Napoli è un rimpianto per Lang, ma il mercato di gennaio è spietato
L'intervista dell'olandese è la dimostrazione, ove mai ce ne fosse ancora bisogno, delle difficoltà enormi che ci sono nel fare mercato a gennaio
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Mancato trasferimento al Napoli? Mi ha scosso, sarei andato volentieri. Ma ho capito le ambizioni della società.
Parole di Noa Lang. Così si può riassumere l'intervista post partita del 25enne esterno del PSV, dopo aver fatto una gara sontuosa e sancito l'eliminazione della Juventus di Thiago Motta dalla Champions League.
Napoli, acquistare a gennaio non è facile
L'intervista dell'olandese è la dimostrazione, ove mai ce ne fosse ancora bisogno, delle difficoltà enormi che ci sono nel fare mercato a gennaio, che aumentano sensibilmente se ti chiami Napoli e rispetti dei parametri oggettivi. Il tempo (un mese scarso), i club restii a privarsi dei calciatori forti per gli obiettivi stagionali, la volontà dei calciatori stessi, gli entourage, i costi lievitati in un mercato che si definisce di "riparazione". Sono segreti di pulcinella ma che è sempre bene ribadire.
Ci sono delle difficoltà oggettive, che molto spesso (come dimostrato con Garnacho ed Adeyemi) non si colmano semplicemente facendo offerte al rialzo e rompendo il muro dei parametri. Abbiamo visto che ogni errore che fa il Napoli lo paga amaramente, lo porta con sé per anni e toglie respiro alla costruzione della squadra. Detto ciò, è evidente che tutto questo si sarebbe potuto evitare se in estate si fosse ragionato secondo logica: vendere Khvicha Kvaratskhelia e Victor Osimhen di fronte a quell'offerta parigina enorme. 220 milioni di euro.
Conte e quel “no” ad un’offerta da 220 milioni
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Il Napoli rifiutò per il "veto" imposto da Antonio Conte, che sulla punta nigeriana se ne lavò le mani (giustamente), mentre per il georgiano no. Era convinto, il salentino, di poter "recuperare" mentalmente il talento con la 77. Sappiamo tutti come è finita. Quell'errore, di tutti sia chiaro, è esploso come una bomba ad orologeria nel bel mezzo di Castelvolturno ad inizio gennaio, anche se i ticchettii si sentivano da ottobre. Da quel momento il Napoli ha rincorso profili ben definiti ma che per un motivo o per un altro non sono stati concretizzati, ma paradossalmente nessuno per motivi economici intesi come costo del cartellino.
Sono caduti i miti del "cacc e sord", che per inciso non sono mai stati un problema. Peccato davvero. Il Napoli di Conte avesse fatto quella doppia cessione (che ribadiamo, era logica e nulla più) oggi con ogni probabilità avrebbe ammazzato il campionato dopo averlo azzannato per lunghi mesi, invece di giocarsi il "punto a punto" fino a maggio. Avrebbe continuato ad avere David Neres come arma potentissima e meno infortuni (di Spinazzola, ad esempio, che stava rimettendosi "a lucido"). Ma il Napoli è lì lo stesso, e Conte farebbe bene a sottolineare queste difficoltà nate da una sua decisione con conseguenti criticità societarie post Epifania.
Non c'è bisogno che il tecnico continui costantemente a difendere la sua creatura, perché è sottinteso. Che lui stia facendo un lavoro egregio, è sotto gli occhi di tutti. Che il Napoli sia una squadra vera, è palese a tutti. Che lui sia un grandissimo allenatore, è cosa nota a tutti. Quindi ci aspettiamo una posizione netta a difesa di tutta la macchina, non solo del suo orticello, così da poter mettere pure il freno (tra le altre cose) alle voci che cominciano ad essere fastidiose come zanzare che arrivano, a turno, da Milano e Roma. In alternativa, i prossimi mesi saranno più parlati che giocati ed in conferenza lui sarà costretto a rispondere sempre alle stesse domande.