibjerg e Lo Celso (Bentancur nella stagione seguente), è la vera arma letale del Tottenham di Conte (che saprà turnare molti uomini nel perno del gioco), adescando trappole nell'imbuto centrale in zona palla, arretrando in schiacciamento sulle line basse e catturando con padronanza la sfera sulle preventive, innescando i raddoppi nei passaggi degl'opponenti per diramare repentinamente il contrattacco, con Kane e Son sempre a cucire il gioco.

Il Tottenham si classifica quarto e qualificato alla Champions League 22/23. E' un'altra, ennesima, impresa del Conteplaining britannico, che riscuote approvazione e benestare di fans e tabloid, non più etichettato quale sergente di ferro ma coach aggiornato ed ultracompetitivo, capace di ristabilire i canoni di difesa e attacco con schieramenti aposizionali e valorizzare poderosamente giocatori in sordina.

https://www.youtube.com/watch?v=Cf9Oqb-EGj8
Masterclass dei movimenti in campo dei giocatori in funzione dell'avversario da parte di Antonio Conte

BRIEFING SUL SISTEMA DI GIOCO

Antonio Conte ha cambiato poche volte moduli e criteri di gioco nella sua carriera ormai abbastanza lunga, e in tutte le esperienze pregresse ha aggiunto qualcosa d'innovativo rispetto alla traiettoria, in coerente progresso con il cambiamento dei giocatori nei roster.

Ha usato stilisticamente quattro sistemi di gioco standardizzati (4-2-4 aka 4-4-2; 3-5-2; 3-4-2-1; 3-4-3) a cui ha aggiunto fattori di esponenzialità ed ha accresciuto il livello di rotazione dei giocatori in corso d'opera, dopo averli spremuti nei convincimento della bontà del lavoro e della preparazione delle partite per molte ore al giorno.

A Napoli, arriva il miglior allenatore libero in circolazione, con la conoscenza empia del campionato Italiano, la possibilità di dedicarsi al lavoro senza ostacoli, infingimenti e rallentamenti. Un parterre di calciatori mediamente giovane, che ha già vinto uno scudetto e con potenziale di miglioramento, oltre a quelli che arriveranno secondo le indicazioni recepite per allestire una formazione idonea a giocare con la difesa prevalentemente a tre, ed una premessa di rilancio o rifondazione dalle larghe intese in tutto il management azzurro. Guiderà gli azzurri con l'energia di sempre, un ripristinato equilibrio interiore e la consapevolezza che la sua vera sfida, ancora dev'essere vinta.

Il Modulo selezionato per lo starting eleven dal nuovo tecnico azzurro, anche all'ombra del Vesuvio potrebb'essere il 3-4-3 che rimarchi il modello Tottenham, pertanto ci vorranno giocatori specialisti nei rispettivi ruoli, con grandi doti organiche, indispensabile umiltà, caratteristiche ambivalenti, senso del sacrificio e soprattutto evidenti qualità tecniche.

Se il Presidente De Laurentiis deciderà, come da premesse, di guardare al di là del guado pericoloso in cui è scivolato quest'anno - ed offrirà ad Antonio Conte & staff di rivalutare alcuni calciatori sotto rendimento - di poter disporre di una rosa forte ed essere trascinato dal pubblico entusiasta, allora le vittorie ed il gioco saranno combacianti con queste buone premesse da consentirgli di ergersi sulla vetta più alta delle montagne che ha scalato in tutte queste primavere, trascorse tra Italia ed Inghilterra.

Antonio Conte è l'unico vulcano che Napoli vuole vedere eruttare.

https://youtu.be/svrZ-ZtUty4?si=_OcpunriR1aRScjQ
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