Napoli-Sassuolo 2-0: i numeri del match
Il Napoli riparte da dove aveva lasciato, anche al Maradona, 2-0 il risultato finale sul Sassuolo di Dionisi, a decidere il match il gol prima di Osimhen dagli 11 metri nel primo tempo, e poi quello di Giovanni Di Lorenzo nella seconda frazione su assist del rientrante Kvaratskhelia; prestazione che dà fiducia, nonostante una condizione fisica ancora non brillante, e che sicuramente avvicina al meglio la squadra al primo vero esame stagionale, il match con la Lazio, sabato 2 settembre, al Maradona. D’altra parte il Sassuolo nonostante buoni spunti mostra ancora grossi limiti soprattutto di approccio alla gara, altra sconfitta per gli emiliani, altro 0-2, prossimo test contro il Verona (a punteggio pieno) al Mapei.
Andiamo ora ad analizzare il match attraverso i numeri dei protagonisti.
Napoli-Sassuolo: lo schieramento tattico
Solo un cambio per Garcia rispetto alla trasferta di Frosinone, 433 con Meret tra i pali, Rrahmani e Juan Jesus coppia centrale, Di Lorenzo e Olivera sugli esterni; a centrocampo confermati Lobotka e Zielinski, torna Anguissa dal primo minuto; in avanti Osimhen a guidare l’attacco, al suo fianco Raspadori e Politano. 433 solo in partenza, infatti in fase di possesso passa a 4 (o 5) in mezzo al campo con i terzini che spingono e i due centrali difensivi che si alzano ad impostare sulla metà campo, a sinistra Raspadori stringe affiancandosi ad Osimhen. In fase difensiva 451, unico riferimento offensivo è proprio Osimhen con Politano e Raspadori al fianco dei 3 centrocampisti.
Anche il Sassuolo parte col 433, Consigli in porta, difesa a 4 formata da Toljan, Erlic, Tressoldi e Vina; Maxime Lopez regista in mezzo al campo, al suo fianco Boloca e Henrique; tridente offensivo con Bajrami e Laurienté sulle fasce, Pinamonti al centro dell’attacco. In fase di non possesso anche per il Sassuolo 451, con Pinamonti però più basso rispetto ad Osimhen con una squadra più corta e compatta nella propria metà campo; in fase offensiva terzini più alti, a centrocampo la linea a 3 diventa una mediana con Boloca e Lopez ed Henrique invece più avanzato sulla trequarti alle spalle di Pinamonti.
I numeri e l’analisi di Napoli-Sassuolo
Partono subito forte i campioni d’Italia, che nei primi 15’ di gioco riescono a schiacciare il Sassuolo nella propria area, ed è al 16’ che arriva il vantaggio con Osimhen dal dischetto, la seconda metà di primo tempo si rivela però più fiacca, ritmi bassi, probabilmente dovuti ad una condizione fisica ancora da perfezionare ed una temperatura elevata; la prima frazione si chiude con il 60% del possesso palla in favore dei padroni di casa, 1.34 xG con 7 conclusioni e 2 grandi occasioni, il Sassuolo cerca di approfittare del calo di rendimento avversario ma complice qualche errore di troppo nell’ultimo passaggio e gli ottimi tempi di uscita di Di Lorenzo e Rrahmani in particolare su Laurienté, chiudono i primi 45’ con 0.09 xG, 3 conclusioni e nessun pericolo per la porta di Meret. Nel secondo tempo la partita cambia, e il ritmo anche, complice l’espulsione al 51’ di Maxime Lopez che lascia i suoi in 10 e costringe la squadra ad abbassarsi ulteriormente, perdendo continuità nel palleggio (in assenza di regista) e vivendo una seconda frazione esclusivamente di strappi, è solo il 26% infatti il dato sul possesso, con appena 3 conclusioni, d’altra parte il Napoli dilaga nella costruzione palla al piede, forte dell’uomo in più e delle energie risparmiate nel primo tempo, chiuderà la partita con 3.45 xG, 67% di possesso palla, 25 tiri, 5 grandi occasioni, 2 legni colpiti e 595 passaggi riusciti (91%).
