Wow! Uà - ù! Applausoni. Niente da dire: chapeau. Si sono appena concluse (?) le 48 ore più assurde della storia recente del Napoli. La pausa nazionali più eccitante di sempre. Un Ottobre travestito da Luglio. Una finestra di calciomercato a calciomercato chiuso. Inaspettata, entusiasmante e, come spesso capita ai tifosi partenopei, alla fine deludente. Garcia esonerato. Trattativa con Conte. Conte rifiuta. Garcia rimane. Wow! Parkour.

Napoli non vedeva l'ora di fare l'ennesimo funerale al Napoli di Aurelio De Laurentiis. L'ultimo celebrato è stato di buon auspicio perché poi ha portato allo scudetto. Il Napoli è sopravvisuto a tempeste più violente di quella che sta attaversando oggi, che in confronto sembra una passeggiata di salute. Ma essere Campioni d'Italia ha amplificato il rancore verso la proprietà piuttosto che attenuarlo. E si dimentica che dal post Sarri fino al secondo anno di Spalletti sono state dette le stesse identiche cose. Oggi il club vanta una situazione finanziaria diametralmente opposta rispetto ai 4 anni in questione, nei quali ha partecipato alla Champions 2 volte su 4 e registrato perdite di fatturato importanti a causa della pandemia, con un patrimonio tecnico svalutato dal tornado Ancelotti - ammutinamento - Gattuso. Il piccolo Napoli di De Laurentiis ne è uscito ancora più forte solo grazie al modello che fino a 4 mesi fa era riconosiuto come gioiello gestionale ma che oggi è forzatamente descritto come obsoleto, inefficace.

Il Napoli non ha mai smesso di fare il Napoli

Chi pensa che lo status di campioni d'Italia abbia convinto Aurelio De Laurentiis di avere poteri soprannaturali rincorre solo i fantasmi che lo hanno accompagnato per tutta la cavalcata azzurra. Cavalcata durata diciannove anni, non uno. Il Napoli non ha per nulla smesso di fare il Napoli, neanche per un secondo. Anzi. Ha rimpiazzato Kim, Ndombele e Lozano con profili futuribili, ma già pronti. E anche in questo caso ha ricevuto critiche. La scelta Natan sembrava la prova regina del castello accusatorio poi crollato dopo le prime tre presenze del brasiliano in maglia azzurra. E ora tutto tace. Almeno da quel versante. Ha rimpiazzato Giuntoli, che ha lasciato andare via con un anno di contratto in mano, con Meluso. Promuovendo Maurizio Micheli a Ds occulto. Altra scelta futuribile, ma anche di continuità programmatica.

Garcia per Spalletti, capitolo a parte

Capitolo a parte per Spalletti. Così come Giuntoli, il tecnico era sotto contratto per un altro anno. La sua insofferenza l'ha manifestata a tempo debito. Verso la piazza prima che verso il club. Non era un segreto che sarebbe stato impossibile trattenerlo. Si dice che il club avesse 6 mesi per cercare il nuovo tecnico. Credendo che il tempo sia l'unico fattore utile per una corretta programmazione. Ma non è così. Il tempo è un fattore quando ti crei le condizioni per dominarlo. Altrimenti non sposta nulla. Il Napoli si è trovato a fare delle "non scelte" in un tempo che non era il suo. Diversamente dalla scorsa estate: tra uscite ed entrate il club ha mosso circa 15 operazioni in una sola sessione. Ci è riuscita non perché avesse Giuntoli, criticato fino a quel momento, ma perché aveva deciso di dominare il tempo portando a scadenza i senatori. Un capolavoro senza precedenti. Mai troppo celebrato.

Vivisezionata oltre ogni utilità la "non scelta" di affidare il Napoli a Rudi Garcia, invece. Il mercato degli allenatori vive di tempistiche totalmente diverse. Di incastri. Non ci sono cartellini da pagare, ma valzer nei quali infilarsi. E il club aveva capito, da tempo, che l'estate 2024 sarebbe stata quella più interessante. Il progetto del Napoli era quello di affidare la squadra a Italiano nel post Spalletti. Continuare con il toscano, trattenendo Osimhen, e ripartire con il tecnico della viola senza Osimhen. Alla luce di questo, il preavviso di Luciano non è stato utile. De Laurentiis non avrebbe mai fatto lo sgarro a Comisso. Occorreva altra soluzione. Il piano B è stato per qualche giorno Luis Enrique, che ha scelto il Psg sfruttando l'ultima possibilità per rientrare in un top club. Non si può parlare di rifiuto dunque. Il piano C è stato individuato in Thiago Motta, che ha fiutato il rischio di bruciarsi per questioni ambientali, ben consapevole che la sua carriera è destinata a palcoscenici comunque importanti. Nessuna questione personale con De Laurentiis, ma solo una fredda questione di calcolo.

Il primo vero errore del Napoli è stato commesso due giorni fa

Una scelta è sbagliata quando di fronte hai diverse alternative. Il Napoli quest'estate non le ha mai avute. Ha preso quello che poteva seguendo la logica del fare meno danni possibili. Gli è andata malissimo. Senza dubbio. Ma le regole di ingaggio di Garcia erano ben altre. Il vero primo grave errore del club è stato commesso due giorni fa, quando De Laurentiis ha delegittimato pubblicamente la scelta estiva del francese. Tutto quello che è avvenuto prima rientra nelle cose che possono capitare. Nessuno è infallibile. Cosa ha spinto il presidente a sbilanciarsi sul francese non ci è dato sapere, però. Ma anche questo lo dirà il tempo.