Il problema dei tre corpi
Presumo ne abbiate sentito parlare in giro, una serie tv visibile sul famoso servizio streaming che ne descrive in maniera fantascientifica la proiezione di un futuro remoto. Ma il problema dei tre corpi è un dilemma studiato per davvero e consiste in un sistema a tre stelle che interagiscono gravitazionalmente tra loro e influenzando l’orbita del pianeta il quale alterna fasi più stabili ad altre meno regolari.
Esso consiste proprio nella difficoltà di prevedere con accuratezza il modo in cui si muovono tre corpi celesti e l’evoluzione del sistema che costituiscono.
È una questione che appassiona da secoli matematici, astronomi e astrofisici ma quest’anno nel risolverne l’enigma si è proposto volontario Aurelio De Laurentiis.
Il Patron - da buon produttore cinematografico - ha indossato le “umili” vesti del Sole - di gran lunga l’oggetto più massiccio nel nostro sistema solare - con l ‘intento di attrarre i 3 pianeti di allenatori diversi per renderli a sua immagine e somiglianza e farli orbitare intorno a sé.
Peccato che le sue dimensioni andassero misurate, comprese, percepite con umiltà, limandone i deliri di onnipotenza, un pochino prima di far regnare l’Era del Caos in pianta stabile.
La stagione del Napoli di quest’anno avrebbe messo in crisi anche le equazioni sul moto e la gravità dei corpi celesti di Newton e di Keplero per quante ne sono succedute.
L’imposizione del 4-3-3 del post Spalletti
“Perché se non è 4-3-3 nun era buona” ricorda di gran lunga la mezz’ora dello squattrinato Alfonso Caputo, l’infelice protagonista del film 32 dicembre del compianto Luciano De Crescenzo, al quale - tra le tante umiliazioni a cui viene sottoposto - viene incolpato dal fratello della poca accorta decisione di acquistare la 124 Spider (se nun era Spider nun era buona). La scelta di Rudi Garcia già fu a suo tempo oggetto di discussioni e perplessità perché lontano da un calcio che contava già da un paio di anni (parafrasando il collega Simone Nevola: allenava i beduini nel deserto, ndr), indottrinarlo al dogma schematico del 4-3-3 fu un’idea che suscitò scalpore ai tanti. Passiamo poi alla seconda “orda” gravitazionale che si diresse verso Walter Mazzarri, scelto dopo aver colloquiato negli uffici della Fimauro con Igor Tudor, con per la promessa ricevuta di poter riprodurre ed emulare lo scacchiere tattico così prelibato e amato da Messier De Laurentiis.
Ma poi che significa giocare con il 4-3-3? Siamo nel bel mezzo di un torneo di Subbuteo e non ce ne siamo accorti? Cos’è, calcio balilla o cos’altro? Ma davvero nel 2024 andiamo appresso a queste banalità? Spalletti non ha vinto uno scudetto perché teneva i propri calciatori legati con lo spago capaci di poter comporre e ricomporre delle sequenze numeriche; bensì perché ha insegnato a calciatori dalle movenze grezze come Kim e Osimhen come porre correttamente la propria postura durante i 90’ per poter, rispettivamente, accorciare sull’avversario e come attaccare la profondità; come avere un play con palla scoperta in grado di verticalizzare a due tocchi; a calciatori dinamici, e in continuo movimento, come Anguissa, Di Lorenzo, Kvaratskhelia di ritagliarsi spazi utili per le sovrapposizioni attaccando il lato forte; di come sfruttare la centralità dei terzini per la superiorità numerica a centrocampo in fase di costruzione; di alternare il gioco sul corto e sul lungo raggio d’azione; di come sapersi difendere con tre linee di gioco quando il forcing avversario prevaleva in alcuni frangenti della partita.
Questa è la forza di gravità a cui avremmo avuto piacere assistere, queste sono i requisiti da dover richiedere per chiudere positivamente un colloquio di lavoro.
Se non se hanno le competenze per farlo questo non deve lasciar pensare al ridimensionamento della figura del Presidente, perché il proprio compito non è dimostrare di conoscere il gioco del calcio, bensì di saper amministrare una società in maniera virtuosa come ha sempre saputo fare Aurelio De Laurentiis.
‘A vermutta a vulimme a Calzona
Se questa squadra la poteva allenare chiunque e Kim e Lozano potevano essere sostituiti tranquillamente ad uno stato avanzato mercato da Natan e Lindstrom - pur sapendo delle precarie condizioni fisiche del primo e di un ruolo quantomeno discutibile del secondo - e i risultati di cotante scelte hanno conseguito un solco invalicabile per la contuinità di questo gruppo di certo non possiamo pretendere di addossare le colpe a Francesco Calzona. Il quale, con grande signorilità, se n’è già riconosciute troppe, nella fattispecie, assumendosi la responsabilità di non essere entrato positivamente nella psiche dei calciatori.
La colpa è anche di che scende in campo? Certo, ma nell’Era in cui regna il Caos cosa dovremmo pretendere da un gruppo che aveva delle direttive ben precise e che ha visto sgretolarsi da scellerate e inappropriate gestioni tecniche?
Potrei capire che il livello qualitativo si fosse abbassato per 4 o 5 calciatori, ma se è l’intero comparto squadra ad aver subito una flessione di spessore allora il problema va scovato in ben altri contesti.
La massa è direttamente proporzionale alla forza di gravità che attrae i corpi celesti, ma se non c’è massa a sufficienza non vuol dire che tu debba gravitare a tutti i costi. Come si suol dire in gergo: prendi l’arte e mettila da parte, o - quantomeno - delega chi di dovere, dando a Cesare ciò che è di Cesare.