Nonostante la partita a senso unico, diversi gli spunti tattici, in primis quello sui diversi moduli utilizzati da Garcia, in impostazione infatti si è andati con i due centrali alti uscendo sistematicamente non più su Lobotka, utilizzato maggiormente in transizione, ma su Zielinski, che in particolare nel primo tempo quando gli emiliani hanno aggredito maggiormente, ha rappresentato lo scarico migliore venendo incontro sulla sinistra e cambiando appena gli avversari eseguivano il raddoppio, sul lato forte, ovvero sulla destra dove a salire c’era Di Lorenzo; per il numero 20 altra partita di sostanza e qualità, fondamentale come abbiamo detto nel pulire il pallone, 59 i tocchi, 93.3% la precisione, 4 passaggi chiave, 4 palle lunghe riuscite (su 5).
In questo sistema altro aspetto da sottolineare è la fascia destra, sapevamo che il lato su cui spingere maggiormente fosse quello date le difficoltà difensive di Vina, ma il Napoli lo ha fatto con uno schema leggermente diverso da quello utilizzato costantemente la scorsa stagione, infatti Anguissa è stato coinvolto meno nella manovra, deresponsabilizzato da molti dei compiti offensivi che gli erano stati assegnati sotto la gestione Spalletti, come si può vedere anche dalla heatmap infatti il camerunese non ha occupato la trequarti a destra in fase di possesso, ma ha lasciato quello spazio alla corsia Di Lorenzo-Politano, soluzione interessante in particolare perché è evidente come Garcia cerchi costantemente questo isolamento dei due esterni a destra e faccia l’esatto opposto a sinistra, chiedendo di giocare dentro il campo. Il numero 99 però è più presente in fase di rottura, nelle linee avversarie, ben 15 infatti i contrasti a terra a cui ha preso parte, 2 quelli aerei. A legare, come detto, con Di Lorenzo e a scambiarsi andando dentro col suo mancino aspettando la sovrapposizione del capitano azzurro, Matteo Politano, autore di un’ottima prova, poche sbavature se non qualche errore nel finale di primo tempo nell’ultimo passaggio, ma il suo saper giocare tra le linee è prezioso per sfruttare ancora di più le doti fisiche e tecniche del 22, che almeno in queste prime due uscite stagionali, occupa un ruolo ancora più offensivo in manovra arrivando praticamente sempre sul fondo; 3 i passaggi chiave per Politano su 39 tocchi, 20 i passaggi riusciti (87%), 4 i cross andati a buon fine (su 7), 3 i contrasti vinti (su 5).
Ancora una volta, così come a Frosinone, Garcia vuole velocizzare il gioco e arrivare con più immediatezza in avanti, Lobotka in media tocca gli stessi palloni dello scorso anno (circa 70), ma lo fa in zone e situazioni diverse, e ciò rende alcune giocate meno pesanti e di conseguenza, meno evidenti, la sostanziale differenza è il verso in cui gioca, la scorsa stagione era perennemente spalle alla porta in ricezione, pronto poi a girarsi e uscire, quest’anno (ma è ancora presto per considerarla una tattica consolidata) riceve già in fase di transizione e non di uscita, questo evidenziato anche dalla sua heatmap, in cui lo slovacco è posizionato soprattutto oltre la metà campo a sinistra, a favorire ciò oltre al lavoro di Zielinski di cui abbiamo parlato in precedenza, gli straordinari tempi di Rrahmani, ancora una volta ineccepibile sia palla al piede che in marcatura, 87 i palloni toccati dall’ex Verona, 91.3% la precisione, 6 palle lunghe riuscite (su 8), 5 contrasti vinti (su 7), nessun dribbling subito.
