Prima di avere l’opportunità, grazie a Napoli Network, di mettere nero su bianco i miei pensieri sul Napoli, più volte ho desiderato essere ospite in una trasmissione locale o nazionale per poterne cantare quattro a chi ritenevo disonesto intellettualmente nel suo racconto di Napoli o del Napoli. A maggior ragione se tale narrazione proveniva da un giornalista locale.

Adesso invece, complice forse l’aria di amnistia che ha colpito la città – anche verso gli ormai famigerati A16 – vorrei scrivere due righe su uno dei pochi giornalisti che per me ha sempre dimostrato schiena dritta ed amore per il Napoli, senza perdere però la sua oggettività nell'analisi. Per onestà intellettuale, partirò da uno dei pochi momenti in cui non sono stato d’accordo con lui, per poi citare invece alcuni punti cardine del suo pensiero e del suo interpretare il mestiere che me lo hanno fatto apprezzare.  

Quest’estate, Paolo Del Genio – è di lui che sto parlando – si è lasciato prendere un po’ dallo scoramento per una campagna acquisti che ad inizio agosto, ovvero a ridosso dell'inizio del campionato, si rilevava ancora incompleta. In un piccolo post sul suo canale facebook aveva dunque ironizzato su questo, facendo notare che all’organico mancassero ancora 2 portieri e 2 attaccanti. Nel giro di una settimana poi sarebbero arrivati: Raspadori, Simeone, Sirigu e… sarebbe rimasto Meret, a discapito di chi si credeva certo dell’arrivo di Keylor Navas.

Cito questa “mancanza di fiducia” di Paolo perché tutti possono sbagliare una valutazione. Io stesso, quest’estate non ero convinto che Kim potesse rimpiazzare in maniera esaustiva Koulibaly e non mi era piaciuta da parte della società la gestione del caso Meret, arrivando a dire che se il ragazzo avesse disputato una buona stagione sarebbe stato esclusivamente merito suo (lo penso ancora: bravissimo Alex!).

I Quattro punti cardinali del Del Genio pensiero

Però il discorso qui non è l’errata valutazione, ma l’onestà dalla quale essa parte. Differentemente da tanti opinionisti da bar, Del Genio, sempre appassionato, è stato quasi sempre attento e misurato nel riportare le sue osservazioni sul Napoli. Se talvolta ha avuto eccessi, sono stati forse nella forma ma non nella sostanza. Anche per questo ritengo che il suo lasciarsi prendere da un minimo di scoramento a 10 giorni dall’inizio del campionato sia stato peccato assolutamente veniale.

Ma ora veniamo ai punti del Del Genio pensiero che secondo me oggi, dopo la conquista del terzo scudetto, acquistano ancora più vigore.

Punto 1. Ha sempre sostenuto che l’obiettivo del Napoli fosse competere per vincere e che l’unico modo per ottenere la vittoria finale fosse farsi trovare pronto quando “capiterà l’anno in cui le big del Nord falliscono”. Quest’anno è andata esattamente così.

Punto 2. Ha sempre sostenuto che il Napoli avrebbe dovuto stravincere il campionato perché – altrimenti – lo scudetto, per ragioni che sono persino superflue ora commentare alla luce di tutta la cronaca giudiziario-sportiva, “non ce lo avrebbero fatto vincere”. Ha avuto ragione anche in questo.

Punto 3. Qui non c’entra il suo pensiero, ma il suo stile. Del Genio non l’ho mai conosciuto di persona, l’ho seguito da ascoltatore e tifoso, quindi posso riconoscerne i normali difetti che ha chiunque di noi, ma ho apprezzato tantissimo quest’anno come abbia incassato il tentativo di messa alla berlina da parte di Giuseppe Cruciani su una rete nazionale e, soprattutto, come ha reagito alla totale assenza di “difesa” da parte di un suo collega di testata, presente durante l'episodio in questione, e che nello stesso periodo lo aveva ospite fisso in una sua trasmissione locale. Paolo ha stigmatizzato Cruciani, non ha mosso una parola verso il collega napoletano, ma si è solo limitato a non andare più ospite nella sua trasmissione dove – cito testualmente – Paolo veniva presentato come “il padrone di casa”.

Punto 4. Questa per me rappresenta la ciliegina sulla torta. Nel panorama dell'informazione locale che spesso mi sembra affetto da complesso di inferiorità, nei riguardi dei giornalisti “non napoletani”, Paolo si è reso protagonista di un episodio di “schienadrittismo”. Quando a novembre , un giornalista sportivo famoso, conduttore in passato di trasmissioni seguite su reti nazionali, ha partecipato ad un programma campano, iniziando a dare lezioni di moralità ai napoletani, tacciandoli come affetti dal "solito vittimismo preventivo classico di queste terre (meridionali)", Paolo non è rimasto in silenzio, ma ha reagito con veemenza. Tuttavia, con estremo stile, ha evitato di infierire citando una vecchia questione in cui il giornalista moralizzatore – lui sì, vittimista! – si era reso protagonista di una vicenda ai limiti del parossismo, in campo europeo, durante una famosa partita di Champions.

Per tutto questo, Paolo del Genio, io ti apprezzo. Hai sempre analizzato il Napoli con onestà intellettuale, lo hai difeso contro gli attacchi strumentali della stampa locale e nazionale. Forse, anche per questo non hai raggiunto una fama riconosciuta fuori Regione, ma agli occhi dei tifosi veri resti e resterai un caposaldo del giornalismo napoletano. E questo scudetto te lo meriti un pizzico più di alcuni tuoi colleghi.


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