Rafa Benitez rientra nella folta lista (o quantomeno così ce la raccontano - ndr) di Aurelio De Laurentiis come candidato alla panchina azzurra per la prossima stagione. Sarebbe un ritorno, ma non è detto che sia una scelta sbagliata e vi spieghiamo anche il perché.

La carriera


Benitez oggi vive senza dubbio una parabola discendente, dopo che negli anni 2000 ha portato in Europa un modo nuovo di fare calcio. Ha vinto tanto col bel gioco, tanto da essere soprannominato il 're di coppe'.
Dopo tanta gavetta in Spagna alla fine degli anni 90 (tra cui le giovanili del real madrid), il tecnico iberico approdò al Valencia, dove addirittura riuscì a vincere due campionati ed una coppa Uefa, portando nel calcio che conta giocatori che sarebbero poi diventati importanti, come Albiol, Marchena, ma anche Angulo, Aimar o Kily Gonzales.
Visti gli straordinari risultati, fu ingaggiato dal Liverpool. Fu la prima volta che Benitez cambiò Paese e quindi campionato. Questo è un aspetto importante della personalità del tecnico nativo di Madrid. Affrontare un campionato nuovo, quindi con diverse abitudini, poteva far nascere delle difficoltà forse anche insormontabili. Invece Rafa riuscí nell'impresa di vincere la Champions League con gli inglesi, oltre 2 coppe nazionali e la supercoppa Europea. Nella città dei Beatles il tecnico spagnolo lanciò calciatori del calibro di Xabi Alonso e Luis Garcia che non aveva avuto molta fortuna in Spagna. Sotto la sua gestione Steven Gerrard si consacrò come migliore centrocampista del mondo.
Arrivò ancora in finale di Champions, ma il Milan di Ancelotti vinse 2 a 1 prendendosi la rivincita di due anni prima. Per i reds segnó Kuyt, che pure si consacrò sotto la gestione Benitez, così come l'ex portiere partenopeo Pepe Reina, titolare anche in quella finale.
Dopo l'Inghilterra, Rafa cambiò ancora campionato. L'inter neo vincitrice del triplete (campionato, coppa nazionale e champions league) diede l'addio a José Mourinho dimissionario e viró prepotentemente su Benitez. Milano nerazzurra fu un'altra tappa importante per capire la sua personalità. Chiese, senza ottenerlo, a Moratti (all'epoca presidente dell'inter) di cedere la maggior parte dei protagonisti dell'anno prima, sostituendoli con calciatori che lui stesso avrebbe voluto. Le cose però non andarono come ci si aspettava e lo spagnolo, dopo aver conquistato il mondiale per club di dicembre, in modo consensuale andò via. L'inter non arrivò mai ai fasti di Mourinho.
Ritornò quindi in Inghilterra al Chelsea - anche in quel caso andò a sostituire un allenatore che l'anno prima aveva vinto la Champions, Roberto di Matteo - e vinse una Europa league finendo terzo in campionato.

L’approdo a Napoli

Contattato direttamente da Aurelio De Laurentiis (ma lasciateci pregiare di un vanto: la redazione di Napoli Network fu la prima a contattare personalmente la segreteria del manager dello spagnolo, ossia Garcia Manuel Quillon)

Rafa Benitez firmò un biennale e chiede (ottenendolo) che gli azzurri cedessero calciatori protagonisti fino all'anno prima, sostituendoli con nomi che stesso l'iberico avrebbe fatto. Ed anche grazie ai soldi della cessione di Edinson Cavani (60 milioni di euro dal Psg) il Napoli fece una campagna acquisti in pompa magna, con una competenza smisurata ed attenzione alle casse societarie. Arrivarono gente del calibro di Higuain, Albiol, Callejon, Reina. Ma anche sconosciuti come Koulibaly, Ghoulam, Zapata. Il Napoli entrò in una dimensione diversa rispetto a prima, di maggiore caratura internazionale. Vinse due trofei ed arrivò ad un passo dalla finale di Europa League. Andò via da Napoli passando al Real Madrid ma nella capitale spagnola le cose non andarono bene, venendo esonerato dopo pochi mesi dal suo ingaggio, fondamentalmente perché non riuscì a legare coi senatori del gruppo, su tutti Cristiano Ronaldo. Andò quindi al Newcastle, poi Cina e poi Everton.

Disoccupato di lusso


Ad oggi senza squadra, Rafa Benitez sarebbe sicuramente un allenatore che darebbe continuità al progetto tecnico di Spalletti, avendo a disposizione materiale umano che ben si sposa con le sue caratteristiche di gioco. Sarebbero riconfermati senza dubbio il blocco difensivo e i tre attaccanti. Difficilmente potrebbe rinunciare a Lobotka e passare al 4231 (schema usato da Benitez per lunghi anni, soprattutto a Napoli), riconfermando quindi il 433. È un profilo sicuramente indicato, non solo sotto il profilo tecnico ma anche per quanto riguarda la gestione dei media. Soprattutto è un allenatore che si trova a suo agio nelle competizioni europee, nelle gare secche e anche in quelle andata/ritorno. Un pó meno nei tornei lunghi come lo è, d’altronde, quello italiano, dove non si afferma dai tempi di Valencia da ben venti anni. Ma se è vero che il presidente De Laurentiis vuole puntare alla Champions League, il profilo di Benitez è da prendere seriamente in considerazione, non sottovalutando il fatto che è bravissimo nello scovare talenti sconosciuti, proseguendo la politica che ha reso il Napoli campione d'Italia. Anche perché lo spagnolo potrebbe interpretare sia il ruolo da allenatore che da manager, come dimostrato nella sua esperienza napoletana, dove è stato l'artefice principale degli arrivi di calciatori dal Real Madrid ma anche di quelli da campionati minori. E visti i rapporti che paiono incrinarsi sempre di più tra De Laurentiis e l'attuale ds Giuntoli, Benitez sarebbe come prendere due piccioni con una fava.

Considerazioni


Infine, per Rafa sarebbe comunque un ritorno a Napoli. Al presidente sappiamo bene che le cosiddette minestre riscaldate non tanto piacciono. Ma dovesse per lui fare un'eccezione lo potremmo attribuire ai rapporti che col tempo hanno avuto modo di sanarsi.
Sarà la squadra campione d'italia a rilanciare nel calcio che conta il vecchio re di coppe?