All’inizio abbiamo sottolineato la variazione nei moduli usati da Garcia, se in fase di possesso la squadra ha funzionato in questo modo, la fase di non possesso ha visto tutt’altro canovaccio tattico, infatti i padroni di casa si sono disposti con un 451, certo è che servirà aspettare per capire meglio questo tipo di soluzione, anche perché a parte la seconda metà di primo tempo, il gioco è stato sempre in mano al Napoli, due aspetti da sottolineare: il primo riguarda l’altezza della squadra comparata a quella del suo numero 9, infatti il baricentro è stato di 45m, sotto la linea di centrocampo, Garcia però ha voluto che Osimhen rimanesse alto e isolato, e infatti appena riconquistata palla non si andava per vie centrali in costruzione ma subito a cercare il proprio attaccante (15 palle lunghe tentate dai 4 di difesa), soluzione che può favorire le sue caratteristiche fisiche e atletiche, ma che, e ci colleghiamo al secondo punto, può rivelarsi un’arma a doppio taglio per la distanza fra i reparti (punta completamente slegata dal centrocampo, libertà quindi di manovra per gli avversari in regia all’altezza dei 50m), il Napoli infatti ha ripetuto così come a Frosinone, seppur con meno sbavature (decisiva la presenza di Anguissa), l’errore di farsi trovare, una volta persa palla, non pronto a riprendere posizione, lento e macchinoso nei movimenti, e di conseguenza la squadra si allungava dando poi spazio al Sassuolo di andare tra le linee.
Terza soluzione (seppur a gara finita) tentata da Garcia è l’attacco a 2, con due linee da 4 alle spalle, e l’assenza di Lobotka, pochi i minuti della coppia Simeone-Osimhen per giudicare, curiosa però la coppia Cajuste-Anguissa, effettivamente il 24 ha caratteristiche di costruzione, si trova infatti, rispetto al 99, più a suo agio in zone avanzate di campo, coppia quindi che potrebbe risultare complementare seppur difficilmente la vedremo dall’inizio, centrocampo che poi è a 2 ma può passare a 3 con la soluzione Elmas, alternativa che può risultare vincente quando bisognerà compattarsi maggiormente, affidando maggiori compiti di manovra agli esterni (Kvaratskhelia-Elmas in questo caso).
Questo Napoli però nonostante i numerosi esperimenti provati in queste prime uscite, non cambia la sua struttura, e in particolare quello che è il suo punto di forza principale, l’occupazione degli spazi nel pieno svolgimento dell’azione, in particolare quando è entrato Kvaratskhelia nel secondo tempo è stato evidente come il Napoli è in attacco una cosa sola, che si muove sincronicamente, e lo fa senza mai perdere il possesso, il tutto nello stretto e con scambi rapidi, il gol del 2-0 è la dimostrazione pratica, il georgiano parte da sinistra, fino ad arrivare a destra, ma non senza palla, infatti prima scambia con Lobotka e poi con Anguissa, il tutto con Zielinski a seguirlo per evitare il raddoppio e portarsi via l’uomo (costringendo il terzino avversario a fare una scelta, lasciando libero Di Lorenzo), a quel punto Kvara con uno stop orientato si gira e imbuca per Di Lorenzo che si sovrappone. La vera forza e una delle eredità lasciate da Spalletti è proprio qui, un movimento sincronizzato in orizzontale, con la catena di sinistra che insieme palla al piede si sposta sulla destra, per poi andare immediatamente in verticale, creando superiorità numerica in area avversaria; i tempi di esecuzione di questo tipo di attacco sono collaudati e ormai impressi nei giocatori azzurri, ma è tutto più facile quando viene presentata in campo così tanta qualità, non solo tecnica, ma anche e soprattutto della visione dell’azione e analisi in pochi secondi delle diverse possibilità di giocata.
Il man of the match di Napoli-Sassuolo
Cyborg, è questa la definizione perfetta per descrivere la carriera a Napoli di Giovanni Di Lorenzo, costanza, sempre, ad ogni livello, contro qualsiasi avversario, ed in qualsiasi situazione, ancora una volta è lui l’uomo partita, e non solo per la rete che ha chiuso il match, ma per i numerosi pericoli creati con le sue sovrapposizioni sul fondo, 4 i passaggi chiave, 2 occasioni create, 75 tocchi (83% di precisione), 3 cross riusciti (su 5), e per i recuperi a campo aperto su un cliente scomodissimo come Laurienté (5 gli 1 vs 1 vinti), anche sul 2-0, anche a partita finita, perché è anche e soprattutto così, che si è guadagnato - e meritato - quella fascia al braccio.