In "mass media" (non) stat virtus
Juventus vince per distacco lo scudetto: troppo forte, e non vince la Champions perché la serie A è poco allenante.
Napoli vince per distacco lo scudetto: troppo distratte le altre, si sono concentrate sulle Coppe (senza vincerne una ndr).
La Juventus compra Cristiano Ronaldo: La Serie A deve dire grazie alla Juve. Porterà prestigio, inoltre è un affare perché si ripagherà con le magliette vendute.
Poi abbiamo scoperto che gli incassi delle magliette non vanno in gran parte ai club ma agli sponsor che li producono (a meno che il club non le autoproduca...), che il colpo Ronaldo è stato un flop, che il bilancio della Juve è andato in rosso e che è servito ricorrere ad ambigui magheggi con la politica sportiva e non, per non incorrere in sanzioni punitive negli anni successivi.
Osimhen rinnova a cifre faraoniche con il Napoli. Dopo aver smentito questa possibilità in tutte le salse, dopo aver quasi invitato a cedere Osimhen, quando ci si è dovuti rassegnare alla triste realtà, ecco una delle descrizioni più gettonate dei media: dunque De Laurentiis ha ceduto a tutte le richieste di Osimhen, lo pagherà a peso d'oro e non riuscirà nemmeno a venderlo a 200 Milioni. Fallimento.
Ultimo ma non meno importante: De Laurentiis pretende il pagamento di una penale prevista dal contratto per liberare Spalletti (così come accaduto per Giuntoli): affarista senza cuore, non pensa al bene dell'Italia (così come non pensava al bene di Giuntoli e della Juventus). Insomma, abbiamo il presidente del Napoli che deve pensare al bene di tutti tranne che del Napoli, secondo "loro".
De Laurentiis dev'essere Scrooge (per il Napoli) e Mecenate (per gli altri).
Poi scopri che ci sono imprenditori, dal fatturato di 180 Miliardi di euro, italiani, che hanno trasferito la sede fiscale all'estero, che in passato hanno patteggiato (è un'abitudine?) – ma i media direbbero "concordato" – con l'Erario una sanzione, e che in questo caso invece sono dipinti come i migliori imprenditori italiani del secolo, il cui brand è un vanto per l'Italia e dev'essere sempre salvaguardato.
Il Napoli ha: il miglior giocatore della serie A, il capocannoniere della serie A, il contratto più oneroso della serie A, a breve l'acquisto di mercato più costoso della serie A (Veiga, e se l'Atalanta cedesse su Koopmeiners anche il secondo acquisto più oneroso), ha i bilanci più in regola di tutta la serie A (almeno tra le big), la squadra della Serie A più riconoscibile in Europa per il gioco da circa un decennio. Eppure i modelli sono altri: l'Inter che compra giocatori con dei "pagherò", che ogni anno cede almeno un big ed ha un bilancio che presenta patrimonio netto negativo (in pratica compra oggetti per la casa ma la casa non è sua ed ha uno sfratto incombente), la Roma che con il suo "progetto" ha fallito l'intera stagione ed ora al Circo Massimo presenterà al massimo il nuovo film di Verdone (prodotto da De Laurentiis, naturalmente); il Milan che ha un algoritmo che ora rappresenterà il club in pubblico, la Juventus che ormai partecipa alla SuperLeg... ah no, ci siamo sbagliati.
A voler esser generosi, insomma, il mondo del giornalismo è ormai il trionfo dell'ambiguità. E, come diceva Albert Camus, quando si scrive con chiarezza avrai dei lettori, se scrivi con ambiguità avrai dei commentatori. O dei followers, ma Camus questo non poteva saperlo.