Kvaratskhelia a terra dopo uno scontro di gioco
Kvaratskhelia a terra dopo uno scontro di gioco

Meno di una settimana fa, il primo tempo di Kvaratskhelia ammattiva il Monza e sanciva una dimensione di consolidamento nella crescita di un calciatore sempre più globalmente forte.

Il primo anno di Kvara è stato estasiante, almeno fino a marzo. Il secondo, durante la bufera di una squadra alla deriva, gli ha fortificato le membra, fino a renderlo unico baluardo nel disfacimento tecnico e tattico. Nonché leader tecnico (e talvolta speranza unica) di un gruppo che lo ha eletto a Prometeo delle notti più buie.
Quest’anno, che subito ha ribaltato le ultimissime gerarchie riportando il Napoli nella dimensione delle big del campionato, a Kvara sembra si stia preparando il trattamento Hamsik. Ovverosia, quell’umore serpeggiante che piazza e addetti ai lavori sembrano provare nei confronti di un calciatore fortissimo, decisivo come pochi, chiamato a dover sempre dimostrare qualcosa in più. Ben oltre le proprie responsabilità.

Kvaratskhelia e il trattamento “Hamsik”

Kvara come Hamsik. Perché sembra proprio che non si possa perdonare - a uno che dall’inizio della stagione ha già segnato 3 reti e confezionato 2 assist - di giocare una partita al di sotto del suo potenziale.

Contro il Como, Khvicha è stato tra i meno brillanti, è vero. Ben contenuto dagli avversari, poco lucido in alcune giocate e spesso avulso dal gioco; poco male. Ha corso, tenuto botta, trascinato nella battaglia emotiva tutta la squadra, trainandola con tutte le difficoltà di poca brillantezza sull’out di sinistra; e se l’arbitro non avesse peccato di quel protagonismo da braccia all’aria, si sarebbe guadagnato l’ennesimo rigore. Insomma, al netto degli standard, tutt’altro che l’epifania di un problema, così come da qualcuno raccontato.

Kvaratskhelia esulta dopo un gol
Kvaratskhelia esulta dopo un gol

Napoli e la ricerca costante del problema

Sembra che si faccia a gara a ricercare un problema in questa squadra: prima le sostituzioni non gradite (smentite dallo stesso Conte), poi la posizione poco congeniale (non si sa perché, se è un po’ troppo largo o un po’ troppo stretto, ho sentito propugnare entrambe le tesi con medesima convinzione). E prima ancora la convivenza con Lukaku. Sullo sfondo, il solito argomento contratto, televonela raccontata come causa di ogni stop sbagliato (ma allo stesso tempo ignorata di fronte alle tante giocate da fuoriclasse).

L’ambiente Napoli, che per carica emotiva ed esplosiva è una bomba capace di trainare o affossare le stagioni, deve stare attento a non assecondare il serpeggiare di eresie: non basta un tempo o una partita a gettare ombra su nessuno.

Eviti le mine preconfezionate; eviti il giochino stucchevole, eviti di autoprodursi problemi. Se ha una chance di giocare per vincere, quella chance la deve inseguire evitando i problemi, non costruendoseli.


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