Nelle ultime ore è diventato virale il post Facebook dello scrittore in cui esprime il suo disaccordo per l'abbattimento di un pino al Vomero.

Secondo De Giovanni, il comune non è chiaro sulle strategie da adattare al fine di ottenere una città più verde.

"Napoli non è come Roma o Milano - scrive De Giovanni - non è mai stata piena di alberi, ma almeno evitare di abbattere quei pochi che ci sono, regalerebbe alla città un tocco in più"

Proprio lo scrittore dichiara che la città di Napoli sull'aspetto territoriale potrebbe fare di più, essendoci la possibilità del Comune stesso di poter informare i cittadini in tanti modi veloci e istantanei (ad esempio tramite l'uso dell'informazione mediatica).

(Fanpage.it)

Lo scrittore, in tour per l’Italia per presentare Pioggia, l’ultimo libro della serie dei Bastardi di Pizzofalcone, non rinuncia alla sua vocazione civile, e dopo la denuncia rimbalzata sui social, gli hanno fatto eco diversi cittadini, associazioni ambientaliste e anche rappresentanti politici.

Il Comune di Napoli, intanto, ha sottolineato la regolarità dell’iter seguito sostenendo che la pianta "pericolante" sarà sostituita con un’altra della stessa specie.

Perchè ha deciso di combattere per la città di Napoli?

La domanda posta da un giornalista del Corriere ha suscitato nello scrittore un senso di appartenenza alla città, che va oltre gli stereotipi e le utopie partenopee: "Napoli è la città in cui ho deciso di rimanere, con la promessa di osservarla da una prospettiva più oggettiva" - dice De Giovanni - "Napoli non è nè quella di Gomorra nè di Un posto al sole, è una città che presenta il bello e il brutto, ed io ho imparato a parlarne osservando entrambi i lati della medaglia"

Da dove bisognerebbe partire?

"Dal degrado. La polizia serve per combattere la criminalità, il degrado invece si argina con la cultura, con interventi forti sulle famiglie, con investimenti nel sociale ma anche accelerando i lavori per edifici e spazi pubblici. Siamo la città delle impalcature infinite, basti pensare alla Galleria Umberto I dove sono lì da tempo senza che nessuno lavori. Oppure i tavolini selvaggi ovunque però alla Mondadori li negano".

Non le sembra di essere un po’ un eroe solitario?


"Sapesse quante persone mi dicono: fai lo scrittore e basta. Ma ho una mia coscienza civica e, soprattutto, sono un cittadino che ha un microfono in mano: è questa l’unica differenza tra me e gli altri".